Filippo si rimise in piedi, le gambe gli tremarono, mentre appoggiava ancora una volta i palmi delle mani contro il muro. Suo padre gli posò una mano sulla spalla. Suo figlio emanava fuoco, ma Gabriele non mollò la presa.
I muscoli delle braccia di Filippo si irrigidirono, tremolarono, seguirono l' andamento di una forza che cresceva sempre di più diventando sempre più incontrollabile e violenta. Questa forza percorse ogni centimetro della pelle di Filippo, poi si soffermò per un breve istante sulle mani e da lì fu scoccata come una potente e micidiale freccia. Era inarrestabile, fuoriusciva a fiotti, invisibile e misteriosa, cresceva sempre più di intensità.
Filippo emetteva un verso lungo e freddo, digrignando i denti e socchiudendo gli occhi davanti a quella polvere grigia, che si innalzava e vorticava tutta attorno.
La forza cessò improvvisamente, senza neppure scemare, si fermò di colpa e con essa anche i turbinii della polvera. Un foro nero si spalancava come una porta accogliente proprio lì dove c' era quel muro spesso e odioso.
<<Siamo dentro>> Sorriso vittorioso Filippo, varcò la soglia della porta con passo deciso.
L' ingresso era piccolo, ma molto ben arredato. Le pareti bianche erano decorate con eleganti bassorilievi, che ritraevano forme composte da poligoni incrociati.
Tutto era buio lì dentro e il silenzio accompagnava i passi dei tre intrusi, che si guardavano attorno incerti su quale strada percorrere.Sole udì dei rumori fragorosi provenire dal basso. Non poteva essere Alessandro. Lui era sempre così silenzioso, appariva senza fare alcun rumore. L' unico suono che poteva produrre e che gli sfuggiva era lo schiocco delle sue labbra, mentre la baciava all' improvviso.
Si era appisolata un attimo sul letto, si destò con un soprassalto e d' istinto si portò la lucciola al petto. Doveva nascondersi, ma dove?
Si alzò dal letto e corse a piccoli passi nel corridoio, si guardò intorno e fu paralizzata dallo sgomento, quando due luci color ghiaccio bucarono il buio come gli occhi di una belva feroce.
L' unico movimento che Sole riuscì a fare fu appiattirsi contro la parete stringendo la sua collana tra le mani.
Le luci avanzavano lentamente, seguite da un chiacchiericcio basso e molto animato.Una sagoma aderiva alla parete, vicino ad una porta aperta. Cosmo e Azzurra la guardavano con estrema attenzione, senza smettere di camminare, ma stringendosi la mano ansiosamente. Si maledivano per non avere con sé neppure un' arma, non avevano nulla per difendersi e per contrattaccare.
Azzurra accarezzò il dorso della mano di Cosmo, avevano entrambi la pelle d' oca e parlottavano con sussurri.
<<Io direi di uscire il prima possibile da qui. Non mi piace questo posto>> Disse Azzurra guardandosi attorno e tornando poi a tenere d' occhio quella figura sinistra.
Cosmo non era assolutamente d' accordo <<Hai sentito quei rumori da sotto? Sarà sicuramente Filippo...>>.
<<E se non fosse Filippo?>>
<<Pensiamo in positivo. Male che vada, potremo sempre sperare di sferrare il colpo più decisivo...>>.
<<E quale sarebbe?>> Domandò perplessa Azzurra.
<<Quello della fortuna>> Deglutì Cosmo.
Ora le luci dei loro cellulari scivolava più in profondità e si fece così vicino a quella sagoma, che ne trasse dall' oscurità i capelli biondi, gli occhi spaventati, il maglione bianco lungo fino alle ginocchia.
Sole albeggiò spuntando fuori dal buio e il suo volto si distese in un' espressione, che tradiva sia rilassamento che sbigottimento.
<<Cosmo! Azzurra!>> Esclamò.
<<SOLE!>> Dissero all' unisono Cosmo e Azzurra.
A entrambi caddero i cellulari, che illuminarono dal basso le braccia che si incrociavano e tastavano, incredule.Helen era ferma come una gatta taciturna, osservava tutto intorno a sé con i suoi occhi scuri e profondi. Rachele aveva le braccia incrociate sul petto, dove sembrava che un tamburo avesse preso il posto del suo cuore. Invidiava la calma e l' imperturbabilità di Helen. D' altro canto, non erano suo marito e suo figlio quelli che rischiavano la loro vita all' interno di quella villa.
Quando si era sentito quello schianto e l' urlo soffocato di Filippo, Rachele era trasalita e quasi aveva tentato di scagliarsi contro quel cancello.
Una mano di Helen le aveva circondato silenziosamente la vita e l' aveva condotta via.
Quella calma la faceva innervosire. In quel momento detestava qualsiasi cosa: Helen che era così serena; Gabriele che l' aveva lasciata lì non permettendole di entrare e stare con suo figlio; se stessa per tutti i suoi errori.
Iniziò a mordicchiarsi le unghie e a camminare avanti e indietro, sentiva tutta la sua magia indebolirsi a poco a poco rendendola una creatura fragile.
Detestava quel senso di vulnerabilità. Avrebbe voluto avere la forza per sollevarsi in volo e scoperchiare quella dannata villa come se fosse una stupida e insulsa scatola di cartone.
L' aria si appesantì di umidità e un lampo brillò in lontananza. Probabilmente a breve sarebbe iniziato a piovere.
Si udì un fruscio. Sia Helen che Rachele abbassarono lo sguardo. In lontananza, attorno ad un lampione si avvolgeva come una spirale screziata un serpente dagli occhi verticali e la testa rettangolare.
Si avvolgeva attorno al palo e si arrampicava con estrema agilità. Helen si portò la mano alla vita e quando la risollevò stringeva un pugnale argenteo. Il serpente continuava a salire attorno al palo, la lingua violacea fendeva l' aria umida come una spada.
Si fermò a metà, girò la testa tutta attorno e poi si fermò a fissare con insistenza.
Sibilava soffiando contro le due donne, che lo guardavano in lontananza.
La luce del lampione vacillò, si spense, ma tornò a splendere dopo pochi secondi. Del serpente non vi era più traccia.
Rachele ascoltava ancora il battito del suo cuore, con questo sperò di aver immaginato tutto e che non ci fosse mai stato alcun serpente.
Fece qualche passo all' indietro, poi si voltò verso il cancello. Un pugno sfrecciò sul suo volto colpendole violentemente uno zigomo. Rachele cadde a terra.
Sentì qualcosa che le afferrava il collo, tirandole violentemente la testa all' indietro. Nonostante la vista appannata, vide dei capelli biondi lunghi fluttuare su di lei.
Alle sue spalle si sentivano suoni indistinti, grida e sonori sordi. Helen era impegnata in una lotta accanita.
I capelli biondi si chinarono su Rachele, ma delle scintille color ghiaccio saettarono dalle sue mani. I capelli biondi rotolarono in aria e Rachele si alzò in piedi con le mani tese davanti a lei.
Si voltò verso Helen. Un vampiro dagli occhi a mandorla e molto robusto scatenava tutta la sua furia contro di lei, ma Helen si stava difendendo alla grande, parando tutti i colpi.
Rachele scattò verso di lei, ma le fu sbarrato il passo da due vampire: una dalla pelle ambrata e l' altra con l' aspetto di una ragazzina ribelle e sfrontata.
Fu la ragazzina a lanciarsi contro di lei, Rachele sprigionò un turbine di vento, che la fece scivolare sull' asfalto. L' altra vampira l' aspettava immobile, con le mani incrociate sul petto.
Helen continuava a lottare, ma il vampiro era riuscito a evitare i suoi tentativi di schivarlo aprendo una lunga ferita sul suo torace.
Rachele puntò a quella vampira, sollevò le mani in aria e freneticamente disegnò un cerchio. L' asfalto si squarciò e delle mani fatte come di radici marroni afferrarono all' improvviso le gambe della vampira.
Cercavano in ogni modo di trascinarla verso il basso, di fagocitarla e quella vampira urlava disperata, spalancando le braccia e invocando diversi nomi.
La chioma bionda apparve dal nulla e afferrò Rachele alla gola. Le mani scomparvero così come erano apparse e Rachele si ritrovò sospesa in aria, con gli occhi fissi in quelli di Kerman.
Come aveva fatto a non riconoscerli? Erano Kerman e Selene.
La ragazzina ora sghignazzava e il vampiro orientale stringeva tra le sue braccia muscolose Helen. Rachele osservò il suo sguardo. Lo sguardo di chi si è già rassegnato e pronto alla morte. La morte la colse senza farla attendere o ingannarla con l' illusione di poterle fuggire. La ragazzina le spezzò il collo con un fluido movimento delle braccia e il capo di Helen si piegò ballonzolando, gli occhi ancora aperti ma senza alcuna ombra di terrore.
<<E così ci ritroviamo ancora una volta per la Luce del Sole>> Sorrise Kerman tenendo saldamente Rachele per il collo.
<<Eh già>> Rachele parlava con voce strozzata <<Hai cambiato idea adesso? Adesso hai tu sete di immortalità? Ti ho sempre giudicato retto, Kerman, dimenticavo che tu fossi un vampiro>>.
<<E io dimenticavo quanto possa essere sciocca una strega invaghita di un umano. Sono qui per porre fine a questa storia>>.
<<A me sembra che siamo appena all' inizio>> Replicò Rachele.
Kerman rise e girò il suo volto affinché potesse vedere il corpo senza vita di Helen.
<<Guarda>> Le disse <<Guarda come sono deboli e fragili, gli umani. Guarda come muoiono così facilmente. Nelle battaglie resistono quanto dei moscerini. Cos' hanno per poter fermare noi?>>.
<<Hanno me!>> Gridò Rachele e delle fiamme scoppiettarono attorno alle mani di Kerman. Urlò di dolore e trasse rapidamente le mani dal collo di Rachele.
Lei si ritrovò di nuovo a terra. Registrò velocemente con gli occhi che il vampiro orientale si stava lanciando su di lei.
Lei strofinò le nocche contro l,' asfalto, lo fece bruscamente per farle sanguinare. Alimentò l' asfalto con il suo sangue ed esso la ricompensò liquefacendosi sotto le suole dei vampiri.
Delle sabbie mobili ora reclamavano i loro corpi.
Rachele però sapeva che quella magia sarebbe durata poco, perciò si librò in aria e volò come una rondine da Filippo, Gabriele e Tommy.SE LA STORIA TI PIACE, METTI LIKE E COMMENTA.
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La Luce Del Sole
VampirgeschichtenNiente per un vampiro è più temibile della luce del Sole. È una carezza pericolosa, capace di segnare la fine di chi è destinato all'eternità. Eppure, c'è chi è riuscito a cristallizzarla, forgiando l'arma con cui sconfiggere i vampiri. Come ogni ar...