36. Sei tutto quello che ho

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Piper's pov
Non riesco a credere a ciò che mi ha appena detto Alex, mi ha davvero chiesto di sposarla o me lo sono immaginato? Questo meraviglioso anello davanti a me è reale oppure è un ologramma?
Sono rimasta letteralmente a bocca aperta, sono paralizzata e credo di aver perso anche l'uso della parola
«ti prego di' qualcosa prima che sbatto a terra» mi dice Alex, leggermente agitata, con un sorriso parzialmente isterico sul viso e con il cofanetto ancora aperto davanti a me
«io...ho...ho...bisogno d'aria» le riesco a dire, facendomi aria con la mano
«un sì o un no...» mi dice ancora lei, quasi supplicando.

Dopo alcuni secondi passati in una sorta di trance esistenziale, credo di essermi, finalmente, ripresa; ora ho abbastanza ossigeno per pensare razionalmente e, automaticamente, un enorme sorriso mi colora il viso
«ma ti vuoi muovere a mettermi quell'anello al dito, o no?! Non voglio una moglie rammollita!» le urlo infine, con una gioia incommensurabile e abbracciandola forte «sì, sì, sì e ancora sì! Ti voglio sposare, amore mio!» le urlo, quasi piangendo e stringendola forte a me, per poi staccarmi e lasciarle un dolcissimo bacio sulle labbra «ti amo»
«in questo momento sono la persona più felice del mondo» mi risponde lei, infilandomi, finalmente, l'anello al dito.
Non smetto nemmeno un secondo di ammirarlo estasiata e innamorata «è stupendo, ho il cuore che batte a mille» le confesso, appoggiando una mano al petto e abbassando lo sguardo
«oltre a Nicky, sei la mia unica e sola famiglia, speravo davvero in un sì» mi risponde lei, accarezzandomi la guancia «sei felice?»
«non sai quanto!» le rispondo, baciandola nuovamente, ma questa volta con molta più passione, indietreggiando e ritrovandomi, inevitabilmente subito, con le spalle attaccate alla ringhiera della torretta e con Alex che affonda le sue labbra sul mio collo «hey tigre...» le dico respirando profondamente ma, nello stesso momento, attirando il suo corpo al mio, in modo tale da farli toccare «ce la fai a resistere fino a casa? Non mi sembra opportuno qui...»
«fino a casa?» chiede lei, continuando a baciare il mio collo e facendo scivolare le sue mani sulle mie gambe, alzando leggermente ma prepotentemente, la gonna e allargandomi la coscia per farsi più spazio
«sì, Alex...» rispondo io in estasi, tirando la testa all'indietro e chiudendo gli occhi «...a casa» insisto ancora, affannosamente, prendendo la sua mano e portandola verso la mia intimità, subito stimolata delicatamente dalle sue dita, anche se la stoffa del mio intimo funge da ostacolo.

Mentre Alex continua a regalarmi piacere in modo molto delicato e calmo, infatti non emetto gemiti, soltanto dei respiri pesanti e affannosi, sentiamo dei passi salire per le scale e subito ci stacchiamo.
Alex riprende immediatamente il suo solito portamento, facendo finta di niente, mentre io resto ancora appoggiata alla ringhiera, portandomi una mano sulla fronte e respirando a fatica.
«è stato tutto di vostro gradimento?» domanda il cameriere, assicurandosi che ci sia piaciuto tutto
«altroché!» rispondo io alzando la voce, ancora in estasi mentre Alex si gira di scatto verso di me, facendomi capire che d'ora in avanti parlerà solo lei, in modo tale da evitare figure come queste, intuendo che non mi riferissi assolutamente al cibo «cioè, la cucina italiana è...deliziosa...» aggiungo ancora con nonchalance, riprendendo il controllo
«mi fa piacere! Vi porto un amaro?»
«sì, grazie» risponde Alex, mentre il cameriere torna nuovamente al piano di sotto «autocontrollo, Piper!» mi rimprovera lei «avevi la tua tipica espressione da orgasmo anche se non sei venuta, contieniti, Gesù»
«è colpa tua, ti avevo detto di aspettare il ritorno a casa!» le rispondo, aggiustandomi i capelli «che vergogna» dico ancora, avviandomi verso il tavolo perché il cameriere è salito con due bicchierini di amaro
«alla nostra, allora» dice Alex, mandando giù il suo drink
«alla nostra!» rispondo io, facendo lo stesso.


2 giorni dopo
«ve li compro io i biglietti dell'aereo, mamma»
«è stato un invito inaspettato, tesoro»
«qualche volta ho bisogno anche io di vedere la mia famiglia» le rispondo divertita.
Sto parlando al telefono con mia mamma e l'ho invitata, insieme a papà e Cal, qui a New York da me. I motivi sono molteplici, innanzitutto vorrei rivederli, poi vorrei dir loro che mi sono ufficialmente fidanzata e che sono prossima al matrimonio con una donna; sono stati sempre di larghe vedute, ma non so come potrebbero prenderla se è la loro figlia maggiore ad essere omosessuale, e infine, vorrei presentargli Alex. Più che altro vorrei che lei si sentisse bene e a suo agio con delle persone che potrebbero trattarla, finalmente, come una figlia, visto che è cresciuta senza né una figura materna, né paterna.

Everything else was just backgroundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora