31. Love is pain

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«non posso».

Piper mi sta pregando di perdonarla e di mettere una pietra sopra a quell'articolo che lei stessa scrisse un anno fa «non posso perdonarti, Piper» le dico ancora, allontanando delicatamente le mie mani dalle sue
«ti prego Alex» mi sta supplicando, credo anche che la febbre le stia nuovamente risalendo perché ha di nuovo le guance rosse e una brutta tosse
«io non sono arrabbiata con te perché hai scritto l'articolo, so benissimo che l'hai fatto per una giusta causa» le rispondo, guardandola negli occhi, con un velo di tristezza e dolcezza «quello che non riesco a perdonarti è che tu hai usato la mia storia, quella che ti ho raccontato privatamente, con il cuore in mano, sapendo che potevo fidarmi ciecamente di te, modificandola e inserendo tutte quelle stronzate per infangarmi. Ma, ti ripeto, non è tanto la questione "diffamazione", qui si tratta della mia totale perdita di fiducia nei tuoi confronti. Io non sono nemmeno il tipo di persona che pensa "cazzo, dopo tutto quello che ho fatto per lei, è così che mi ripaga la stronza?" no, semplicemente sono rimasta delusa. Non ti posso perdonare» le dico infine, concludendo la questione e sedendomi sul divano adiacente al letto, con in mano il mio pc.
Piper si porta una mano alla fronte, evidentemente la febbre non è solo risalita, ma è anche molto alta
«d'accordo» dice poi, scendendo dal letto
«dove vai?» mi giro, infatti, e vedo che Piper è scesa dal letto e si sta avviando verso la porta
«nella mia camera» risponde lei, senza girarsi e con voce rotta
«torna immediatamente qui!» le ordino con tono deciso, in quelle condizioni e imbranata com'è, non mi fido di lasciarla da sola.
Lei si blocca vicino la porta, si gira per guardarmi e mi accorgo subito di qualche lacrima che le sta rigando il viso «cos'è successo a Natale?» mi chiede poi, rimanendo ancora ferma, vicino alla porta.
Odio vederla piangere, dovrebbe saperlo, mi sento male ogni volta che vedo il suo viso sofferente e pieno di lacrime guardarmi in quel modo
«ti riferisci alla cioccolata che mi hai rovesciato addosso oppure alla gomitata che mi hai rifilato nel costato quando ci siamo scontrate?» sento di stare cedendo nuovamente alla tenerezza di Piper Chapman: se lei piange, io cerco di farla ridere, semplicissimo.

Lei, infatti, sorride portandosi però una mano alla bocca, forse per nascondere il sorriso e non darmela vinta, per poi abbandonare la porta e tornare sul letto «questa volta, però, non è stata colpa mia» mi dice, tossendo
«ma quale idiota suona le campane a 3 minuti dalla mezzanotte? Sono giustificata» le rispondo io sorridendole teneramente
«non era questa la mia domanda, però» puntualizza ancora Piper, mettendosi sotto le coperte e chiudendo gli occhi «che mal di testa» lamenta poi, portandosi una mano sulla fronte bollente
«cerca di dormire»
«rispondi alla mia domanda» ribatte di colpo.
Io sospiro, abbasso lo schermo del computer, torno nuovamente sul letto accanto a lei e la guardo negli occhi, che lei sta cercando a tutti i costi di tenere aperti
«se non ti perdono, non significa che automaticamente abbia anche smesso di amarti» le dico con tutta la sincerità che potessi provare «puoi renderti conto anche tu della magia attorno a noi quella sera. Ti ho baciata perché era Natale, perché abbiamo "aspettato" la mezzanotte insieme, perché mi hai versato la cioccolata addosso, perché semplicemente ti amo» le dico infine «ti amo e difficilmente smetterò di farlo, ma non riesco più a fidarmi di te».
Lei non mi guarda più, anzi credo trovi più interessante fissare le travi sul soffitto, in totale silenzio. Mi chiedo a cosa stia pensando, lo so che mi ha chiesto scusa e lo apprezzo ma non posso fare finta che non sia successo niente e ci sto male anche io perchè i sentimenti che provo per lei sono fortissimi, ma ora come ora, a fidarmi nuovamente, non riesco più.

Adesso spero davvero che abbia finito con le domande perché mi sto facendo solo del male a rimarcare il mio amore, ancora vivo, per lei. Non nego che l'atmosfera qui dentro è perfetta: ambiente rustico e accogliente, luci soffuse, silenzio, insomma ci sono tutti i presupposti per una notte piena d'amore tra noi due e devo ammettere che l'idea mi fa letteralmente uscire di testa.
Piper, poi, non mi aiuta nemmeno, ha infatti la febbre e mi sta facendo capire che vuole farla passare solo stando con me. Le basto solo io per stare bene.
E' dal primo momento che vede in me quella protezione di cui ha bisogno ed è dal primo momento che io vedo in lei una persona da proteggere ad ogni costo.

«mi sto sentendo male di nuovo» lamenta dopo pochi minuti di silenzio
«se non ti fossi alzata dal letto prima, adesso non ti sentiresti così» la rimprovero io, mentre segno su un block notes alcuni dati che sto riportando dal pc «dormi, è mezzanotte passata»
«non ci riesco»
«provaci»
«tu non dormi?» mi chiede poi lei con uno sguardo interrogativo
«sto lavorando» le rispondo con relativa calma.
Lei mi guarda perplessa, in effetti perché dovrei lavorare in una suite d'hotel, nel cuore della notte?
«ti sto facilitando il lavoro per domani».
Effettivamente domani Piper avrà una giornata pesantissima, dovrà essere attenta ad ogni parola che dirà il Presidente, non può permettersi distrazioni. Ma, in queste condizioni, la vedo davvero dura per lei e quindi sto facendo in modo di facilitarle qualcosa.

Un'ora dopo
«hey come va?» da una ventina di minuti, percepisco uno strano silenzio in camera. Sono stata così presa dal lavoro che solo adesso me ne rendo conto e quindi chiedo a Piper come stesse.
Non ricevendo alcuna risposta, mi giro verso di lei e vedo che, finalmente, si è addormentata. Spengo, allora, il computer e mi avvicino a lei, rimboccandole meglio le coperte e facendole una carezza. Perché deve essere così dannatamente dolce e tenera quando dorme? Perché, in un modo o nell'altro, riesce sempre a fottermi il cervello?

In questo momento mi sento la protagonista della canzone I Don't Want to Miss a Thing degli Aerosmith, potrei rimanere sveglia tutta la notte solo per sentirla respirare, potrei rimanere in questo momento per sempre e se chiudessi gli occhi e mi addormentassi, mi mancherebbe già.
Mi corico, allora, accanto a lei, appoggio il mio petto alla sua schiena e l'abbraccio, stringendola a me, per poi lasciarle un lieve bacio sulla guancia.
Lei si muove, credo che l'abbia svegliata e istintivamente appoggia e stringe la sua mano sulla mia, che in quel momento le stava cingendo la pancia.

«ti amo anche io, Alex».


Spazio autrice
Alex è proprio partita col cervello per Piper, non la perdona ma la tratta come se fosse la cosa più preziosa del mondo...e niente già mi fa piangere così.
Vedremo cosa succederà domani!
Alla prossima,
MihaVause

Everything else was just backgroundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora