《Ti ho pensato》

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"Perché sei tornato solo ora?" Chiedo cercando di far uscire le parole dalle mie labbra.

"Non ti ha raccontato niente di me, vero?" Chiede con tono rassegnato dopo aver preso un bel respiro.

"Solo che te ne sei andato quando hai scoperto di me" proseguo dopo essermi seduta accanto a lui sul divano.

Nessuno dei due ha il coraggio di guardare l'altro.

"È stata lei a tenermi lontano da te."

"Come?"

"Quando ho scoperto che fosse rimasta incinta, mi trovavo a Londra per lavoro. Era già al terzo mese, ma non fu lei a dirmelo, bensì il mio migliore amico, Alan, senza nemmeno pensarci su ho preso un aereo e sono tornato a casa, ma tua madre ha deciso di chiudermi fuori dalla sua vita senza darmi spiegazioni.
Ho provato ad avere un minimo di contatto con te, ma qualsiasi cosa facessi lei riusciva a tenermi lontano. Il gesto peggiore è stato denunciarmi per molestie, così da essere sicura che non potessi vederti."

"Quindi tutto questo tempo..."

"Sono stato in carcere. Mi hanno rilasciato qualche giorno fa per buona condotta." Finalmente punta il suo sguardo su di me.

Mi porto una mano alla bocca. Non posso crederci. Non posso credere che tutto questo sia vero!

"Ho passato tutto il tempo in quello schifo a pensarti. A pensare come fossi non solo fisicamente, ma soprattutto caratterialmente, volevo sapere se avessi preso qualcosa da me. Ho riflettuto tutti questi anni a cosa ti avrei detto se fossi riuscito ad incontrarti...ed ora che ti ho trovata...mi sembra un sogno.
Finché ero là ti ho scritto delle lettere, ma immagino tu non le abbia mai ricevute..."

"I-io..."

"Non essere arrabbiata con tua madre, credeva mi fossi allontanato a causa sua."

"Ed era così?"

"No, certo che no. Io l' amavo davvero. Ero l'uomo più felice del mondo al suo fianco. E se solo non mi fossi allontanato da lei per quello stupidissimo lavoro, ora saremmo tutti felici."

"Forse..."

"Ehi, non commettere il mio stesso errore. Lui è un ragazzo d'oro dietro quella faccia da pirla." Ridacchio. "E ti ama davvero, nonostante non riesca sempre a dimostrartelo. Perché noi uomini siamo così, ci comportiamo male ma sappiamo amare. Siamo dei pirla romantici in fondo." Sollevo lo sguardo verso la finestra ed osservo Luke camminare nervoso avanti e indietro per il giardino mentre è al telefono.

"Va da lui." Mi fa un cenno dopo aver notato la mia espressione preoccupata.

Annuisco per poi alzarmi ed uscire di casa portandomi appresso la porta così da chiuderci fuori.

"Ehi." Attiro la sua attenzione, mi mostra la mano come per chiedermi un secondo e poco dopo conclude la chiamata.

"Che succede?"

"A casa. Niente di che."

"Come niente di che? Tua mamma sarà preoccupata! Da quant'è che sei qui?"

"Solo qualche settimana. E comunque le ho detto che sono con te."

"E a lei sta bene?"

"Sì  è tranquillizzata quando ho accennato al tuo nome. Anzi, mi ha detto -testuali parole- Bene! Ora sono sicura che non farai cazzate come tuo solito." Fa una smorfia che si trasforma poi in una risata seguita dalla mia.

"Grazie." Gli dedico un sorriso sincero.

"Per cosa?"

"Per essere rimasto."

"Ti ho già persa una volta, non mi sarei mai perdonato se l'avessi fatto una seconda."

Forse mio padre ha ragione.

"Dai forza, andiamo dentro." Faccio un cenno del capo e ci alziamo dal prato.

"Tuo padre mi odia, non è vero?"

"No, il contrario semmai."

"Come?"

"Gli ricordi lui quand'era giovane."

"Davvero? O mi stai prendendo in giro."

"Affatto. Anzi, mi ha detto che non devo lasciarti andare."

"Molto saggio, dovresti proprio ascoltarlo." Mi attira a sé.

"Sto ancora valutando la situazione." Gli poso due dita sulle labbra per fermare il suo avanzamento verso di me.

"Mi basta averti accanto." Mi lascia un semplice bacio sulla guancia per poi entrare in casa. Tentenno un po' ed infine lo seguo anch'io tornando dentro l'abitazione.

Oggi sto scoprendo troppe emozioni.

"Ah! Quasi dimenticavo." Si blocca di scatto ed io vado a sbattere contro la sua schiena.

"Che succede?" Alzo lo sguardo ed incrocio il suo non appena si volta verso di me.

"Mi sono dimenticato di dirti una cosa." Sussurra chiudendo la porta dietro di me e lanciando una rapida occhiata in cucina, come a controllare che nessuno ci possa vedere o sentire.

"E cosa sarebbe?" Mi avvicino a lui sussurrando.

Non ricevo risposta, o meglio, la ricevo eccome!
Mi prende il volto tra le mani e senza rendermene conto in un batti baleno le sue morbide labbra carnose sono sulle mie e si muovono in sintonia. Chiudo gli occhi rilassando i muscoli, lasciandomi così andare a lui. Poggio le mie mani sui suoi fianchi e mi sollevo leggermente sulle punte per vivermi di più il momento, data la differenza di altezza.

Sono in balia delle emozioni contrastanti che sto provando in questo istante.

Lo odio per avermi ferita, ma lo amo perché con lui sono felice.
Lo odio perché mi fa dannare ogni volta, ma lo amo perché mi fa stare bene con poco.
Lo odio perché lo amo.
Ma lo amo perché, nonostante faccia di tutto per farsi odiare, poi riesce sempre a farsi amare.

"Ti amo" sussurra per farci riprendere entrambi fiato.

"Ed io ti odio!" Ammetto mentre il mio petto continua ad alzarsi ed abbassarsi velocemente.

"Se baci così bene qualcuno che odi... allora devo farmi odiare spesso."

"Scemo!" Lo spintono via da me, ma riesce ad afferrarmi dal polso e trascinarmi con sé sul divano, dove mi intrappola tra le sue braccia e senza esitare si fionda nuovamente sulle mie labbra.

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