Voci

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Non appena ebbe aperto gli occhi, Sole individuò una sottilissima ma densa polvere che saliva in vortici verso il soffitto, illuminata da pallidi raggi di luce, che penetravano dai buchini di una tapparella completamente abbassata.
Qualcosa dentro di lei le fece sospettare di essere legata, ma quel qualcosa si ingannava, in quanto era libera, solamente adagiata su un letto molto morbido, le cui lenzuola pulite e profumate la coprivano protettive.
Un impulso la portò a toccarsi il petto, la lucciola era lì e calda rassicurò le ondate di panico, che si abbatterono tempestivamente su Sole. Sollevò le coperte. Indossava ancora il lungo vestito rosso della festa. Si alzò dal letto e si guardò attorno.
Era una camera piuttosto modesta dal punto di vista delle dimensioni, ma bella, con un letto matrimoniale a baldacchino, tende eleganti e mobili di valore. Su una scrivania troneggiava un vassoio finemente decorato, con una caraffa d' acqua, un bicchiere di cristallo e un ricco assortimento di cibo.
Sole fu inspiegabilmente attratta dall' armadio, aprì le ante e rimase sbalordita a causa di tutti quei vestiti, che le balzarono agli occhi.
Chiuse le ante rapidamente e corse verso la tapparella, tentò di aprirla, ma era impossibile
<<Faresti meglio a cambiarti e a mangiare qualcosa>> Una voce la fece trasalire.
Era difficile vedere in quell' oscurità, perciò dovette fare molta fatica per vedere il proprietario di quella voce. Era un ragazzo, più o meno della sua età e più alto di lei, aveva folti capelli scuri e ricci, occhi chiari, una corporatura media e un viso molto bello.
La guardava a pochi passi da lei, con una maglietta chiara e un po' larga, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni neri di velluto e a piedi nudi.
<<Chi sei?>> Gli domandò Sole ancora scossa e impaurita, ma con la lotta che le pulsava nel tono della voce.
<<Mi chiamo Alessandro>> Rispose egli semplicemente.
<<Che cosa vuoi da me?>> Continuò lei sfidando quegli occhi, che avevano chiaramente intenzione di invaderla.
<<Lo saprai a tempo debito>> Disse lui facendo un passo in avanti e togliendo le mani dai suoi pantaloni.
<<Sappi che non ho alcuna intenzione di farti del male>> Avanzò cauto verso di lei <<Qui non può accaderti nulla e io farò di tutto affinché tu sarai al sicuro. Hai una casa totalmente a tua disposizione, dotata di qualsiasi servizio e comodità e io ti porterò ogni giorno il cibo che ti occorrerà. Da qui solo io posso uscire e solo io posso entrare, quindi non tentare la fuga, altrimenti finiresti solo per frustrati. Le clausole sono solamente due e ti assicuro che non ti peseranno affatto, poiché sono veramente ridicole rispetto a tutto questo: 1. Stare al buio; 2. Consegnarmi la collana che hai al collo>>.
<<E se io mi rifiutassi?>> Si oppose Sole.
<<Ti ucciderei>> Alessandro quasi rise.
Sole si portò automaticamente le dita al collana, come se così potesse difendere quella lucciola e ancora un po' se stessa.
<<Non è preziosa, ci guadagnesti pochi spiccioli. È l' ultimo regalo che mi ha fatto mio padre, ti prego di non togliermelo>> La voce di Sole si era incrinata. Non voleva cedere quella collana, la sua collana.
Averla al collo la faceva sentire protetta, serena. Come se fosse l' ultimo abbraccio di suo padre, l' ultimo legame con la sua famiglia.
Il ragazzo sembrò intristirsi, infatti la guardò a lungo e poi cambiò tono, ora era più dolce e dopo essersi avvicinato ancora, le accarezzò teneramente il viso.
Sole si fece toccare e lasciò andare le lacrime.
<<Ti prometto che non farò nulla a questa collona e che resterà sempre tua. Ti chiedo solamente di toglierla, metterla in un cassetto e di tenerla lì, finché non te lo dirò io>>.
Sole silenziosamente obbedì. Guardò a lungo quella lucciola, le diede un lungo bacio e poi con cura la depositò sul fondo di un cassetto del comodino.
<<Che cosa vuoi da me?>> Gli chiese ancora, questa volta sconfitta e remissiva, con le spalle al muro e una tristezza senza fine.
<<Voglio proteggerti>> Sussurrò quello strano ragazzo, dopodiché uscì lasciandola sola.
Quando Sole ebbe finalmente preso forza e coraggio, uscì da quella stanza. Esplorò la casa e realizzò che era piuttosto grande: si innalzava su due piani, possedeva una cucina molto spaziosa con un frigorifero ben fornito e un arredamento tecnologico e moderno, un bagno tutto lastricato di marmi con una vasca idromassaggio, un grande salone ammobiliato con gusto e raffinatezza, sulle cui pareti correvano lunghi arazzi e con un camino di mogano intarsiato, altre camere da letto e stanze varie. Tutte le finestre erano sbarrate da tapparelle chiuse totalmente. Cercò una porta d' ingresso per fuggire, ma al suo posto trovò Alessandro, che con un sorriso divertito le ricordò <<Da qui solo io posso uscire e solo io posso entrare>>.
Dopo aver detto questo, le dedicò una lunga occhiata, come se l' avesse notata per la prima volta e le disse <<Sei davvero molto bella>>.
Sole si sentì confusa e ora anche invasa da quegli occhi.

Filippo lanciò un pugno contro lo stipo della cucina, fracassandolo. L' ennesimo investigatore era appena andato via da casa sua, dopo che gli aveva ripetuto l' ennesima sequenza: stavano discutendo, erano usciti fuori, lei era corsa verso il giardino alberato, lui purtroppo non l' aveva inseguita, sorgeva l' alba, aveva deciso di aspettarla seduto su un muretto, erano arrivati i suoi amici, gli avevano domandato dove fosse Sole, Filippo aveva raccontato loro tutto o per lo meno quasi tutto, si era diretto verso il giardino per cercarla, non l' aveva trovata.
Filippo si osservò la mano ancora chiusa in un pugno, aveva solamente qualche graffio sulle nocche, si sedette su una sedia. In sé bolliva la rabbia per averla baciata, per averla confusa ancora di più, per averla persa.
La TV era accesa e parlava di Sole riferendosi all' ennesimo caso di sparizione in città.
Filippo aveva davanti a sé i suoi occhi, la sua bocca, la sua bellezza. Non si sarebbe mai perdonato per aver perso lei. È più soffriva, più si malediva e più si rendeva conto di amarla moltissimo e qui finivano tutti i suoi pensieri.
<<La troveranno!>> Sua madre gli si avvicinò e lo abbracciò da dietro <<Non è colpa sua>>.
Filippo avrebbe voluto esplodere, perché la colpa era soltanto sua! Come gli era saltato in mente di baciarla! Per lei pur sempre suo cugino, ovvio che si sarebbe scandalizzata. Cosa avrebbe dovuto fare? Continuare a pomiciarlo come tutte le altre ragazzette, che frequentava lui?
Dentro di sé imprecò contro la sua stupidità ancora, ma non osò farlo contro il suo amore. Era come se esso fosse troppo bello per essere biasimato, come se fosse ciò che lo teneva in vita, ciò che lo avrebbe condotto a lei. Per amore l' avrebbe salvata, per amore avrebbe poi seppellito il suo amore.
Suo padre entrò in cucina. Guardò con odio suo figlio e poi si lasciò precipitare su una sedia, acchiappò una bottiglia d' acqua e prese a tracannare da essa versandosi parecchia acqua addosso.
<<Filippo, ciò che hai fatto è davvero imperdonabile! Avevi il dovere di proteggerla, non perdela mai di vista e stare sempre con lei! Io e tua madre eravamo stati chiari, ci eravamo raccomandati molto seriamente e tu cosa hai fatto invece? L' hai lasciata andare da sola verso un giardino deserto>>.
Filippo guardò suo padre, che lo fissava furioso, alzando sempre di più la voce.
<<Io la ritroverò...>> Disse Filippo, più a sé stesso che agli altri.
Suo padre lo guardò amareggiato <<Potrebbe essere troppo tardi, ormai per colpa tua lei potrebbe essere già un cadavere>>.
Filippo alzò la voce <<Io la ritroverò!>>.
<<A causa tua Sole potrebbe essere già nelle mani sbagliate e noi a quel punto saremmo spacciati. Finiremo tutti quanti per colpa di un idiota come te!>>.
A Filippo non importava che di Sole e l' idea di suo padre, secondo cui per Sole non c' erano più speranze fu la scintilla, che fece deflagrare l' incendio che portava dentro. Era indignato perché Gabriele non temeva la morte di Sole, ma soltanto le sue conseguenze <<IO LA RITROVERÒ!!!>>.
I vetri delle finestre in cucina furono travolti da un vento fortissimo, che li fece crollare in tutti i pezze e che urtò i presenti, tranne Filippo, facendoli scivolare a terra.
<<Basta!>> La voce di Rachele riuscì nonostante la sua calma a sovrastare quel vento improvviso, che di colpo cessò. Rachele si avvicinò a suo marito e lo aiutò a rimettersi in piedi. <<Non dobbiamo scoraggiarci in questa maniera>> Era molto determinata <<Siamo tutti molto preoccupati per la scomparsa di Sole, ma possiamo fare qualcosa solamente se restiamo uniti>>.
Gabriele non fu affatto convinto dalle parole della moglie, guardò
quasi schifato Filippo e mormorò con amarezza <<Tu non sei mio figlio>>.
Filippo non si sentì affatto toccato dalle parole di Gabriele, si alzò e andò via. Neanche lui era stato convinto da quanto aveva detto Rachele: avrebbe trovato Sole da solo.



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