Cuore

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Sole sentì le dita di Alessandro correre sulla sua pelle, destandola dai suoi sogni solo per guidarla in sogni ancora più dolci, dal sapore di abbracci veri, puri e limpidi, senza traccia di paura.
Sole aprì gli occhi e il sorriso di Alessandro la travolse prima ancora dei suoi baci. Furono lunghi, pazienti e impazienti allo stesso tempo. Lasciarono che strani brividi si propagassero sulla loro epidermide, mentre i corpi pian piano si intrecciavano, combaciandosi.
Sole pose due dita sulla cicatrice di Alessandro, sentendosi terribilmente in colpa per essere stata lei a infliggerla. Lo guardò con un' espressione smarrita, sentendosi in colpa, gli occhi velati di tristezza.
Alessandro le spogliò anche gli occhi, prendendole la mano nella sua e guidandola lungo tutto il suo corpo. Il palmo della mano di Sole sfiorò i suoi muscoli, la sua pelle fredda e tesa, poi si fermò sul suo collo e disegnarono cerchi su quegli occhi azzurri.
Alessandro le cinse delicatamente i fianchi, la portò su di sé, lasciò che il calore di quel corpo vivo riscaldasse la freddezza del proprio e poi si strinse così forte al suo petto, che per un attimo il cuore di Sole palpitò per due corpi.
Mosso solamente dal desiderio, si trovò in lei e un raggio di piacere si irradiò sul volto di Sole.

Cosmo chiamò Filippo per l' ennesima volta. Fremeva di rabbia e batteva il piede destro per terra. Cercavo di mettersi in contatto con lui da quella mattina e dapprima aveva trovato il telefono pronto solamente a squillare a vuoto e poi addirittura spento, irraggiungibile. Una parete di ghiaccio invalicabile.
Azzurra era accanto a lui, in sella allo scooter. Il cancello di Filippo si ergeva davanti a loro, invalicabile anch' esso, in quanto dei Santacroce non vi era alcuna traccia.
<<DOVE DIAVOLO È?>> Tuonò Cosmo chiudendo ancora una volta il telefono. Avrebbe volentieri steso Filippo a terra con un gancio.
<<Io direi di aspettare qui. Prima o poi torneranno a casa>> Propose Azzurra, con calma. Cosmo si guardò l' orologio al polso, erano quasi le 18:30. Scagliò un piccolo sasso con un calcio, poi si tuffò le mani in tasca e iniziò a fare avanti e indietro dinanzi a quel cancello, che sembrava insensibile verso i suoi angosciosi tormenti.
Azzurra si umettò le labbra, poi con una vocina timida e attenta tentò di nuovo di far ragionare Cosmo <<Credo che sia molto più sensato andare dalla polizia. Cosa vuoi che possiamo fare noi e Filippo?>>.
Cosmo le rispose con uno sguardo freddo, uno di quei sguardi che zittiscono e troncano. Dovevano aspettare Filippo. Il loro eroe. Il guerriero di cui egli si fidava ciecamente. L' amico che li salvava sempre da tutto e tutti. L' eroe accanto al quale Cosmo si sentiva sempre al sicuro. Azzurra capì che non aveva speranze di averla vinta su Cosmo, non in questo caso. Si slacciò il casco e rimase ad aspettare. Una fredda folata di vento li investì, lei rabbrividì. Ormai l' autunno era iniziato, si stava già posando su ogni cosa: sulle foglie, che ingiallivano, sulla superficie del vento, che diventava freddo, persino sul Sole, che già tramontava.

Sole si ancorava alle spalle di Alessandro, mentre con movimenti simile alle onde che si abbandonano con la forza e tenerezza alla battiglia, si muoveva su di lei. Le sue gambe erano strette al suo bacino e le unghie delle mani non potevano non affondare in quella carne muscolosa e bianca. Alessandro si fermò, solo per un momento, lasciò per un momento quella danza che ballavano con le loro braccia e sprofondò negli occhi di Sole. Allora, lei lo guardò per la prima volta e non si soffermò solamente ai suoi occhi chiari, ai capelli scuri e ricci, al petto muscoloso e con una leggera peluria. Non si fermò a quelle braccia forti e virili, ne' alle mani così dannatamente belle con quelle vene. Andò oltre tutto questo, andò dritto a quel cuore fermo da secoli, quel cuore che avrebbe conosciuto solamente eternità, quel cuore che ora si apriva all' amore come un fiore che finalmente sboccia dopo tantissimo tempo. Quel cuore che ora la coglieva in sé, richiudendosi per proteggerla.
E furono le stesse cose che Alessandro scoprì negli occhi di lei.

Gabriele sfrecciava con la sua auto, accanto a sé sedeva sua moglie, dietro suo figlio, Tommy ed Helen. Erano i primi Nuovi Angeli della Luce ad essere arrivati. Tommy era poco più di un ragazzino, dal fisico atletico, una faccia vispa e folti e disordinati capelli castani. Helen, invece, era una donna straordinariamente alta, con un viso sottile come il suo corpo, la carnagione nera e treccioline che le giungevano fino alla vita. Erano entrambi inglesi.
Tommy parlava continuamente, in perfetto italiano, era un fiume in piena capace di travolgere con una quantità impressionante di parole pronunciate a raffica. Rachele e Gabriele gli rispondevano con monosillabi, Filippo ed Helen restavano zitti e silenziosi. Il primo guardava fuori dal finestrino, la seconda con le lunghe e magre mani intrecciate sul grembo aveva gli occhi fissi su di esse.
<<La mia ragazza crede che sia fuggito con un' altra>> Raccontava allegramente gesticolando e scuotendo la testa, al centro tra Filippo e Helen <<Ovviamente quando tornerò in Inghilterra, inventerò qualcosa. Non posso di certo dirle la verità!>>.
Nella testa di Filippo non vi era traccia di un "dopo", solamente del momento in cui avrebbero ritrovato Sole. Gabriele escludeva il "dopo" in maniera secca, impugnava saldamente il volante e correva lungo un "prima", ovvero una lunga attesa in realtà troppo breve.
<<Cavoli, sono già le 19:00!>> Esclamò Tommy guardandosi l' orologio al polso.

Cosmo spiò ancora una volta tra le grate del cancello di Filippo. Non vi era segno di vita, Azzurra era ancora appollaiata sul motorino, con il viso sprofondato tra le braccia incrociate. Cosmo imprecava ancora, percorrendo il marciapiede avanti e indietro. Si fermava di tanto in tanto di fronte ad Azzurra, i due si guardavano impotenti e Cosmo riprendeva a misurare con passi nervosi il cancello di Filippo.
Il Sole era tramontato, non restava che qualche raggio, come se il Sole si stesse aggrappando all' orizzonte per non scomparire del tutto. Un falco planò su di loro e lanciò un verso acuto, Azzurra alzò velocemente lo sguardo verso il cielo. Il falco era svanito.
Cosmo fissava un punto alle sue spalle, quando Azzurra si voltò vide una figura camminare lentamente verso di lei.
Era una sagoma massiccia, avanzava con passo pesante ed era completamente eclissata dal buio. Sembrava un' ombra.
<<Salta su, Cosmo! Salta su!>> Urlò Azzurra, mettendo in moto.
Ora la figura sinistra correva. Un lampione riuscì di illuminare, anche solo se di sfuggita, il Bovino.
Cosmo si era imbambolato.  
<<FORZA, COSMO! SBRIGATI!>>.
Cosmo si destò, balzò sul motorino dietro Azzurra, che accelerò puntando dritta contro il Bovino.
Fiumi di bava tremolavano gocciolando dal ghigno feroce delle sue labbra. Azzurra si sentì una folle. Il Bovino non si spostava, perciò furono costretti a schivarlo, ma lui si avventò su di loro.
Azzurra si ritrovò a strisciare sull' asfalto, schiacciata sotto la mole del Bovino.
<<Azzurraaaaa!>> La chiamò Cosmo. Rotolò per terra e si sollevò sui gomiti. Il Bovino incombeva su Azzurra. Vedeva solamente una sua mano che ai agitava sempre più debolmente.
Cosmo imparò a guidare un motorino in quel momento: lo risollevò, mirò al Bovino, che gli dava le spalle, si schiantò su di esso e si ritrovò a librarsi per aria prima di schiantarsi contro un albero.
Azzurra era per terra, piangeva, il sangue le sgorgava copiosamente dal collo. Cosmo corse verso di lei, nonostante la gamba destra gli pulsasse dolorosamente.
Il Bovino li fissava con rabbia crescente, con le mani spalancate pronte a balzare su di loro. Cosmo si gettò su Azzurra, coprendo il suo corpo con il proprio per proteggerla.
Qualcosa lo afferrò per i pantaloni e lo scaraventò in aria.
Non toccò nuovamente il suolo, una mano gli artigliava il collo.
Era sospeso davanti agli occhi porcini e selvaggi de Il Bovino.
Il suo fiato sapeva di sangue. Sangue di Azzurra. Tra poco avrebbe avuto anche il sapore del suo sangue.
Affondò le unghie nella mano de Il Bovino. Avrebbero perso tutti: Cosmo avrebbe perso la vita, Azzurra anche, Filippo Sole.
Il Bovino strattonò Cosmo, lo avvicinò al suo collo e poco prima che potesse affondare i canini nel collo della sua preda, fu accecato da dei fari abbaglianti.
Cosmo rise. Che scemo che era, non aveva previsto che prima o poi sarebbe arrivato, il loro eroe.
Filippo li stava salvando.


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