Villa

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Cosmo si svegliò sdraiato su un letto. Riconobbe la stanza di Filippo dalle foto sulle mensole e dal suo profumo. Era tutto indolenzito, perciò si sollevò lentamente, attento a non far esplodere il dolore, che disseminava il suo corpo come infinite mine nascoste sotto la terra.
La porta si aprì e una sagoma silenziosa si affacciò. Era una donna dalla carnagione nera, un' espressione intelligente e sottile.
Accanto a lei sbucò la faccia di un ragazzo <<È ancora vivo?>>.
Lo disse con sorpresa e sbigottito, come lo stesso Cosmo, che mai avrebbe considerato possibile uscire indenne da uno scontro del genere, se non avesse conosciuto Filippo.
Il ragazzo con un' andatura rapida e dondolante si avvicinò al letto di Cosmo, seguito a breve distanza da quella donna.
<<Lei non parla italiano, io sì>> Esordì quel ragazzo, lasciandosi cadere pesantemente sul letto. La donna gli lanciò un' occhiata di rimprovero, ma il ragazzo non ci fece caso.
<<Io mi chiamo Tommy>> Si presentò stringendo la mano di Cosmo, aveva una presa energica, ma dolce allo stesso tempo.
Cosmo cercò di parlare, aveva la voce roca e bassa, non usciva che un debole e flebile suono <<Azzurra... Come sta Azzurra?>>.
Aveva davanti ai suoi i suoi capelli celesti sparsi sull' asfalto, il sangue che si distendeva come una pozza sotto il suo corpo e gli occhi combattevano tremanti per restare aperti. Si afferravano disperatamente alla vita, che la morte tentava di strapparle per gettare nel buio, sia lei stessa che la sua vita.
Si allargò il cuore, a Cosmo, quando quel ragazzo sorriso rassicurante versandogli dentro un calore dolce e improvviso, come solo quello di una speranza ritrovata può essere.
<<Lei si è svegliata ancora prima di te! Ha anche pranzato...>>.
Cosmo tornò a respirare tranquillamente, non lo faceva da giorni ormai. Ora aveva bisogno di Filippo, non poteva più aspettare. Bisognava agire. Era già tardi per farlo.
<<Devo parlare con Filippo>> Cosmo lo disse seccamente, fissando negli occhi sia il ragazzo che la donna.
Tommy prese a guardarsi intorno, gli occhi vagavano intimiditi in ogni dove pur di non incrociare quelli sicuri e determinati di Cosmo. Fu la donna ad agire, posò la sua mano tiepida sulla guancia di Cosmo e con delicatezza lo aiutò a mettersi in piedi.
<<Durante lo scontro è accaduto qualcosa di straordinario e spaventoso allo stesso tempo e Filippo è caduto a terra, privo di sensi. Non si è ancora ripreso>> Spiegò Tommy mettendosi accanto a Cosmo per aiutarlo a camminare.
Le gambe di Cosmo tremolavano per un dolore lancinante, che si agitava sottopelle come un enorme scarafaggio impazzito e nevrotico. Tommy pur essendo bassino e sostanzialmente magro, era molto forte e guidava Cosmo fuori dalla stanza non smettendo di parlottare neppure per un secondo.
Cosmo non lo ascoltava, assordato dalla paura per il suo eroe, per chi lo aveva salvato mille volte e che adesso doveva salvare se stesso.
Una chioma celeste apparve dal nulla e stritolò Cosmo in un abbraccio improvviso. Cosmo riconobbe Azzurra dalla voce fioca e dai gemiti, che lo avvolgevano con gocce di lacrime.
<<È stato bruttissimo!>> Singhiozzava Azzurra <<Se non ci fossi stato tu, sarei morta. Il Bovino mi avrebbe uccisa, fatta a pezzi. Non smetterò mai di volerti bene, Cosmo>>.
Le dedicò delle pacche sulla spalla e si sciolse dal suo abbraccio. Azzurra ora gli sembrava molto più alta di lui, ogni cosa gli appariva più grande di lui. Il dolore alle gambe erano fitte profonde che gli penetravano fino allo stomaco.
Helen lo prese per mano e avanzarono ancora, Azzurra aveva una mano sulla sua spalla e Tommy lo seguiva perplesso sul da farsi.
La porta della camera dei genitori di Filippo era spalancata e da lì si irradiava una luce abbagliante, sembrava dotata della stessa tensione che si respira nell' aria prima di un temporale.
Cosmo non sapeva quanto tempo avesse trascorso privo di sensi, ma sapeva che di tempo ne aveva sempre meno. Sapeva che ogni secondo lo portava a qualcosa di molto più grande di lui. Lo sentiva nel ricordo imminente dello scontro con il Bovino, nella preoccupazione disegnata sul volto degli altri, nel dolore nelle gambe e nella determinazione con cui combatteva quel dolore.
Entrò in quella camera così grande, in cui avrebbe potuto perdersi. I genitori di Filippo erano in piedi davanti al letto, la tapparella era abbassata a metà e fuori calava la luce del giorno allungando le ombre.
Filippo era disteso sul letto, a torso nudo, i nervi tesi lungo i muscoli del collo e delle braccia, la pelle bagnata di sudore, scosse elettriche che ogni tanto si propagavano scuotendolo.
Sembrava prigioniero di un incubo. Rachele osservava il figlio e di tanto in tanto gli posava delicatamente una mano sulla fronte, Gabriele invece era in un angolo e impotente si chiedeva se suo figlio ce l' avesse fatta.
Cosmo affrettò i passi e inciampò nell' avvicinarsi al letto. Chiamava il suo nome, alzando sempre di più il tono della voce, come se volesse svegliarlo da un sonno profondo e cieco. Voleva tirarlo fuori da quel tunnel profondo per riavere l' eroe, che li avrebbe salvati ancora e ancora. La persona che li avrebbe guidati in quella battaglia, che Cosmo sentiva avanzare minacciosamente.
Filippo non rispondeva, però, aveva gli occhi serrati e di tanto in tanto il suo volto si contorceva in smorfie di dolore, dimenando le braccia o emettendo suoni deboli e strozzati.
<<FILIPPO! FILIPPO!>> Cosmo riempì la stanza con il suo nome.
Si lasciò cadere accanto a lui e lo scosse vigorosamente sbattendolo sul letto, senza smettere di chiamare il suo nome come se lo stesse invocando.
Con la coda dell' occhio vide l' ultimo lentissimo secondo del Sole, prima che questo fosse inghiottito inesorabilmente dall' oscurità.
Cosmo pensò subito a lei e lo fece immaginandola come l' avrebbe fatto Filippo. Afferrò con le mani le spalle di Filippo e lo destò dicendogli con l' ultimo filo di voce, che gli restava nella gola <<So come salvare Sole>>.
Filippo aprì gli occhi all' improvviso, si issò sui gomiti e guardando dritto negli occhi Cosmo, come se non ci fosse nessun altro nella stanza, gli disse con una voce profonda <<Se fallisci e mi hai svegliato inutilmente, sappi che ti sgozzerò senza alcuna pietà, Cosmo>>.
Cosmo rise. Pescò dalla tasca un oggetto metallico, rettangolare e ora leggermente ammaccato. Lo mostrò a Filippo.
Ad Azzurra scappò un gemito, non di sorpresa. Aveva capito tutto.
Filippo studiò quell' oggetto per qualche secondo in più, poi anche in lui i tasselli andarono al posto giusto.
Si mise in piedi, sparì per qualche istante e tornò con una maglia addosso e uno sguardo determinato e lucido incastonato nei suoi occhi chiari.
<<Sono pronto>>.

Camminavano compatti. Sembrava un comune gruppo a spasso per il centro della città, durante una sera di inizio autunno svuotata di persone. In alcune vetrine maligni sorrisi si distendevano su zucche di plastica, in altre già si agitavano immobili le mani di Babbi Natali.
Cosmo precedeva tutti, con lo sguardo fisso sul suo oggetto rettangolare, stretto tra le mani come se fosse un preziosissimo gioiello. Accanto a lui andava Filippo, pronto a cogliere gli improvvisi spostamenti di Cosmo. Rachele e Gabriele venivano subito dopo, al centro Azzurra che aveva insistito per esserci a tutti i costi. Chiudevano il gruppo Helen, silente come sempre, e Tommy, stranamente taciturno.
Cosmo si fermò all' improvviso, facendo sbattere i suoi compagni gli uni contro gli altri come le tessere di un domino.
Lentamente sollevò lo sguardo dal cercapersone all' ingresso di quella villa. Era incassata tra due edifici, recintata da un cancello decorato con mezzelune dorate, trafitte da lance. Vi era una ricca vegetazione, incolta ma ancora con i rigogliosi segni di un ordine non del tutto perduto. La porta era nascosta dietro un piccolo porticato a cui si accendeva tramite scale. La facciata era un ordinatissimo filare di disegni geometrici, bianchi e neri. Era una villa abbandonata, antica e da un fascino misterioso. Le finestre erano tutte sprangate.
<<Siamo arrivati>> Annunciò Cosmo, infilando il cercapersone nella tasca.
<<Perché non chiamiamo la polizia?>> Propose Cosmo, rendendosi dal silenzio che di diffuse dagli altri che ciò che aveva detto era una mera sciocchezza.
<<Qualcuno di noi deve restare fuori, a fare la guardia>> Decise Gabriele, guardando uno per uno i presenti.
Puntò il suo indice su Cosmo e poi su Azzurra <<Voi due siete stati importantissimi e indispensabili per arrivare sin qui ma adesso il gioco diventa molto pericoloso, perciò dovete andarvene via subito>>.
<<Pensavo che fosse ormai fuori discussione>> Protestò Azzurra incrociando le braccia sul petto <<Noi restiamo!>>.
Gabriele era inflessibile <<Assolutamente no. Vedete quel negozio? Entrate lì dentro e non uscite di lì per nulla al mondo. Il proprietario è un mio amico, se fate il mio nome, probabilmente riceverete anche qualche piccolo sconto>>.
Azzurra e Cosmo si guardarono a vicenda, poi obbedirono avviandosi verso il negozio.
Un uomo barbuto, simile ad un triste Babbo Natale, guardava dalla vetrina. Non appena i due furono entrati nel negozio, Gabriele lo salutò con la mano e la serranda del negozio si abbassò rapidamente, sbarrando il passo a possibili atti di disubbidienza di Cosmo e Azzurra e alle loro proteste, che già si sollevavano.
<<Helen e Rachele, sarete voi a fare la guardia. Noi tre entriamo. Buona fortuna a tutti>> Gabriele aveva un sorriso malinconico.
Guardò con tenerezza la moglie, poi si aggrappò alle sbarre del cancello. Fu imitato prontamente da Tommy.
Filippo aveva già scavalcato.



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