Pensieri nell' acqua

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Filippo salì fino al trampolino più in alto, quello di 10 metri. Un tempo non si sarebbe lanciato neppure dal trampolino più basso, un tempo non si sarebbe neppure accostato ad una piscina. Ricordava ancora quando suo padre lo costrinse ad iscriversi ad un corso di nuoto.
Gli insulti degli altri erano nella sua testa ancor prima che fuoriuscissero dalle loro bocche.
<<Boa! Balenottero! Se ti tuffi, svuoti la piscina! Sembri una nave da crociera!...>> Tutte quelle parole erano ancora incise su di lui, nonostante molti dei suoi detrattori ora lo trattavano da principe, facendogli quasi le riverenze al suo passaggio, avvicinandosi con pudore e inferiorità, come se Filippo fosse un dio e loro dei miseri mortali destinati a consumare le loro inutili, brevi e meschine esistenze in continui atti di devozione verso quel ragazzo, che un tempo deridevano nello spogliatoio, afferrandogli i rotoli di ciccia e scuotendoli con energia.
Perché mentre nuotavano, Filippo riusciva a seminare le loro offese, immergendosi nell' acqua, annegandole nell' acqua. Nello spogliatoio poteva fuggire da loro soltanto servendosi del tempo, cercando di rimanerci il meno tempo possibile. Ma spesso non bastava e spesso erano sufficienti pochi minuti per abbatterlo.
Lo circondavano, innalzando attorno a lui una barriera circolare, e poi si azionava una giostra, dove vinceva chi colpiva il ciccione con più forza: era ammesso tutto, quindi si poteva sferrargli un pugno, un calcio, uno schiaffo. Chi gli toccava le "tette" otteneva il punteggio più alto, soprattutto se gliele stringeva per parecchi secondi.
Le risate sguaiate si diffondevano in quello spogliatoio come i lividi sulla sua pelle.
Il capobranco si chiamava Enrico, detto Il Bovino, perché nonostante fosse un ragazzino di solamente 16 anni, aveva il fisico piastrellato di muscoli, che gonfiava senza stancarsi mai col nuoto, con la boxe e sollevando mattoni, che rubava ai cantieri.
Era sempre il Bovino che iniziava: irrompeva nello spogliatoio battendosi fieramente la mano sul petto, mentre dietro di lui i suoi scagnozzi lanciavano ululati da stadio. Il Bovino digrignava i denti, rendendo ancora più minaccioso il suo volto butterato e a forma di triangolo isoscele rovesciato.
Si soffermava a studiare Filippo, poi stendeva le braccia, come se stesse per abbracciarlo, ma in realtà questo gesto gli serviv a mostrare tutta la potenza del suo busto, dopodiché si lanciava sulla preda con tutto il suo peso.
Filippo restò a guardare il trampolino davanti a sé, prese fiato e con un balzo si tuffò velocemente in acqua.
Quando raffiorò sulla superficie, sentì degli applausi sparsi, il Bovino aveva interrotto la pulizia degli spalti e batteva le mani, come se Filippo avesse appena vinto l' oro alle Olimpiadi.
Erano passati solamente tre anni, ma per Il Bovino erano passati tre secoli.
Ora quel soprannome non sembava più essergli valso per il fisico muscoloso, ma perché era diventato grasso e la sua statura piuttosto corta metteva ancora più in risalto quella mole. Si era fatto ancora più brutto. Suo padre era stato arrestato perché picchiava sua moglie; suo fratello era in una comunità per disintossicarsi e il proprietario della piscina per pietà aveva deciso di assumere quel ragazzo.
Filippo prese a fendere la superficie dell' acqua con ampie bracciate, sollevando spruzzi.
Aveva lo sguardo fisso su sua cugina, che con la testa bassa si osservava le scarpe.
Filippo si stupì di trovarla bella, non era la prima volta che gli accadeva. Di tanto in tanto le accarezzava i capelli biondi e scopriva di non farlo per semplice tenerezza, esattamente come non si stancava mai di guardarla dolcemente in quegli occhi scuri, ma non per questo poco luminosi.
Si stava innamorando di sua cugina? Si domandò per l' ennesima volta, mentre si arrampicava sulla scaletta per uscire dalla vasca. No, si rispose immediatamente, ripetendosi la stessa spiegazione: provava quei sentimenti, perché le era capitata una tragedia incommensurabile, di certo non si stava innamorando di sua cugina.
Anche perché, pensò, infilando i piedi nelle ciabatte e le braccia nell' accappatoio, Sole non era affatto come le altre ragazze, come le sue ex. La sua ultima fidanzata era una sventolona con un seno da dio e un sedere tondo e perfetto, come piacevano a lui.
Sole aveva sì un bel corpo, ma era nella norma rispetto a quelli che lo accecavano.
I suoi sogni erotici avevano preferito scivolare sulle curve burrose, era per questa ragione che aveva sempre provato un forte debole per alcune cantanti afroamericane.
Sole era diversa dalla normalità, era imprevedibile per qualsiasi aspettativa, era inattesa, era una sorpresa.
Azzurra e Cosmo arrivarono proprio in quel momento, lei reggeva un sacchetto di patatine e lui sorseggiava da una lattina di Coca. Come al solito, stavano bisticciando. Erano i migliori amici di Filippo e il ché la diceva lunga, visto che Filippo era in pratica il ragazzo più popolare della città.
Azzurra era una ragazza molto magra e alta, con un viso molto dolce, lunghi capelli colorati di celeste e la predilizione per le salopette di jeans. Cosmo, invece, portava con disinvoltura una leggera pancetta allegra, che alimentava la sua aria da intellettuale in collaborazione con degli occhiali vintage di corno, che ogni due minuti Cosmo spingeva verso i suoi occhi scuri e tondi.
I due ragazzi si sedettero accanto a Sole, Cosmo come al solito smanettava con il suo smartphone.
<<C' è stata un' altra sparizione>> Stava dicendo Cosmo a Sole <<Irene Costa. Spero vivamente che non le sia accaduto nulla, perché la conoscevo ed era una brava ragazza. Abbiamo fatto le elementari insieme>>.
<<Adesso a quanto ammontano le sparizioni?>> Chiese Sole.
<<19>> Rispose Azzurra, passandosi una mano tra i capelli <<I miei sono entrambi poliziotti e dicono che non vi erano mai state così sparizioni qui a Matera. Tra l' altro, questi fatti accadono senza lasciare alcuna traccia o indizio. Gli scomparsi si volatilizzano nell' aria come bolle di sapone, che esplodono...>>.
Cosmo succhiò con un moto di paura quel che restava della Coca. Non era mai stato un tipo molto coraggioso.
<<Irene Costa non era quella ragazza carina con i capelli biondi?>> Chiese Filippo avvicinandosi. Cosmo annuì con gli occhi assorbiti da un punto a caso, perso nel vuoto.
<<Quella che ti sbavò per tutta la notte durante la festa di Capodanno>> Precisò Azzurra pescando una patatina dal sacchetto.
<<I miei genitori sono molto preoccupati per questi rapimenti, non vogliono che resti fuori casa nelle ore notturne. Mia madre ha addirittura comprato un cercapersone dall' America, dovrebbe arrivare a giorni>>. Sia Filippo che Azzurra risero davanti a quel racconto. Conoscevano molto bene i genitori di Cosmo e ogni volta il loro essere ridicolosamente iperprotettivi era oggetto di battute, che scatenavano l' ilarità di Cosmo e poi di tutti gli altri.
<<Io vado a cambiarmi>> Disse risolutamente Filippo dopo aver smesso di ridere. Anche sul volto di Sole si era aperto un sorriso e la decisione di andare via subito era dovuta proprio a quella dolce scossa, che il sorriso di Sole gli aveva violentemente provocato.
Camminò lungo il corridoio che portava allo spogliatoio maschile, quel corridoio che anni prima percorreva come un fuggiasco, inseguito dai suoi aguzzini, ma che ora attraversava spavaldo, senza cercare di nascondersi dentro al suo accappatoio.
Salutò alcuni ragazzi, che incontrò lì, come potrebbe fare Cristiano Ronaldo con un gruppetto di fans. Entrò nello spogliatoio e piegato sui cestini della spazzatura trovò il Bovino.
Filippo rimase per un istante paralizzato, come se il suo corpo si fosse ricoperto di morbida ciccia e quello del Bovino fosse di nuovo corazzato di muscoli.
Quella sensazione svanì subito e Filippo si sfilò l' accappatoio proprio quasi per esibire il suo nuovo io. Il Bovino lo guardò con un' espressione stupida e ottusa, la sola cosa che avesse conservata intatta da quando aveva tutti i diritti di proclsmarsi bullo.
<<Ciao Filippo!>> Lo salutò con gentilezza, Filippo ricambiò con un fugace sorriso.
<<Come va?>> Si sentì domandare, mentre estraeva dal suo zaino ciò che gli serviva per la doccia.
<<Tutto bene>> Rispose brevemente Filippo. Aveva perdonato tantissimo, ma il modo in cui Il Bovino si comportava da amicone nonostante tutto ciò che gli aveva fatto, non riusciva proprio a tollerarlo.
Filippo non gli rivolse la stessa domanda, ma Il Bovino rispose ugualmente <<Per me questo non è un momento molto facile. Sai, mio padre è ancora in carcere e mio fratello in comunità. Poi, beh insomma, mia madre ha un piccolo problema di salute e ha bisogno di farmaci a pagamento. Non hai idea di quanto costino, quasi più dell' affitto e lei a causa di questa malattia ha perso il lavoro... Non ce la caviamo affatto bene>>.
Filippo rimase impassibile, aveva preso il bagnoschiumo e lo shampoo, ora armeggiava con la chiusura del borsone. Nel frattempo due uomini di mezz' età erano entrati nello spogliatoio e parlottavano animosamente di partite.
Filippo previde la richiesta del Bovino, esattamente come succedeva con le sue offese.
La voce del Bovino si abbassò di parecchie ottave, incrinata da un pianto trattenuto a stento e dal bisogno e l' orgoglio, che lottavano dentro alla testa piccola e claustrofobica di Enrico Il Bovino <<Tuo padre è un uomo molto potente, ha chissà quante conoscenze importanti, potrebbe mettere una buona parola e trovarmi un posto di lavoro. Farei qualsiasi cosa, qualsiasi mansione, anche la più brutta...>>.
<<Non ti aiuterò mai, Bovino>> Lo troncò di netto Filippo, voltandosi a guardarlo. Occhi azzurro ghiaccio che scalfivano occhi marroni chiaro.
Il Bovino rimase immobile, come se avesse avuto una paralisi o incassato un pugno nello stomaco.
<<È importante, Filippo. Io... Io... Io... Io sto soffrendo tantissimo, passo le notti a piangere e ogni tanto mi capita anche di fare brutti pensieri, di farla finita>> Mughignò supplichevole.
I due uomini si erano seduti sulle panche di legno e ascoltavano attenti.
<< Ti capita solo ogni tanto?>> Filippo gli si avvicinò con un ghigno divertito <<A me invece capitava ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo. Una volta mi ci andai molto vicino: mi intrufolai in un palazzo, salii tutte le scale, sbucai sulla terrazza e mi sporsi così tanto che bastava un altro millimetro per porre fine a tutto. Avevo la libertà a  meno di un millimetro da me. Ma poi, non so se fu la paura a farmi staccare da lì o la voglia di farvela pagare caro, annientandovi con una colossale rivincita. Forse fu la seconda opzione a farmi scendere da lì e ora sai cosa ti dico, Bovino? Provo un' immensa soddisfazione nell' essere così indifferente a tutto il tuo dolore>>.
Il Bovino si asciugò le lacrime, fissò Filippo con rabbia mista a umiliazione, cercò di spingerlo all' indietro, ma Filippo si spostò in tempo per far andare a sbattere Il Bovino contro il muro. Filippo fece riecheggiare di risate quello spogliatoio, quelle sue e quelle dei due uomini, dopodiché con passo leggero si diresse verso le docce.
Restò sotto il getto dell' acqua il più a lungo possibile.

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