16. Los Angeles?

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Il giorno dopo, Vause Enterprises
«SEI LICENZIATO!» le mie urla risuonavano in tutto il piano e forse in tutta l'azienda. Ce l'avevo, infatti, con Sam Watson, l'addetto alle notizie locali da riportare sui giornali minori e siti web, è solo colpa sua se quelle foto diffamatorie sono uscite allo scoperto «fuori dalla mia azienda, immediatamente!» continuo ad urlare, sbattendo la porta del suo ufficio, che d'ora in poi sarà vuoto, fino a quando non assumerò un nuovo dipendente qualificato.
«e voi altri cosa avete da guardare, tornate tutti al lavoro, SUBITO!» le mie urla, infatti, avevano attirato l'attenzione di tutti lì al 32esimo piano, il piano addetto al giornalismo e di conseguenza la mia sfuriata non è passata inosservata nemmeno a Piper che si era affacciata anche lei, come tutti gli altri. Mentre torno, furiosa, verso l'ascensore, i nostri sguardi si incrociano, lei mi guarda fissa negli occhi con un'espressione inconfondibile: un misto tra rabbia e delusione per poi girarsi e tornare alle sue faccende.
Mi manca troppo, mai avrei pensato che ci potesse essere un momento nella mia vita in cui la mia felicità dipendesse da un'altra persona, eppure è successo e questa cosa mi sta uccidendo dentro perché è chiaro, ormai, che lei non vuole più avere niente a che fare con me. Se solo potessi spiegarle che le cose sono cambiate, che adesso sono un'altra persona, se solo potessi rivelarle finalmente che sono innamorata di lei, che è lei ciò di cui ho bisogno, se solo potessi chiederle scusa...

«miss Vause?» i miei pensieri vengono interrotti da James Wolf che sta entrando nel mio ufficio, accompagnato da Jessy. James Wolf si potrebbe definire come il mio secondo, è stato il co-fondatore dell'azienda insieme a mio padre e adesso ha sede a Los Angeles in una filiale della Vause Enterprises.
«James! Che bella sorpresa, si accomodi» cerco di mascherare il dolore che sto provando, cercando di essere il più professionale possibile «l'aspettavo solo tra qualche settimana, in realtà» gli dico ancora, mentre lui si siede di fronte a me
«ho da proporle un affare, miss Vause» risponde lui, entusiasta di ciò che di lì a poco mi dirà «che ne dice di un trasferimento momentaneo alla filiale di Los Angeles? Ci bastano 9 mesi con lei al comando e potremo concludere una trattativa con l'Europa che ci frutterà milioni se non miliardi di dollari!».
Io spalanco gli occhi, una notizia del genere mi ha praticamente spiazzata.
9 mesi a Los Angeles? Lontana da tutti? Lontana dalla mia azienda, da Nicky...da lei? Però potrebbe essere la volta buona per dimenticarla, potrebbe farmi bene l'aria californiana eppure c'è qualcosa che mi blocca «la mia azienda resterebbe senza una guida, però» rispondo io titubante, cercando una scusa plausibile per tentennare.
Da un lato vorrei partire ma dall'altro non vorrei lasciare né la mia azienda e né le persone a me care per 9 lunghi mesi.
«non si preoccupi, resto qui io, dopotutto l'ho fatta crescere io questa azienda insieme a suo padre. Si fidi, sarebbe estremamente orgoglioso di lei, miss Vause» risponde lui con fierezza «mi può rispondere anche in serata, le do tutta la giornata per pensarci» dice ancora, alzandosi e avviandosi verso la porta,
«grazie, James, arrivederci» rispondo infine io, con un sorriso forzato.
Rimasta sola in ufficio, mi tolgo gli occhiali e mi metto le mani tra i capelli «9 mesi...a Los Angeles?» questo pensiero mi torturerà tutta la giornata «devo dirlo a Nicky» mi dico poi, uscendo di fretta dall'ufficio.

Poco dopo
«è straordinario, Vause! Accetta subito!» mi esorta Nicky, sorseggiando il suo caffè e facendo due passi tra i corridoi dell'azienda,
«lo sai cosa mi blocca, Nicky, non posso ignorarlo» rispondo io guardandomi intorno e vedendo il solito via vai dei miei dipendenti,
«allora parlale! Cosa aspetti? Lei ti manderà a fanculo e così non hai più scuse per non partire!» credo che Nicky abbia ragione, Piper è l'unica ragione della mia futura partenza o della mia permanenza «il problema qui è mio, come faccio 9 mesi senza di te?» dice ancora, girandosi verso di me
«se vuoi stasera scopiamo, l'addio perfetto» rispondo io prendendola in giro,
«affare fatto!» Nicky sembra alquanto estasiata,
«oddio no, scordatelo! Stavo scherzando!» affermo infine, ridendo insieme a lei.

Dopo qualche minuto, decido quindi di andare all'ufficio di Piper e cercare di parlarle, di dirle finalmente ciò che provo davvero per lei, che non l'ho presa in giro e che mi hanno offerto questo scambio di 9 mesi.
Raggiungo il suo ufficio e vedo che sta scrivendo qualcosa al computer, non credo si sia accorta della mia presenza «hey...possiamo parlare?» le chiedo dolcemente, bussando in modo leggero alla porta.
Lei in un primo momento fa finta di non sentirmi, poi, dopo un po', alza lo sguardo «non ho niente da dirti, vattene» risponde, tornando a scrivere.
Io non accenno ad andare via, anzi avanzo verso di lei di qualche passo.
Piper, allora, si alza di scatto dalla sua sedia e sbatte le mani sulla scrivania «non mi ascolti? Ti ho detto di andare via, VATTENE!».

Nemmeno questo riesce a fermarmi, anzi chiudo la porta per evitare problemi con gli altri dipendenti «ascoltami ti prego, ho sbagliato tante cose nella mia vita, sono una perfetta testa di cazzo, lo so, ma ho bisogno che tu mi creda» inizio a dire, avvicinandomi leggermente a lei «ammetto che prima di conoscerti facevo quello stile di vita smodato, ogni sera in quella merda di posto, è vero tutto ciò, ma da quando ti conosco non ho più lo stimolo di andarci e di stare con altre persone, perché se prima ci andavo per riempire un vuoto senza mai saturarlo del tutto, adesso il vuoto l'ho riempito completamente grazie a te» lei mi guarda impassibile, senza mutare la sua espressione,
«hai finito? Perché io avrei da lavorare» non vuole venirmi incontro, non vuole ascoltarmi e io mi sento così frustrata
«Piper, ti prego...» cerco di prenderle una mano ma lei la ritira bruscamente
«non mi devi toccare, non te lo ripeto più!» dice, quasi minacciandomi, sedendosi nuovamente alla scrivania «vattene».
«parto per 9 mesi...» ecco, gliel'ho detto, così, come un fulmine a ciel sereno. La sua reazione mi lascia perplessa, smette, infatti immediatamente di scrivere e mi guarda «cosa?» chiede poi, leggermente spaesata
«vado a Los Angeles per lavoro» rispondo io, avviandomi verso la porta «non mi dici niente?» chiedo ancora, rivolta verso la porta, testa bassa e con gli occhi e la mano sulla maniglia, pronta ad uscire, sperando in un suo cenno che però non arrivò. Silenzio totale.
Mi giro per l'ultima volta verso di lei, la guardo negli occhi e poi vado via.

Durante il tragitto, prendo il cellulare e faccio una chiamata

«James, quand'è la partenza?».

Everything else was just backgroundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora