Coltello

11 2 1
                                    

Fuori diluviava, la pioggia scrosciava copiosa e senza sosta, i fulmini tagliavano il cielo scuotendo ciò che si estendeva sotto di esso. Lucia osservava tutto ciò dietro ad una finestra spalancata sulla notte, con un maglioncino rosso che la vestiva e un pantaloncino molto corto che la scopriva.
Si sentiva a suo agio con la pioggia, d' altro canto aveva incontrato Takijiro proprio mentre imperversava un temporale. Lei e lui erano luce e lampi, capaci di fendere il cielo e colpire la Terra.
Sentì le mani di Takijiro sui suoi fianchi, mentre con la bocca cercava il suo collo, correndo senza fretta verso le sue labbra.
Takijiro la voltò energicamente verso di sé, proprio in quell' istante un rumorosissimo tuono si gettò lì vicino, inchinandosi ai loro piedi.
Si possedettero lì stesso, con la pioggia che abbracciava i loro corpi nudi, freddi come la morte, caldi come il fuoco.
Takijiro entrava e usciva furiosamente da lei, mentre Lucia si aggrappava alla finestra spalancata. Il corpo di Takijiro era un vulcano di muscoli, animati dal movimento animalesco e grintoso con cui si univa e si scioglieva da quella tenero e apparentemente fragile di Lucia.
Quando conclusero, si ritrovarono avvinghiati sul pavimento, le gambe di lei chiuse in una morsa stretta sul bacino di lui. Fuori aveva smesso di diluviare e zampillavano soltano delle leggere gocce.
<<Sono molto preoccupata per mio fratello>> Rivelò Lucia, scavalcando il corpo massiccio di Takijiro e stendendosi al suo fianco. Il pavimento polveroso e rovinato era il letto che accoglieva le loro coccole.
<<Come mai?>> Takijiro passò un braccio attorno alle spalle esili di Lucia.
<<È molto strano ultimamente. Passa molto tempo lontano da qui ed è sempre molto misterioso. Secondo me nasconde qualcosa>>.
<<Cosa potrebbe nascondere? Io, invece, credo che sia solamente molto stanco di stare qui. Kerman ci ha coinvolti tutti in una guerra, che interessa appena lui e Selene. Questo Aristomaco vuole la Luce del Sole? Che la prenda pure>>.
Lucia allarmata si guardò attorno, ma per fortuna ne' Kerman ne' Selene erano nei paraggi.
<<E poi sai cosa penso?>> Continuò imperturbabile Takijiro <<Noi abbiamo scelto lo schieramento sbagliato. Dovremmo lottare con Aristomaco, aiutarlo a distruggere ciò che cerca, fare della Luce del Sole un nostro vecchio ricordo. Ci compenserebbe sicuramente e soprattutto noi vampiri finiremmo di restare nascosti, nell' oscurità, perché essa avvolgerebbe tutto l' universo>>.
Lucia osservò Takijiro, lo abbracciò intensamente, rotolando sul suo petto e fissando gli occhi in quelli di lui <<Io non sono d' accordo. Noi non dovremmo essere in alcun schieramento. Dovremmo essere solamente io e te, lontani da tutto e da tutti. Sono stufa di fare quello che mi impone Kerman e non vorrei diventare la nuova domestica di nessuno. Io vorrei stare solo con te>>.
Takijiro la baciò impetuosamente, lei si lasciò naufragare tra le sue labbra e poi staccandosi da esse, disse risoluta <<Voglio scoprire cosa sta accadendo a mio fratello. Non mi importa nulla di lui, per me può anche morire, ma se ciò che nasconde ha a che fare con la Luce del Sole, saremo ad un passo dalla fine di tutto. Promettimi che mi aiuterai>>.
Takijiro avvertì nelle viscere il suo spirito guerriero rumoreggiare. Era vero che l' indole che si aveva durante la vita mortale si acuiva dopo la vampirizzazione.
Sognava una battaglia, uno scontro, una guerra. Accarezzò il viso bello e dolce della sua creatrice, la sua signora, la sua dea. I suoi occhi grandi, chiari e da bambina erano sospesi sul suo volto, in attesa di una risposta o meglio, della risposta che Takijiro doveva ancora affidare alla sua voce, ma già comunicato con il bacio che impresse sulle labbra morbide e carnose di Lucia.

Sole si fermò nel salone, di fronte a quel lungo arazzo, che ricopriva quasi tutte le pareti. Era una storia che si sviluppava interamente per tutto il perimetro del salone: l' incipit era costituito da un gruppo folto di gente, tra cui soprattutto uomini anziani e vestiti da religiosi, con lo sguardo sollevato verso la volta celeste, mentre altri erano concentrati su pergamene e mappe; sui margini vi erano cavalieri e dame eleganti, che osservavano con molta attenzione il gruppo di religiosi: i cavalieri erano armati fino ai denti e le dame stringevano le loro mani al petto.
Sulla seconda parete, invece, andava a fuoco una città: si vedevano, sotto una luna indifferente e fatta di ghiaccio, le mura alte della città in fiamme, mentre una donna lanciava un urlo disperato verso il cielo, con il bambino morto ancora aggrappato al petto, un cadavere ai suoi piedi ed esseri con il volto demoniaco disseminati in ogni dove. Accanto a questa parete, si apriva un' altra scena, le mura della città erano le stesse, ma non vi erano più fiamme ne' fumo: un sole immenso splendeva nel cielo e quei demoni fuggivano con i volti deformati dal dolore; nell' ultima parte di questo arazzo troneggiava un sole luminoso, a cui tutti tendevano le braccia presi come da un' estasi, additando trionfanti quel sole che si innalzava sulle alture.
Erano passati ormai cinque giorni da quando si era risvegliata in quella casa, dove era in compagnia solamente di mille paure e di mille domande. Che ci faceva lì? Che voleva quel ragazzo da lei? Fuori si sentiva il cielo brontolare e la pioggia che infuriava. Continuò a errare senza meta in quella casa. Aveva cercato per tutta la casa un' uscita. Non l' aveva trovata. Aveva cercato disperatamente di aprire le tapparelle. Era impossibile. Aveva in ogni modo provato a urlare fino a sgolarsi, sperando che qualcuno la sentisse. Non l' aveva sentita nessuno.
Salì al secondo piano, entrò in camera sua e si distese sul letto. Si sentiva sull' orlo di un precipizio, chiuse gli occhi il più possibile e restò immobile, le mani che afferavano le lenzuola stringendole come se si aggrappasse per non precipitare.
Udì dei passi sul parquet, lasciò andare le lenzuola, che si ritrassero tutte stroppicciate.
I passi percossero tutto il corridoio e poi a loro subentrò lo scroscio dell' acqua.
Sole si alzò rapidamente dal letto e si mise a quattro zampe sul pavimento, estrasse da sotto al letto il coltello da cucina appuntito, che aveva nascosto lì per una buona occasione e accolse con gioia la buona occasione.
Era scalza e abituata fin da piccola a non fare rumore, fin da quando si nascondeva per far spaventare suo fratello.
Attraversò silenziosa come un gatto il corridoio e si appiattì contro la porta del bagno. Era socchiusa e infilò i suoi occhi per guardarci dentro.
Vedeva la schiena nuda di Alessandro e i suoi ricci bagnati. Si voltò di profilo e la bellezza del suo viso la meravigliò ancora. La barba rendeva ancora affascinante il suo volto, mentre l' acqua scorreva sul corpo tonico, virile e forte. Alessandro fuoriuscì dalla doccia e Sole per pudore si ritrasse, arrossita in viso per aver rivelato la sua nudità. Lo sentì fischiettare, mentre si asciugava e quando quasi intimidita sbirciò ancora, lo trovò con un asciugamano stretto in vita. Era bellissimo, Sole si sporse ancora un po', urtando accidentalmente la porta.
Fece un balzo improvviso e pregò che non facesse rumore o che per lo meno lui non ci desse peso. Fu esaudita: la porta si mosse appena e lo fece con un lieve sibilo. Il suo cuore batteva a mille, era l' unico suono oltre al fischiettare di Alessandro.
Sole si sporse di nuovo, la luce cadeva dolcemente sulle sue spalle muscolse ed era un pallido raggio rispetto agli occhi azzurri di Alessandro.
Sole si domandò come mai dovesse essere così maledettamente bello, poi si diede della stupida per essersi posta questo interrogativo.
Alessandro ora le dava le spalle, era il momento giusto. Sole sollevò la mano che impugnava il coltello, contò fino a tre, poi fino a dieci e poi si ritrovò a correre verso Alessandro.
<<Avresti almeno potuto aspettare che uscissi dal bagno>> la immobilizzò lui, iniziando a pettinarsi i ricci <<Non mi imbarazza farmi vedere nudo da te, ma è una questione di rispetto. Tutto qui>>.
Sole lo puntò con il coltello e si gettò su di lui. Non aveva intenzione di ucciderlo, solamente di obbligarlo a rispondere alle seguenti domande: che voleva da lei. Perché l' aveva rapita. Chi era davvero. Se c' entrava con la morte dei suoi. Dov' era l' uscita.
Si illuse di avercela fatta, ma Alessandro le avvolse un braccio attorno alla vita, paralizzandola tra il suo petto e il lavandino del bagno.
Tuttavia, Sole aveva ancora il braccio libero, tentò di affondare il coltello nella schiena di Alessandro, ma la paura si era impossessata di lei. La mano tremante lasciò cadere il coltello, che scalfì la pelle di Alessandro e poi piombò nel vuoto.
Sole scoppiò a piangere, Alessandro l' abbracciò.
<<Va tutto bene>> Le disse dolcemente, prima di lasciarle un tenero bacio sulla fronte.
Le loro labbra erano vicinissime e i loro occhi si immergevano gli uni negli altri.
Sole sentiva il petto nudo di Alessandro sul cuore che adesso ritornava alla calma a poco a poco, ebbe quasi un movimento involontario e con le dita sfiorò lì dove era caduta la punta del coltello. Sentì il sangue ricambiare la sua carezza.
<<Non volevo ferirti>> Disse <<Voglio soltanto sapere che ci faccio qui, che vuoi da me e se un giorno potrò essere di nuovo libera>>.
Alessandro si alzò, inizialmente intrecciò le dita a quelle di Sole, poi pose le mani sul suo volto.
<<C' è chi vuole farti del male, Sole, molto male>>.
<<Perché?>> Biascicò Sole, il terrore diffuso nel suo petto.
Alessandro non rispose.
<<C' entra la morte della mia famiglia?>>.
Alessandro lentamente annuì.

SE LA STORIA TI PIACE, METTI MI PIACE E COMMENTA.

La Luce Del SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora