Sole non sarebbe mai riuscita a riconoscere suo cugino Filippo, se egli non glielo avesse rivelato. Aveva subito lo stesso tipo di cambiamento che porta un bruco ad essere una farfalla, una tela ad essere un quadro, un cielo ad essere un tramonto. Sole non lo vedeva da pochi anni e l' ultima volta lo aveva lasciato, che era un ragazzino obeso, con capelli biondi appiattiti sul capo, occhi incorniciati in ingombranti occhiali con lenti molto spesse. Un ragazzo in pratica reso goffo da un corpo sproporzionato e da una timidezza, che era soltanto la punta dell' iceberg di quella vertiginosa montagna, che era la sua insicurezza.
Perché la metamorfosi non era intervenuta solamente su quella superficie così grezza e sgraziata, ma aveva scavato come un bisturi anche in profondità: riuscendo a estirpare tutti quei nemici che assediavano Filippo fin dalla sua nascita. Erano crollati quindi, come roccaforti di un invasore ormai vinto, il suo costante sentirsi inadatto, il suo senso di inferiorità rispetto a tutto e a tutti, il tormentoso e perenne assillo del senso di colpa, l' insaziabile imbarazzo, l' usurpante frustrazione di sognare la vita di un altro, la chiassosa assenza di una piena accettazione. Tutti questi elementi perturbatori ed altri ancora più deformanti ancora erano stati ostracizzati con veemenza da Filippo, forse inseguiti e cacciati con vangate e sassate dallo stesso Filippo.
Tutti i tasselli che componevano la sua insicurezza erano stati demoliti, ridotti in polvere sotto le piedate di chi aveva troppo a lungo subito da essi ed era stato proprio questo meritato riscatto ad iniziare Filippo alla sicurezza, facendogli assaporare il dolce nettare della fiducia in se stessi, inebriandolo e viziandolo con tutti i trofei conquistati durante questa rivincita: la bellezza, la cura personale, l' apertura verso gli altri mirata alla seduzione degli altri, l' ironia per abbagliare, la determinazione, l' ambizione, la spavalderia, la fierezza.
In poche parole, Sole aveva lasciato un ragazzino in carne, introverso, taciturno e insignificante e al suo posto aveva trovato un giovane uomo dal fisico atletico e allenato, estroverso e carismatico, intelligentemente loquace, l' unico cigno in un laghetto di anatre.
<<Con noi ti troverai benissimo, Sole!>> Le assicurò Filippo, mentre fuori dallo studio del medico Sole aspettava con lui suo zio. Filippo era riuscito a convincere sua cugina a ricapitolare, tornando mogia mogia in ospedale con la promessa che sarebbe uscita al più presto dall' ospedale.
Zio Gabriele era nello studio del medico per tentare di persuaderlo a dimettere in giornata stessa Sole.
Dapprima il medico si era dichiarato assolutamente in disaccordo, infatti dall' interno dello studio erano pervenuti toni accesi e arrabbiati, ma adesso le voci dei due uomini si erano placate.
<<Quello che neppure fiatava un tempo ero io>> Ironizzò Filippo, ma pure questo suo tentativo di interagire con Sole si scontrò con un insormontabile muto fallimento. Due ragazzine ridacchiavano in lontananza, indicando Filippo. Erano passate di lì per caso, ma quando avevano adocchiato Filippo si era fermate, poste a debita distanza e iniziato a scambiarsi commentini sulla sua bellezza. Filippo ovviamente se n' era accorto e di tanto in tanto lanciava occhiolini alle due ragazzine, che li accoglievano come se fossero proposte di matrimonio.
<<Senti, capisco il tuo dolore, ma potresti provare a farlo ogni tanto un sorrisino, guarda ti faccio vedere come si fa...>> Filippo si sedette accanto a lei, Sole provò a indirizzare il suo sguardo da tutt' altra parte, ma lui le voltò verso di sé il viso ponendole una mano sotto il mento.
<<Guarda me>> Le disse.
<<Devi sollevare le estremità delle labbra verso l' alto. All' inizio ti conviene fare leva prima su un lato e poi sull' altro, magari quando avrai fatto più pratica potrai cercare di alzare tutt' e due contemporaneamente>> Con fare buffo mimò quanto aveva appena finito di spiegare, ora una lunga virgola campeggiava sul suo volto e Sole per la prima volta dopo tanto tempo si trovò a fare i conti con la spontaneità di una risata, che però riuscì a trattenere.
Senza rinunciare a quella riga curva sul volto, Filippo continuò imperterrito <<Lezione numero 2: separare il più possibile le labbra e mostrare tutti i tuoi denti>>. Il suo volto ora era davvero troppo divertente, aveva chiuso gli occhi e spalancato una fila di denti lucidissimi.
Sole fu travolta da una valanga, a cui non seppe fare fronte nemmeno contrapponendole tutto il dolore che la soffocava.
Fu come se quella risata le avesse fatto schiudere i polmoni, facendola respirare dopo giorni che boccheggiava in una bolla di sofferenza.
Filippo la seguì in quella risata e quando il medico aprì la porta del suo studio, risoluto a trattenere ancora un po' Sole, si ritrovò davanti due ragazzi che ridevano a crepapelle, tenendosi la mano in quella che è l' azione con cui davvero ci si ribella al male che domina la vita: esseri felici, anche solo se per un attimo.
E quell' attimo fu davvero solo un attimo, ma fu tantissimo per Sole. Lo scrosciare delle risate era finito, si erano conclusi pure i suoi strascichi. La cappa di sofferenza che le ottenebrava il cuore era ancora lì, non era cambiato nulla, ma c' era finalmente una luce in fondo al tunnel, c' era finalmente un embrione della speranza ed era in quella stretta di mano. Era nella scoperta di avere finalmente un alleato.
Il dottore firmò in quello stesso momento le dimissioni di Sole, convinto che non le servissero più le sue cure e in un baleno Sole sedeva nella fuoriserie di zio Gabriele, accanto a suo cugino.
<<Quando fui bocciato, ero sicuro che andare in classe con quelli più piccoli di me di un anno sarebbe stata una grande fortuna ed eccola qui: saremo compagni di classe!>> Annunciò entusiasta Filippo.
Sole accennò un rapido sorriso. La vita sarebbe ricominciata daccapo, anche se totalmente diversa rispetto a quella di prima e con un' enorme voragine dove un tempo c' erano suo padre, sua madre e Angelo. La nuova vita la sballottolava da un lato all' altro, come quando si viaggia in piedi su un camion che va a tutta velocità su una strada sterrata, facendoti vacillare e agrappare a qualsiasi cosa le tue dita riescano ad afferrare.
Sole sperò che suo cugino si rivelasse un buon sostegno per non farla cadere, di nuovo. Bastava che con la mente vagasse verso la sua famiglia, che il dolore le artigliava di nuovo il petto. Avrebbe voluto dormire per sempre senza sognare. Avrebbe volentieri smesso di esistere.Suo zio abitava appena fuori città, in una villetta a due piani. Era un ingegnere e i soldi non mancavano affatto in quella famiglia. Attraversarono con l' auto in giardino recintato con alte siepi e si fermarono proprio dinanzi alla villa, vestita da cima a fondo di marmo bianco.
Zia Rachele aspettava davanti alla porta, con addosso un lungo e accollato vestito bordot.
Non era di Matera, Sole non sapeva di dove fosse esattamente. Era una donna dalla bellezza austera e fredda, come un' alba sui ghiacciai: aveva i capelli biondi raccolti in un tuppo alto sulla nuca, due sottili occhi grigi incastonati in un volto affilato e spigoloso, apice di un corpo magro e allungato come una stalattite.
Nonostante l' apparenza, accolse Sole con una calda gentilezza allargando le braccia in un ampio abbraccio.
<<Benvenuta Sole>> Premette a lungo le sue labbra sulla fronte della nipote <<Siamo stati tutti in pensiero per te, ma ora per fortuna sei qui. Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo lavorare sul presente per forgiare il futuro>>.
Aveva una voce calda, in netto contrasto con il suo aspetto da donna fredda.
<<Prima di mostrarti la tua camera, voglio ridarti un oggetto che ti mancherà certamente moltissimo>> Disse estraendo qualcosa da una tasca del suo lungo vestito.
La collana a forma di lucciola scintillava tra le dita di zia Rachele, illuminando di argentei bagliori il volto di Sole.
<<Conosco perfettamente il valore che ha per te questa collana, dopo l' incidente ho fatto di tutto per recuperare questa collana e l' ho conservata per te. Ora torna alla sua legittima proprietaria>>.
<<Grazie zia>> Le lacrime salirono nuovamente agli occhi di Sole, che percepì quasi il tocco di suo padre nel prendere quella collana tra le mani. La legò con cura e la tenne su di sé, come un portafortuna o una torcia con chi percorrere una galleria buia.SE LA STORIA TI PIACE, LASCIA UN LIKE E COMMENTA.
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La Luce Del Sole
VampireNiente per un vampiro è più temibile della luce del Sole. È una carezza pericolosa, capace di segnare la fine di chi è destinato all'eternità. Eppure, c'è chi è riuscito a cristallizzarla, forgiando l'arma con cui sconfiggere i vampiri. Come ogni ar...