Amanda camminava lentamente, appoggiandosi alla parete ruvida di vecchi edifici. Di tanto in tanto si portava una mano sul ventre gonfio, che sembrava quasi vibrare, mentre da qui profonde e violente fitte si diffondevano in ogni dove. Si trascinò ancora a lungo, di tanto in tanto si soffermava, cercava di prendere fiato, vincere il dolore e fare qualche altro passo.
Una porta si schiuse da sola, rivelando una luce chiara e luccicante. Amanda accelerò il passo e si gettò oltre quella porticina di legno, con sulla superficie tortuose crepe lanciate in un' immobile corsa.
Il dolore divenne ancora più lancinante, la vista di Amanda si fece sempre più appannata e il suo corpo si piegò su se stesso. Sarebbe precipitato lungo quel pavimento rivestito di paglia, se un letto non fosse lì apparso improvvisamente.
<<Non saresti dovuta venire qui da me, non voglio avere guai con quel vampiro>> Chi aveva parlato osservava, ai piedi del letto, l' esanime Amanda contorcersi per la sofferenza.
Era una donna molto anziana, con la pelle aggrinzita, grigia e incartepecorita; sul suo viso arciglio e magro si diramavano lunghe e spesse trecce giallognole, che ricadevano su un corpo robusto e tozzo rivestito da una tunica sporca e maleodorante, che le copriva i piedi.
<<Ho bisogno di te, Ecate>> Riuscì a dire con un filo di voce Amanda, mentre il dolore si cristallizzava su suoi occhi sottoforma di lacrime.
La vecchia strega si accorse solamente in quel momento che quella giovane donna era incinta, studiò attentamente il suo ventre, mentre espressioni di repulsione e di disgusto si susseguivano su quel viso sgradevole.
Un pensiero attraversò come un fulmineo lampo i suoi occhi neri e lucidi come scarafaggi, rendendoli ancora più scuri.
Quando parlò, la voce sgorgò bassa e sospettosa <<Il padre non sarà mica Menelao, il demone?>>.
Il terrore tuonò così fortemente, che riuscì a mettere in fuga i dolori di Amanda. Guardava la vecchia Ecate, con le mani che proteggevano il suo stesso ventre, gli occhi chiari e dolci tremavano impauriti sotto il peso di nuove lacrime.
Ecate ebbe in questo modo quella risposta che temeva così tanto. Puntò un dito avvizzito e contorto verso la porta e prese a cacciare quella donna urlando con una voce animalesca <<Devi immediatamente lasciare la mia casa! Non partorirai mai un mostro sotto il mio stesso tetto, alzati e sparisci il prima possibile o userò la mia magia per farvi fuori entrambi!>>.
Ma Amanda non si mosse, anzi rimase pietrificata su quel letto, con le mani giunte e infinite suppliche da biasciare. La vecchia strega si maledisse per la sua eccessiva bontà, si lasciò cadere sul letto ed esaudì le preghiere di Amanda posando le sue brutte e rugose mani sulle tempie morbidi e rosee di quella giovane.
Corse verso il suo paiolo, sollevando la lunga tunica che minacciava di farla inciampare ad ogni passo. Armeggiò con vari ingredienti, gettandoli nel calderone di rame seguendo un ordine ben preciso che scandiva con suoni gutturali simili a quelli che può fare un grosso animale nel fondo di una caverna. Infine, immerse una piccola fiala dalla forma affusolata di vetro in quel liquido violaceo che bolliva e la offrì alle labbra socchiuse di Amanda.
Un sapore dolciastro e sgradevolissimo si diffuse nella bocca di Amanda, aggredendo gli spasmi dolorosi e il terrore, che ancora la assediava. Ecate guardò gli occhi di Amanda sprofondare sempre più lentamente in una calma, che immobilizzò il corpo della giovane come se fosse un cadavere, dopodiché la spogliò come se fosse una bambola e affondò le mani nella sua vagina.
Estrasse da lei un piccolo fagottino con molta violenza, come se fosse un' erbaccia che infestava un prato rigoglioso e lussureggiante.
Un grido riempì la stanza, mentre Amanda si rianimava di colpo, con i dolori che riesplondevano nuovamente in lei con ancora più intensità. Stelle si scollarono dal cielo precipitando nell' aria, terremoti scossesero ogni cosa, vulcani eruttarono lava incandescente e una nube nerastra circondò la Luna, eclissandola totalmente, mentre aquile e falchi volarono in un unico sciame schiantandosi tutti assieme in un lago, che pareva fatto di sangue.
Gli occhi di Ecate si fecero ancora più affossati, fece cadere quel neonato sul letto, esterrefatta e impaurita.
Amanda raccolse suo figlio tra le braccia, non piangeva, ma guardava con i suoi occhi azzurri il volto della madre.
<<Dobbiamo ucciderlo immediatamente>> mormorò Ecate, portandosi le mani tremanti al petto.
<<È un mostro, la sua forza crescerà sempre di più e o non saprà dominarla neanche lui o la userà per commettere le azioni più crudeli. Dobbiamo ucciderlo prima che possa uccidere lui noi>>.
Amanda guardò suo figlio. Una leggere peluria dorata ricopriva il suo viso rotondo e paffuto, mentre con le sue manine cercava di accarezzare il volto della madre. Avrebbe ucciso pur di proteggere il suo bambino.
Ecate continuava a parlare nervosa e agitata <<È il figlio di un demone e di una strega. Sarà un essere pericoloso, temibile! La sua componente demoniaca lo trasformerà in un essere spregevole e senza scrupoli. Se non lo fermiamo adesso, nel giro di poche ore potrà ridurre entrambe in polvere....>>
<<No>> Disse Amanda risoluta, spostando gli occhi dal bambino a Ecate. Lo sguardo non sembrava assolutamente appartenere a quello della ragazza, che pochi attimi prima era sopraffatta dalla paura e dai dolori. Ora Amanda attraversava chi le stava di fronte con una sicurezza e una forza inimmaginabili, capaci di togliere il respiro e di stritolare.
Ecate tentò di parlare ancora, ma un qualcosa di invisibile sembrò afferrarle la gola, sollevandola nell' aria e capovolgendola. Agitava le braccia e le gambe, mentre il suo corpo galleggiava silenziosamente nell' aria, librandosi sul pavimento e ruotando proprio sopra il calderone ancora pieno. Le lunghe trecce scivolarono rapidamente in quel liquido, poi fu il turno della sua faccia. Amanda strinse forte il suo bambino tra le braccia, vezzeggiandolo e cullandolo, mentre Ecate finiva di sprofondare in quel calderone, morta.
Amanda uscì da quella misera casa, cantando una dolce ninna nanna al bambino, che iniziava ad appisolarsi. Pensò a Menelao, a quanto l' aveva amato e a come lo aveva ucciso. Pensò a suo padre che la convinse a lasciare quel demone e infine pensò a sua sorella Elizabeth. Aveva sempre invidiato la sua determinazione e la sua forza, sentendosi sempre così dannatamemte debole e vulnerabile al cospetto di una sorella combattiva e quasi indistruttibile. Eppure, Elizabeth era stata distrutta. Uccisa proprio da Menelao, che si era alleato con Aristomaco per riprendersi lei, Amanda, strappatagli dal padre.
Tracciò nella sua mente questo maledetto e fatale cerchio, mentre il figlio dormiva ormai placidamente con le labbra semiaperte e una manina tra i capelli della madre. Avrebbe protetto suo figlio, protetto da tutti, compreso se stesso. Non era più la strega debole e sciocca di un tempo, era cambiata ora, era stata capace di uccidere Menelao, che nonostante tutto amava, e di assassinare una vecchia strega, che l' aveva addirittura aiutata a partorire. Ora doveva solamente radunare le ultime forze per compiere un' azione ancora più difficile. Imboccò un sentiero tortuoso, inoltrandosi in una ripida discesa. Costeggiava una parete rocciosa, dove si aprivano profondi antri cavernosi. Ne scelse uno quasi a caso, vi entrò e si diresse verso la sua estremità.
Adagiò il bambino per terra e si accoccolò accanto a lui. Accarezzò il petto che si alzava e abbassava dolcemente. L' Amanda del passato avrebbe pianto, l' Amanda del presente restò impassibile, mentre suo figlio diventava pietra sotto il tocco della sua mano.
Uscì da quella caverna e lì fece germogliare un pioppo, dopodiché una nuvola fosca discese su di lei e sparì portandosela via.SE LA STORIA TI PIACE, METTI MI PIACE E COMMENTA.
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La Luce Del Sole
VampireNiente per un vampiro è più temibile della luce del Sole. È una carezza pericolosa, capace di segnare la fine di chi è destinato all'eternità. Eppure, c'è chi è riuscito a cristallizzarla, forgiando l'arma con cui sconfiggere i vampiri. Come ogni ar...