1. Sta piangendo?

3.4K 81 1
                                    

È una fredda serata invernale a New York ed io sono appena uscita da un bar con in mano la mia immancabile cioccolata calda, dirigendomi verso casa dopo una giornata di lavoro stressante.

«Ah...ci voleva proprio» mi dico, sorseggiando la bevanda che lentamente mi scalda tutti gli organi del mio corpo.
Oggi ho deciso di andare in azienda a piedi; camminare da sola mi è sempre piaciuto, ci siamo solo io e me stessa, senza dar conto a niente e nessuno; mi guardo intorno, le luci della città vincono il buio della notte, New York si trasforma completamente dopo le 21:00.

Ad un tratto, camminando distrattamente, sento qualcuno che mi urta violentemente facendomi rovesciare tutta la cioccolata sul mio costosissimo cappotto lungo.
Innervosita inizio ad urlare contro questa persona che intanto è inciampata, ha ancora il capo chinato e riesco a vedere solo che è una ragazza giovane, bionda ed estremamente imbranata

«ma guarda dove vai ragazzina! Gli occhi in fronte li hai? Guarda che cazzo hai combinato, imbranata!» continuo ad urlare, alzando notevolmente la voce.
La ragazza si rialza, si gira verso di me e finalmente mi guarda, ha il viso pallido e gli occhi gonfi di lacrime, ma del colore dell'oceano dei Caraibi.

«Sta piangendo?» mi dico in mente, e senza pensarci la mia espressione cambia immediatamente, da furiosa, arrogante e nervosa a dolce e preoccupata, quel viso sofferente mi ha scaldato il cuore più di quella cioccolata ormai andata.

In questo preciso momento, qualche fiocco di neve inizia anche a scendere solitario sulla città

«guarda amore, nevica!»

mi giro a destra e la mia attezione passa su un ragazzo che abbraccia la sua fidanzata indicando il cielo, sorridendo.

Scuoto la testa e mi rigiro di nuovo verso questa ragazzina che subito mi risponde, con voce strozzata
«m-mi scusi, non volevo...l-le ripago sia la bevanda che il cappotto...» mi dice balbettando e cercando, con la manica della felpa, di asciugarsi il viso.
Io, ancora provata e dispiaciuta, faccio un passo indietro e con voce delicata e sottile, contrariamente a poco prima, le rispondo «no, non c'è bisogno».
Aspetta però, io Alex Vause, che divento debole davanti ad una sconosciuta che tra l'altro mi ha rovinato il cappotto da 5 mila dollari? Devo riprendere il controllo della situazione e di me stessa, divento, allora, nuovamente fredda e, come se nulla fosse successo, le dico fissandola negli occhi
«adesso levati dai piedi, muoviti».
Lei non mi risponde, si gira e va via con la testa bassa e a passo svelto.

Resto ancora ferma a guardarla andare via da lontano, mentre la neve continua a scendere. Convinco me stessa di non voler dare così tanto peso a questa situazione, perché piangeva non erano affari miei, e non dovevano diventarli.
Improvvisamente i miei pensieri vengono interrotti dallo squillo del mio cellulare e rispondo senza nemmeno leggere il nome
«pronto?»
«yo Vause, allora sei pronta per stasera? Ci divertiremo alla grande!» quella pazza della mia amica Nicky, festaiola, amante dei night club e sempre con la battuta pronta.
«certo, tra mezz'ora sto da te» le rispondo sorridendo.

«mi aspetta una serata scottante» penso, continuando a camminare con un sorriso soddisfatto sulle mie labbra.

Everything else was just backgroundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora