Propositi

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Kerman guardava distrattamente la schiena nuda di Takijiro, mentre si allenava pestando un sacco con colpi silenziosi e rapidi. Riusciva a fare del suo corpo, guizzante di muscoli, un' arma letale, che egli da vero soldato oliava quotidianamente con esercizi e allenamenti costanti.
Lucia aveva gli occhi fissi sul suo fidanzato, mentre con la lingua lambiva un lecca lecca alla fragola, il volto furbo possedeva un' aria da bambina soddisfatta.
Selene si pettinava intonando una canzone dal ritmo cadenzato e triste. Di tanto in tanto si fermava, posava il pettine di osso sulla superficie legnosa della cassapanca su cui era seduta e premeva contro la carne del suo petto quella luna, che indossava sempre. Sembrava che da essa stesse traendo forza e consolazione.
Kerman di forza e consolazione ne aveva molto bisogno, mentre sprofondato in una poltrona vecchia e rotta meditava in silenzio, con le lunghe dita bianche incrociate davanti a sé.
Non faceva che rivivere nei suoi ricordi ciò che era accaduto a Londra, tantissimo tempo fa per gli umani, semplicemente qualche secolo fa per un vampiro. Non era stato solamente sul punto di fermarlo, ma addirittura di ucciderlo una volta per tutte.
Kerman rivolse ancora il suo sguardo a Selene, soffermandosi sui suoi capelli setosi come se li stesse accarezzando. Era stato per lei che si era arrestato, lasciando che Aristomaco vincesse ancora una volta, facendo un passo in avanti verso il suo obiettivo.
Le sue parole erano state chiare: se Kerman avesse provato a mettersi tra Aristomaco e la Luce del Sole, avrebbe perso Selene. Non era sufficiente ammazzare Aristomaco, perché il suo esercito di vampiri e alleati avrebbe cercato per mari e per monti Selene.
Kerman si convinceva sempre di più che vi era un unico modo per fermare Aristomaco e salvaguardare Selene: non doveva essere egli stesso a farlo, egli poteva solamente lavorare nell' ombra, al buio di un piano ordito da lui e portato a termine in modo da non suscitare alcun sospetto. Tornò a guardare Takijiro, che adesso faceva roteare una katana, sottile lama ricurva. Era fortissimo, anche molto di più rispetto ad Alessandro.
Aveva scartato l' idea di scagliare contro Aristomaco tutta la veemenza combattiva di Takijiro mille volte e lo fece ancora. Nel Faro di Don John Aristomaco aveva visto Takijiro, dunque sapeva che apparteneva al gruppo di Kerman.
Silenziosamente si avvicinò a Selene e prese a massaggiarle le spalle. Lei socchiuse gli occhi in un' espressione di dolce piacere.
Kerman non si sarebbe mai abituato alla sua bellezza e mai si sarebbe stancato dei suoi inganni. Lei lo tradiva, si era gettata fin da subito tra le braccia di Alessandro, perché era fatta così: viziata, affetta da un narcisismo che la costringeva a desiderare di essere sempre amata per poter amare un pochino anche se stessa.
Kerman le accarezzò i capelli. Chissà da quanto tempo non faceva l' amore con lei. Avrebbe voluto possederla in quel momento stesso, ignorando la presenza di Takijiro, che avrebbe continuato ad allenarsi indifferente, e quella di Lucia, la quale probabilmente si sarebbe messa a sghignazzare.
Kerman rinunciò a quel piacere, anteponendogli ancora una volta la lotta contro Aristomaco. Se non fosse stato un vampiro e avrebbe avuto quindi la possibilità di dormire, di certo avrebbe sognato Selene e nient' altro.
Lucia con un balzo rapido si mise in piedi, fuori era pieno giorno e di Alessandro non c' era alcuna traccia. Si toccò con le punta delle dita la pancia, lasciata scoperta da una maglietta molto corta. Takijiro assestò ancora qualche colpo al sacco e dopo cinse la vita di Lucia con le sue braccia.
<<Dov' è tuo fratello?>> Le domandò Kerman. Lei fece spallucce <<Non ne ho idea. È stato fuori tutta la notte. Se non ha fatto in tempo a nascondersi prima dell' alba, non dovremo cercare lui, bensì un mucchietto di ceneri>>.
La mascella di Selene si irrigidì, fu un movimento quasi impercettibile, ma non sfuggì a Kerman.
<<Tornerà dopo il tramonto, Alessandro è troppo accorto per finire incenerito dall' alba>> Disse Selene con un tono rassicurante, con cui cercava di rassicurare prima di tutto se stessa.
Lucia fece ancora una volta spallucce, come chi in realtà è totalmente indifferente alla questione, fece scivolare la sua mano in quella di Takijiro e sgattaiolarono nella loro camera.
Amavano mordersi, farsi male, essere selvaggi, usare i loro corpi l' uno contro l' altro, facendoli scontrare prima di farli incontrare. Lucia era insaziabile e la sua passione per Takijiro lievitava continuamente. Impazziva per lui, per il suo corpo massiccio e muscoloso, per il suo essere sempre così serafico, per quell' espressione fredda che costantemente rivestiva il suo volto bello e fiero. Di tanto in tanto, quando finivano di fare sesso, si accarezzava il ventre e immaginava di aspettare un figlio da lui. Rimpiangeva il non essere più un' umana solamente per questo. Si consolava molto presto avvitandosi di nuovo sul suo corpo e cacciando con lui.
Proprio il giorno prima avevano banchettato con una coppietta, che si era appartata vicino ad una diga. Lucia aveva bussato al finestrino dell' auto e aveva raccontato di essere stata mollata lì dal proprio ragazzo. Aveva fatto gli occhi dolci, quelli che secondo Takijiro la fanno apparire come una bambina. I due fidanzati, certamente un po' seccati da questa disturbatrice, si erano mostrati compassionevoli, ma Takijiro era piombato su di loro come un' aquila su un topolino e Lucia aveva riso per ore, perché la faccia di quella ragazza era diventata buffissima, quando Takijiro aveva affondato i canini nel suo collo.
Lucia si accocolò sul petto di Takijiro, le braccia di lui si chiusero sulla sua schiena e Lucia si sentì al sicuro da tutti e da tutto, al sicuro dal mondo e dai suoi pericoli, come se lei e Takijiro fossero un mondo a parte, in lotta con tutto il resto.
Selene nell' altra stanza spiava dalle fessure delle finestre sprangate, come se si aspettasse di veder comparire Alessandro da un momento all' altro.
La sua assenza era la presenza di una strana e dolorosa inquietudine. E se Aristomaco l' avesse preso? Impossible, perché non se ne sarebbe fatto nulla di Alessandro. E se fosse stato sorpreso davvero dalla luce dell' alba? No, Alessandro non era uno sciocco. E se avesse deciso di abbandonare, abbandonando anche lei?
Non riusciva a placare la violenza di quest' ultima domanda tramite una rassicurante risposta e continuava a maneggiarla nella sua mente, come si fa con una rosa, che però con le sue spine ci punge. Se Alessandro fosse andato via, lei sarebbe impazzita. Più scorreva il tempo e più la dipendenza da Alessandro cresceva, intorpidendola del tutto.
Kerman era di nuovo chino su alcuni papiri, che srotolava sul tavolo e che cadevano a terra come un lungo serpente. Selene avrebbe voluto dare fuoco a tutto, ma si sentiva così fiacca e debole, che tornava a vagare come un fantasma attorno alle finestre, aspettando la Luna, Alessandro e quella parte di sé stessa, che solamente con la Luna e Alessandro riusciva a recuperare.



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