Volontà

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Kerman e Selene passeggiavano a braccetto sulle sponde del Tamigi, su cui si riflettava un tappeto di stelle.
Al loro fianco camminavano Amanda ed Elizabeth, due streghe londinesi.
La strada era deserta e da lontano si scorgeva il fumo che si sollevava copioso e denso dalle fabbriche.
Elizabeth e Selene commentavano ancora la tragedia, a cui avevano assistito al teatro, mentre Amanda e Kerman erano silenziosi e assorti.
Elizabeth e Amanda erano sorelle, figlie di uno stregone ucciso sotto i loro occhi pochi anni prima proprio da lui, Aristomaco. Da allora gli avevano giurato vendetta.
<<Lo ha ammazzato senza alcuna pietà, come solamente una bestia selvaggia e crudele può fare>> Aveva raccontato Amanda, mentre i suoi occhi chiari si scurivano come un cielo, da cui si sta scatenando una violentissima tempesta.
Aristomaco aveva assalito un monastero nei pressi di Londra, il padre delle due streghe con un esercito di lupi mannari come alleati aveva circondato le mura del monastero, ma Aristomaco aveva vampirizzato tutti i monaci per aizzarli contro i licantropi e poi aveva affrontato personalmente i tre maghi.
Amanda ed Elizabeth avevano cercato di indebolirlo con la loro magia, ma Aristomaco si era sbarazzato prima di Amanda e poi di Elizabeth, spezzando infine mortalmente il collo del loro genitore.
Il prato che circondava il monastero all' alba era lastricato di cadaveri o di corpi che lo sarebbero diventati a breve. Amanda ed Elizabeth si stupirono di essere ancora in vita, guardandosi l' un l' altra con occhi segnati dalla meraviglia e dalla sofferenza. Si erano messe in piedi a fatica e in lontananza, appeso ad una quercia come un impiccato, videro il corpo del loro padre, con il sangue il suo assassino aveva disegnato un sorriso spettrale sul suo volto e scritto sul legno dell' albero "Il suo sangue aveva un sapore magico".
Nel buio di quella notte londinese Amanda, Elizabeth, Kerman e Selene salirono su una carrozza, che le due streghe avevano fatto materializzare dal nulla roteando una volta i loro polsi bianchi e magri.
Salirono su questa carrozza senza cocchiere e si avviarono verso il palazzo delle due streghe, ubicato nel centro della città. Un vagando ubriaco additò la carrozza incredulo, farfugliando versi indistinti e striduli, Amanda lo sollevò da terra e lo servì come cena ai due vampiri seduti di fronte a sé.
<<Cosa mangiate voi streghe e maghi?>> Domandò incuriosita Selene, mentre Kerman gettava dalla carrozza il corpo senza vita di quel vagabondo.
<<Quello che vogliamo. Il cibo degli umani è quello che preferiamo, però>> Rispose Amanda. Elizabeth schioccò le dita e la carrozza accelerò di gran carriera.
<<E quei papiri che siete riuscite a recuperare, dove li avete nascosti?>> Chiese serio Kerman.
Elizabeth tornò a essere sospettosa, cambiando ancora il colore chiaro dei suoi occhi in un blu scuro e profondo, come quello di un mare gonfio di pericoli.
<<Resta al tuo posto, vampiro. Non ci fideremo mai della vostra razza>> Tuonò Elizabeth fissandolo rabbiosa.
Amanda la guardò preoccupata, per placarla la scosse leggermente per un braccio <<Di loro possiamo fidarci, Elizabeth. Kerman e Selene sono amici fidati. Nostro padre ci parlava sempre con molta stima di Kerman, ricordi?>>.
<<NOSTRO PADRE È MORTO PER PROTEGGERE QUESTI PAPIRI. LE ULTIME PAROLE CHE MI RIVOLSE FURONO QUELLE DI CUSTODIRLI AFFINCHÉ NON CADESSERO MAI NELLE MANI DEI VAMPIRI, IO SARÒ FEDELE FINO A QUESTO COMANDAMENTO FINO A QUANDO ALL' ULTIMO GIORNO DELLA MIA VITA!>>.
Kerman non mosse un muscolo, serafico come un serpente che scruta un topo, fingendo di non vederlo zampettare a pochi centimetri dal suo muso.
<<Non abbiamo le stesse intenzioni di Aristomaco e mai vorremmo aiutarlo a conquistare ciò che cerca da sempre>> Si difese Selene, prendendo per la mano Kerman.
<<Quello che mia sorella vuole dire è che se quei papiri finissero nelle mani sbagliate, vampiri senza scrupoli come Aristomaco avrebbero la strada spianata verso la Luce del Sole>> Intervenne di nuovo Amanda.
Le ultime parole di Selene riecheggiarono nella sua mente a lungo. La Luce del Sole. La meta della ricerca senza sosta di Aristomaco. Quello che Kerman voleva sottrargli da tempo.
La Luce del Sole: l' inizio della fine e contemporaneamente la fine dell' inizio. Un' arma antichissima forgiata per spazzare via tutti i vampiri. Eppure, come ogni arma poteva ferire chi l' impugnava: infatti, secondo la leggenda il vampiro che avrebbe distrutto la Luce del Sole sarebbe divenuto immortale.
In altre parole, secondo la leggenda chi avrebbe prevalso sul nemico più temibile per un vampiro, sarebbe diventato davvero padrone dell' eternità.
La maggior parte dei vampiri, però, considerava La Luce del Sole per l' appunto una leggenda, poiché vi erano pochissime informazioni e tutte molto vaghe e confuse. Era questa la ragione per cui Aristomaco come strada per raggiungere la verità aveva individuato la filologia e quella via, col passare del tempo, si era rivelata come la migliore.
Cacciava papiri e pergamene come faceva con le sue prede, si imbeveva del loro contenuto, aggiungendo piccoli tasselli al suo quadro o trovandone alcuni, che lo mettevano sulle orme di altri tasselli ancora. Era un lavoro minuzioso, lungo e complicato, ma Aristomaco aveva tutto il tempo di cui aveva bisogno a disposizione e soprattutto, come premio, l' eternità.
<<Ma sciogliete questo mio dubbio: a voi streghe, vampiri e demoni perché sta così al cuore questa questione della Luce del Sole?>> Domandò Aristomaco cambiando posizione sulla carrozza, ora guardava fisso gli occhi chiari di Elizabeth.
<<Perché se un vampiro riuscisse in questa impresa, sarebbe la fine del mondo per tutti: umani, stregoni, streghe, demoni, lupi mannari e vampiri>> Rispose seccamente Elizabeth.
Aveva lunghi capelli scuri, un viso affilato e magro; era molto diversa da sua sorella Amanda, che invece aveva capelli corti e aurei, occhi a palla e verde mare, un ovale paffuto e roseo.
La carrozza sobbalzò, all' improvviso si sollevò in aria e gli occupanti precipitarono a terra.
La carrozza volò in aria, poi si abbatté al suolo diretta su Kerman, che tentò invano di scanzarsi, ma fu tremendamente colpito sulla testa.
Elizabeth si sollevò in fretta e distese le braccia in alto, puntando i palmi delle mani contro la carrozza, che esplose in mille pezzi.
Kerman era sdraiato a terra, privo di sensi, Selene china su di lui chiamava il suo nome scuotendolo con delicatezza. Amanda si guardava attorno e imitava i movimenti di sua sorella. Una cupola di un grigio molto chiaro si stava chiudendo tra di loro, per proteggerli. Stavano per essere attaccati e tutti loro sapevano da chi.
Aristomaco apparì danzando, i canini che sporgevano dalle sue labbra e una smorfia divertita impressa sul volto.
<<Ho di nuovo bisogno di te, Menelao!>> Disse con una piroetta.
Una forza simile solamente a quella di un toro in corso travolse quell' enorme cupola, che precipitò su chi era sotto di essa come una leggerissima pioggia. Accanto ad Amanda apparve una figura maschile, doveva essere senza dubbio un demone: aveva la pelle squamata e diafana, occhi blu elettrico, capelli dello stesso colore dei capelli raccolti in un' unica grande treccia, che gli arrivava fino ai piedi. Era vestito con un' armatura, che però gli lasciava le braccia e le gambe muscolose nude.
<<Sono tornato da te, bellezza!>> Esclamò vittorioso afferrando il polso di Amanda, che urlò e tentò di divincolarsi. Elizabeth si gettò su sua sorella, con l' intenzione di liberarla, ma Aristomaco le fu addosso, sferrandole un calcio nel ventre che la fece precipitare a terra.
Kerman lentamente riprese i sensi e si precipitò su Aristomaco, gli afferrò la testa per il mento e tentò di staccargliela. Aristomaco lasciò andare Elizabeth, saltò volteggiando nell' aria e colpì Kerman in pieno viso con un calcio.
I due vampiri iniziarono a combattere tra di loro, Kerman era molto più forte di Aristomaco. Lo scagliò a terra, poi lo sollevò da una gamba e lo spinse contro un albero, saltò su di lui e sferrò un calcio sul suo volto. Aristomaco grondava sangue e si muoveva sempre più lentamente, ormai lo scontro sembrava già deciso.
Kerman si appese ad un ramo dell' albero, lo spezzò di netto e rivolse l' estremità aguzza e appuntita in direzione del cuore di Aristomaco. In quel momento dalle sua labbra proruppe un verso simile ad una risata.
<<Poi la perderai anche tu, però>>.
Kerman capì immediatamente cosa stesse dicendo Aristomaco, infatti si voltò lentamente verso Selene e la trovò inerme: era inginocchiata davanti al demone, il quale aspettava un segnale da parte di Aristomaco per farla fuori. Kerman lanciò quel ramo spezzato dritto nel Tamigi e corse verso Selene, Menelao la fece alzare in piedi con uno strattone e la lanciò verso Kerman, che la strinse tra le braccia.
<<Impara la lezione, Kerman: mettiti ancora tra me e la mia ricerca e perderai Selene>> Disse Aristomaco mettendosi in piedi.
Kerman chiuse gli occhi e abbracciò ancora più intensamente la sua Selene.
Elizabeth ruggì rabbiosa, tentò di abbattere Aristomaco con la sua magia, ma questo le fu addosso in un secondo.
<<Dammi quei papiri e tua sorella morirà davanti ai tuoi occhi>> La minacciò con le mani strette al suo collo.
Le mani di Amanda erano trattenuto da una mano di Menelao, l' altra reggeva una spada d' argento puntata verso il suo petto.
Elizabeth scoppiò a piangere, disperatamente e senza più quella rabbia selvaggia che di solito faceva scendere l' oscurità nei suoi occhi. Ad un tratto aprì la bocca e questa si spalancò sempre di più, come un serpente che sta per ingurgitare un grosso uovo. Aristomaco affondò la sua mano in quella bocca e poi tirò con forza, reggeva finalmente i suoi papiri.
Elizabeth chiuse la bocca, stava per riprendere il suo pianto, ma le mani di Aristomaco si strinsero ancora di più e strozzarono il pianto e le ultime parole di quella strega <<Amanda, ora tocca a te...>>.
Amanda singhiozzava, Menelao se la issò sulle spalle e prima di dileguarsi salutò Aristomaco dicendo <<Il mio dovere è fatto e ho la mia ricompensa>>.
Aristomaco annuì, poi con i papiri nel suo pugno fece un inchino a Kerman e mandò un bacio volante a Selene. Prima che questo bacio raggiungesse la guancia di Selene, Aristomaco era già sparito.
Menelao adagiò Amanda sul letto, contemplando la sua bellezza. Lei osservò quegli occhi impaurita, l' amore che aveva provato per lui si ridestava come la brace di un fuoco non realmente spento. Si lasciò spogliare da quelle mani frenetiche, che la ghermivano strappandosi l' armatura.
Menelao entrò in lei con violenza, possedendola con furia. Amanda soffocò ogni gemito di dolore, mise a tacere qualsiasi sussurro di piacere che sussultava in lei.
L' amore mai estintosi per Menelao e il dolore per la morte di sua sorella erano in collisione tra di loro, come due forze incontenibili che stanno per cozzare violentemente. Ci fu un' esplosione lunga e muta, Menelao uscì dal suo corpo e si sdraiò accanto a lei.
Amanda rimase ferma sul letto, la collisione era avvenuta e i suoi protagonisti formavano in lei una forma indistinta e ordinata nel suo essere caotica. Qualcosa, però, riuscì a mettere a fuoco dentro di sé e le ultime parole di sua sorella le risuonarono come un' eco nelle orecchie, nella mente, fino al cuore.
Accarezzò il volto di Menelao, che le sorrise socchiudendo gli occhi. Una daga comparve nella mano di Amanda.
Menelao spalancò la bocca in un' espressione quasi di sorpresa, quando la lama affondò nel suo collo teso, mentre Amanda tirava la sua treccia, con la stessa determinazione con cui sua sorella aveva accolto l' ultima volontà di loro padre.
Fu però solo con la morte di Elizabeth che Selene, molti anni dopo, concluse il suo racconto ad Alessandro.

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