Alessandro tornò pochi giorni dopo. Si lasciarono sedurre dagli sguardi solamente per poco. Sole gli prese subito la mano e lo guidò in camera sua. Questa volta avevano voglia di riempirsi gli occhi l' uno dell' altra, per scoprirsi completamente davanti all' altro.
Sole sfilò la maglia che Alessandro indossava e con i polpastrelli seguì le linee dei suoi muscoli, come se fosse lei a disegnarli. Le mani di Alessandro si chiusero attorno ai lembi della sua maglia, la tolsero e la gettarono dolcemente a terra, poi percorsero quei fianchi candidi e indugiarono su quel reggiseno, che chiedeva solamente di lasciarli soli. I seni di Sole scivolarono morbidi sotto quei baci, con cui le labbra di Alessandro li vestivano. Sole abbandonò ogni critica che aveva sempre rivolto a quei seni piccoli e poco sviluppati, considerandoli ora più che mai perfetti. La lingua di Alessandro lambì l' ombelico e poi si inoltrò sempre più giù. Cadde senza opporre resistenza la sua gonna e così accadde anche ai suoi slip. Sole avvolse con le sue gambe la schiena di Alessandro, mentre egli si inarcava tra le sue gambe conquistando con la sua lingua il monte di Venere e poi quella femminilità tanto desiderata. Sole affondò le sue mani nei capelli di Alessandro, travolta da ondate di piacere che la facevano naufragare in quel mare in quel mare di ricci.
Alessandro risalì poi verso di lei, avanzando con il suo petto sul corpo caldo di Sole.
Se lo sussurrarono improvvisamente e quasi nello stesso momento <<Ti amo>>. E poi suggellarono quel patto d' amore, concordato senza condizioni ma solo con una reciproca resa, unendo le loro labbra. Sole, poi, finì di spogliare Alessandro, spingendosi sul suo corpo. La sua mascolinità era eretta e pronta, lei iniziò con la bocca e poi si mise a cavalcioni. Fu una cavalcata di silenziosi gemiti, abbracci avvolgenti, indomabili piaceri e amorosi sguardi. Alessandro fuoriuscì da Sole e la sdraiò sul letto, si rifugiò ancora in lei e qualcosa di involontario accostò la sua bocca al suo collo. Sole lo stringeva tra le braccia, con il viso quasi nascosto sulla sua spalla. Alessandro si inebriava con l' odore di quel sangue, che pulsava a pochi millimetri dai suoi denti, che per il richiamo dell' istinto crebbero e si fecero appuntiti. Alessandro si lasciò andare e con la punta dei denti penetrò appena in quel collo.
Era stata così lento che Sole non si era accorta di nulla, Alessandro bagnò le sue labbra di quelle gocce di sangue che spuntavano come fiori vermigli. Non si sarebbe mai saziato di esso, che lo invitava in maniera seducente. Iniziò a girargli la testa, a pulsargli un desiderio incontenibile e alla fine cedette a qualche altra goccia. Si muoveva sempre più velocemente in lei e quando raggiunsero l' apice, si ritrasse da quel piccolo fiume di sangue, che le scorreva ora giù dal collo.
Solo allora lei se ne accorse tastandosi quel sangue e guardando preoccupata Alessandro, che teneva gli occhi sbarrati, come se temesse qualcosa, come se temesse se stesso.
<<Non volevo>> Biascicò lui. Saltò giù dal letto e prese a rivestirsi in fretta, come se volesse fuggire.
Sole attorcigliò un lenzuolo sul suo collo, mentre assisteva perplessa a quel sangue e a quella fuga.
<<Cosa è successo?>> Domandò, la voce bassa, ancora impastata di desidero.
<<Sono uno stupido, scusami>> Si infilò i pantaloni in fretta, con lo sguardo di chi non vuole guardare in faccia ciò che maggiormente lo ripugna o ciò che maggiormente lo attrae.
<<È una ferita molto superficiale, mi basterà mettere un cerotto e passerà. Non c' è bisogno di allarmarsi tanto. Che denti hai per fare una cosa del genere, però?>>.
L' ultima frase Sole la pronunciò quasi ridendo, ma fu solo quando sul volto di Alessandro si fece strada una lunga ombra, che l' assurdità le parve l' unica spiegazione possibile.
<<Fermo, non mettere la felpa>> Gli ordinò secca. Alessandro non si mosse, restò fermo accanto al letto. Sole si mise in ginocchio sul letto, tremante accostò il suo orecchio al petto freddo di Alessandro, in direzione del cuore.
Egli sentì la carezza di quei capelli biondi e gli parve naturalmente posare una mano su di lei, avvicinandola ancora di più a quel cuore, che non batteva ormai da secoli, ma acceso ugualmente per lei.
<<Sei un vampiro...>> Sole lo disse guardandolo negli occhi. Aveva un' espressione strana, come se avesse saputo ciò che in realtà forse sapeva da sempre. Come se tutte le tapparelle chiuse ermeticamente in quella casa si fossero spalancate tutte contemporaneamente, all' improvviso, gettando su di lei cascate di luce abbagliante.
Fissava il volto di Alessandro e sperava di vederlo sorridere, ridere di quell' assurdità, magari per poi baciarla e iniziare a fare l' amore daccapo. Sperava di sognare e che si sarebbe svegliata in quel letto sul cuore di Alessandro, così come era stata poco prima, e che sarebbe stata a contemplare quanto fosse fosse bello e quanto lo amasse, mentre dormiva ancora profondamente, con la luce del sole che si stendeva su di loro, posandosi leggera sulla loro pelle nuda.
Alessandro invece le accarezzò il viso e annuì un paio di volte.
Una cascata di luce irruppe, ma questa volta tra i ricordi di Sole, illuminando qualsiasi cosa, riportandola a quella sera, quando gli ultimi pezzi della sua famiglia erano caduti. Era notte fonda, ma era come se ci fosse il Sole assieme alla Luna e che vedesse chiaramente tutta la scena: era stato lui a morderla, era stato anche lui ad attaccare sua madre e suo fratello, poi lei gli aveva fatto male, mettendolo in fuga.
Lo colpì con uno schiaffo in pieno viso, poi con un secondo. Alessandro non si mosse, impietrito e inarrivabile per qualunque dolore. Sole si tuffò verso il cassetto, dove era nascosta la sua lucciola, ma Alessandro la intercettò. Le strinse il polso proteso e la allontanò spingendola sul letto.
<<Vigliacco!>> Gridò Sole. Scattò come un ghepardo su di lui, sferrandogli un pugno sul petto, ma era come colpire una roccia.
<<Sei un codardo! Hai ucciso mio fratello e mia madre, stronzo!>> Gli urlò contro, tempestandolo di colpi. Alessandro aveva il capo chino <<Non sono stato io!>>.
<<Poco importa se li hai morsi tu o un altro mostro come te. Tu eri con loro, tu ci hai assaliti e stavi per uccidere me>> Ringhiò lei.
<<Quanta gente hai ucciso, eh? Sei un mostro!>> Si accanì ancora contro di lui, che non opponeva neanche più resistenza.
<<Ho ucciso tantissima gente, se proprio vuoi saperlo: uomini, donne, vecchi, giovani, bambini. Sono vivo dal 1600 e il numero di persone, di cui mi sono nutrito, non puoi nemmeno immaginarlo. Ricordo ancora la mia prima vittima: era una ragazza più o meno della tua età e mi implorò pietà piangendo. La uccisi senza nemmeno pensarci. Ma non sono indifferente a tutto l' inferno che ho causato. Io potrò anche aver dimenticato tutti i morti con cui ho saziato la mia famd, ma loro non si sono dimenticati di me: vedo i loro occhi ogni volta che chiudo i miei. Le loro suppliche sono le maledizioni, che mi condannano a un inferno eterno, a un inferno che ho costruito io stesso>> La voce di Alessandro era rotta dai singhiozzi e suoi occhi luccicavano come stelle isolate in un cielo plumbeo e scuro.
Sole si fermò, aveva il respiro corto e guardava Alessandro con lacrime di rabbia e delusione che si arrampicavano ai suoi occhi, mentre le sue labbra, ancora calde dei baci di Alessandro, erano scosse da un pianto, che premeva soffocato contro di esse.
<<Vuoi uccidermi?>> Alessandro si asciugò le lacrime e si spostò da lì, indicando il cassetto.
<<Fallo pure. Ti amerò ancora di più, se mi farai uscire da questo inferno>>.
Sole non si fece pregare due volte, si gettò rapidamente verso il cassetto, lo aprì ed estrasse la sua collana. Direzionò la lucciola contro Alessandro e con degli spasmi di dolore che le laceravano il petto, si costrinse a guardare gli occhi di Alessandro. In quell' azzurro si allargava una luce dorata, come un tramonto che si ramifica sulle acque del mare.
Raccolse tutta la sua forza e schiacciò la lucciola contro la pelle di Alessandro, verso il cuore, dove pochi attimi prima aveva trovato la pace in un abbraccio, dove era stata stretta ad un amore che sentiva palpitare in sé. La pelle di Alessandro iniziò a friggere, si sentiva odore di bruciato. Doveva provare molto dolore, ma taceva, con gli occhi aperti e tristi.
Sole premette ancora più forte la lucciola contro Alessandro e poi sollevò ancora lo sguardo su di lui, mentre sul petto si allargava quella bruciatura. Lo avrebbe perso per sempre. Ora capiva tante cose, capiva il dono di suo padre, capiva perché era morto e perché tutti avevano cercato così disperatamente di proteggerla. Tra quei tutti c' era anche Alessandro. L' avevano protetta principalmente perché l' amavano e ora sentì tutto il loro amore avvolgerla. Avvertì anche quello di Alessandro, così diverso da quello di tutti gli altri.
Alessandro ora era caduto a terra, con le mani stringeva le lenzuola e tremava in tutto il corpo.
Sole pensò al bigliettino con cui suo padre le aveva fatto quel dono, sentì proprio la sua voce che le scandiva quella frase: Affinché tu ti possa ricredere. Affinché tu possa avere sempre una luce dinanzi a te.
E fu quella frase a farle capire da dove doveva cominciare tutto e dove sarebbe finito tutto. Staccò la lucciola dal petto di Alessandro e se la pose al collo, dopodiché sollevò delicatamente il corpo di Alessandro e lo distese sul letto. Era privo di sensi e tremava ancora. Sul petto si allargava una piccola voragine, da cui si solleva fumo. Sangue colava da quel foro.
Sole si sdraiò accanto ad Alessandro, posò la testa sul suo petto e lo osservò a lungo. Sarebbe stato tutto difficilissimo, già lo sapeva, ma nella tempesta che si addensava su di loro, lei sarebbe stata accanto a lui e lui accanto a lei.SE LA STORIA TI PIACE, LASCIA UN MI PIACE E COMMENTA.
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La Luce Del Sole
VampireNiente per un vampiro è più temibile della luce del Sole. È una carezza pericolosa, capace di segnare la fine di chi è destinato all'eternità. Eppure, c'è chi è riuscito a cristallizzarla, forgiando l'arma con cui sconfiggere i vampiri. Come ogni ar...