Leader

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Kerman si era sempre chiesto come avrebbe reagito di fronte alla Luce del Sole, se un giorno fosse mai riuscito a trovarla. Era l' unica falla del suo piano. L' unico elemento che sfuggiva dal controllo della sua razionalità. Ciò che lo colpì frastornandolo, non appena Lucia ebbe finito di parlare.
Si lasciò cadere su una sedia, la testa gli girava vorticosamente, una strana e obnubilante confusione avvolse la sua mente sempre così lucida e razionale.
Sentiva gli occhi di Lucia, Selene e Takijiro fissi su di lui. Sentiva l' attesa di una sua risposta, di un suo ordine e di una sua parola.
Fu Lucia ad avere il coraggio di infrangere quel silenzio così glaciale <<Dobbiamo agire immediatamente. Se eseguiamo il mio piano correttamente, raggiungeremo la Luce in men che non si dica. Sarà semplicissimo arrivare da lei. Molto probabilmente subito dopo dovremo combattere. Lotteremo anche contro uno di noi, Alessandro. Ma potremo farcela. Siamo in tanti e se attaccheremo tutti assieme gli elementi più pericolosi, avremo ottime possibilità di sopraffarli>>.
Kerman si distese lungo lo schienale alto della sua sedia, chinò la testa all' indietro e chiuse gli occhi.
Sì, in fondo Lucia aveva ragione. Bisognava seguire il suo piano. Per la prima volta Kerman si trovava ad obbedire ad uno strataga che non fosse egli stesso.
Tamburellò con le dita sul ripiano del tavolo, erano tocchi sordi e studiati, come se stesse suonando un pianoforte.
Diede il suo assenso annuendo un paio di volte e poi alzandosi in piedi <<E sia. Non vedo altre soluzioni e spero tanto che Lucia abbia ragione>>.
Si sentiva molto debole e vulnerabile. Selene era seduta accanto a lui, aveva la testa inclinata e le mani nascoste nella sua ampia gonna scura.
<<Io parteciperò ad un patto: non faremo alcun male ad Alessandro e poi gli concederemo anche il perdono per quello che ha fatto>> Selene aveva la voce debole e mille lacrime ancora da versare.
<<Alessandro meriterebbe di essere fatto fuori. Ci ha traditi, io gli riserverei una fine da infame, adatta a lui>> Si pronunciò Takijiro, che svettava in piedi, dietro alle spalle di Lucia.
<<Mi dispiace dire questo di mio fratello>> Lucia aveva abbassato gli occhi <<Ma ha commesso delle azioni per me gravissime e intollerabili. Io non riuscirei più a fidarmi di lui, dopo ciò che è accaduto, pertanto proporrei di infliggergli la morte o per lo meno di espellerlo da noi>>.
<<NO!>> Urlò Selene scattando in piedi, spalancando le braccia. Tremava in tutto il corpo e la mano destra aveva una forma indistinta, sembrava un ammasso di cenere <<Sono io la sua creatrice e sarà compito mio decidere come dovremmo comportarci nei suoi confronti!>>.
<<Alessandro è un traditore, pertanto non merita alcuna pietà. Non ha solamente disobbedito alla sua creatrice, ma si è permesso di andare contro a tutti noi. Sono secoli di lavoro, di pericoli e di ricerche che ha buttato all' aria!>> Tuonò Lucia sbattendo i pugni sul tavolo.
Selene fece per la prima volta una cosa che non aveva mai fatto, scattò in piedi e con la mano sana schiaffeggiò Lucia.
Il suono di quello schiaffo fu simile ad una scudisciata. Risuonò secco e forte, vibrando lungo la pelle bianca e fredda di Lucia.
Takijiro intervenne scagliandosi verso Selene, ma Kerman lo fermò. Doveva tornare a essere il loro capo, la loro guida. Doveva sforzarsi di essere forte, recuperare un pizzico di autorità, non far esplodere un' incontrollabile anarchia.
Fece la voce grossa e parlò puntando i piedi sul pavimento <<Deciderò dopo cosa accadrà ad Alessandro. La sua sorte non è prioritaria in questo momento>>.
<<Ah sì?>> Selene era ancora fuori di sé <<Non conosciamo le sue intenzioni e cosa l' ha spinto a farlo. Prima dovremmo come minimo lasciarci spiegare tutto. Forse ce l' ha tenuto nascosto, perché teme che tra di noi ci possa essere una spia...>>.
Accompagnò quest' ultima frase con un' occhiata che lenta e indagatrice strisciò verso Lucia.
<<O forse perché si sta trovando piacevolmente comodo tra le braccia di un' altra>> Insinuò melliflua Lucia, incrociando le braccia raggiante.
Selene le rivolse una lacerante occhiata di disprezzo, ma Kerman si impose nuovamente urlando a tutt' e di smetterla.
<<Lucia>> Disse infine <<Aspettiamo che sia tu a dirci quando partire>>.
Lucia annuì, Takijiro sembrava sull' attenti, Selene svaniva con la sua lunga gonna che strusciava contro il pavimento.

Sole era seduta sul divano e sfogliava un libro, che Alessandro le aveva portato. Indossava un maglioncino caldo di lana bianca e dei comodi jeans. Aveva appeso al collo la sua collana, quella con la lucciola e di tanto in tanto lasciava indugiare gli occhi sugli arazzi appesi alle pareti.
Chiuse il libro e lo posò accanto a sé. Suo padre sapeva tutto, questo era più chiaro che mai. Come le chiaro che la sua famiglia era morta per quel potere, con cui giocherellavano le sue dita.
Si alzò dal divano e si avvicinò all' arazzo, su cui una città andava in fiamme. Quei demoni ritratti la terrorizzavano più che mai, in quella penombra li vedeva in ogni dove, sbucare in un angolo o aggredirla dalle spalle.
Quanto avrebbe voluto in quel momento sentirsi abbracciata da Alessandro. Le avrebbe detto che sarebbe andato tutto bene, poi le avrebbe rubato un altro, un altro ancora e si sarebbero ritrovati a fare l' amore.
Sole si sollevò il maglioncino e si tastò il ventre. Un pensiero assurdo la raggiunse nel cuore dell' inferno: e se fosse rimasta incinta? Si erano abbandonati tantissime volte a quel loro irresistibile gioco e non avevano mai preso precauzioni.
Quel pensiero la frastornò, ma allo stesso tempo le regalò un attimo di tenerezza, come solamente i baci e gli abbracci di Alessandro sapevano fare. Si era immaginata con un bambino paffuto tra le braccia, biondo e con gli occhi chiari come quelli di Alessandro.
Tutte le ragazze della sua età avrebbero scacciato quel pensiero come un grosso e brutto insetto da spiaccicare, lei gli aveva concesso di posarsi sulla sua mente come se fosse una farfalla.
Ma lei non era una ragazza come tutte le altre, lei lo sapeva perfettamente. E Alessandro glielo aveva anche detto che un vampiro non può generare figli, perché è un essere senza vita, un demone che veste il corpo di un mortale.
E la vita non nasce dalla morte. Nasce solo da altra vita. Eppure Sole non poteva credergli. Aveva quei volti demoniaci e terribili proprio davanti ai suoi occhi e non erano per niente simili ad Alessandro. Lui era bello, dolce, romantico, con occhi capaci di avvolgerti e rassicurarti. Le sue braccia erano state fatte solamente per proteggerti.
Si abbassò il maglioncino e si ritrovò a camminare verso la sua stanza. Il letto al baldacchino era sfatto. Sentì il bisogno di pensare ad altro, di ritrovarsi affaccendata e di crollare stanca morta. Tolse le lenzuola al letto, le infilò nella lavatrice, dopodiché pulì una stanza alla volta, lasciando la propria come ultima.
Era sempre stata disordinata e infatti il pavimento della sua stanza era tappezzato di vestiti. Li raccolse e impilò in una cesta, in un angolo vi era anche la borsetta della sera della festa, quando Alessandro l' aveva rapita e portata lì.
Si sedette sul materasso, privo di lenzuola, aprì la borsetta e tirò fuori prima un pacco di fazzoletti per il naso, poi un rossetto e infine un oggetto molto particolare. Era rettangolare, con dei tasti e uno schermo, su cui lampeggiava la scritta "Cosmo".
Un bagliore attraversò la sua mente come un fulmine, si ritrovò scagliata indietro di parecchie settimane. Era nella sua camera in casa di zio Gabriele e una mano infilava velocemente il cercapersone di Cosmo nella borsetta rossa di Sole.

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