23. Il ricatto

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Alex's pov, due giorni dopo
Sono le 8 di sabato mattina e il caldo sole californiano entra prepotentemente nella mia camera da letto, illuminandola attraverso le fessure della finestra. Mi giro e fisso la nuda e candida schiena di Piper, coperta a metà dal lenzuolo. Mi avvicino ulteriormente e la abbraccio, appoggiando il mio petto alla sua schiena mentre con le labbra lascio dei delicati baci sulla sua spalla scoperta. Subito sento che mugugna e si dimena, infastidita da me: mai svegliare il can che dorme!
«non sei una persona mattiniera, eh?» le sussurro dolcemente, scostandole i capelli che le ricadevano sul viso
«mmh che ore sono?» chiede lei annoiata e coprendosi ulteriormente il viso nel cuscino
«le 8, alzati dormigliona» le rispondo mentre indosso qualcosa che mi copra le nudità. Lei mugugna ancora ma alla fine apre gli occhi, strofinandoseli «buongiorno» riesce a dire, sbadigliando «vado a farmi una doccia, vieni con me?» mi chiede poi con un accenno di malizia nel suo sorriso e nei suoi occhi.
Io la guardo meravigliata, non mi aspettavo che prendesse l'iniziativa e le rispondo che l'avrei raggiunta subito.

Dopo pochi minuti, entro in bagno e sento già l'acqua scendere dal soffione della doccia, apro le tendine e mi ritrovo Piper, completamente nuda che mi sta aspettando. Io l'ammiro in tutta la sua bellezza, quasi a bocca aperta, forse mettendola anche a disagio perché lei si gira, dandomi le spalle «come sei bella, Pipes» le dico avvicinandomi a lei e abbracciandola da dietro, spargendo il bagnoschiuma in quasi tutto il suo corpo. Le mie mani si trovano ovunque, dal collo passano al petto e poi ai seni, mentre le lascio qualche bacio sul collo e sulle spalle. Riesco a vedere che lei chiude gli occhi e apre leggermente la bocca, sta iniziando a cedere sotto il mio controllo. Sto per allungare la mano anche verso la sua intimità, riesco a sfiorarla a malapena quando sentiamo un cellulare squillare «cazzo» impreco io, leggermente sottovoce, ma poi capisco che non si tratta del mio cellulare e quindi nessun imprevisto lavorativo all'orizzonte «credo sia il tuo, amore» dico, riferendomi a Piper, la quale esce immediatamente dalla doccia, si mette l'accappatoio e va a rispondere
«ciao mamma!» sento una felicità non indifferente nella voce di Piper, vorrei davvero conoscere mamma Chapman, chissà se ne avremo l'occasione un giorno «che significa che papà sta poco bene?...in ospedale?...mamma ma cos'ha?!» quella felicità iniziale, però, si trasforma subito in preoccupazione e agitazione.

Esco immediatamente anche io dalla doccia, mi metto un accappatoio e mi avvicino a Piper, è sconvolta e un'espressione di tristezza e disperazione le sta colorando il viso «mamma arrivo subito, prendo il primo volo e vengo» dice infine, chiudendo la chiamata.
«Piper cos'è successo?» chiedo preoccupata mentre lei assume un'espressione persa nel vuoto
«mio padre...gli hanno diagnosticato una malattia rara e pericolosa, devo assolutamente tornare a casa» riesce a dire, completamente sconvolta e spaesata, rimettendo tutte le sue cose alla rinfusa nella valigia e rivestendosi.
Io accendo subito il computer e cerco il primo volo disponibile verso il Connecticut «vengo con te» le dico decisa
«no Alex, per favore. Cerca di lavorare così finisci il casino qui e torni a New York subito, ti chiamo appena so qualcosa» mi risponde lei con tono fermo e deciso, in effetti ha ragione, più tempo perdo e più si prolunga il mio soggiorno qui a Los Angeles.
Riesco, per fortuna, a trovare e a comprare un biglietto per un volo che partirà alle 18:30 stasera «andrà tutto bene, amore mio, tranquilla» le dico poi, avvicinandomi a lei e abbracciandola forte. Lei accuccia la sua testa nell'incavo alla base del mio collo e non si muove «ho paura» riesce a dire, mentre io le accarezzo teneramente i capelli.

Piper's pov
Sono appena atterrata e sto uscendo dall'aeroporto in cerca di mio fratello Cal, venuto a prendermi per poi andare insieme in ospedale. È stato il viaggio più lungo della mia vita, le ore non passavano mai mentre la preoccupazione aumentava ogni secondo di più.
Sto quasi vicino all'uscita che finalmente vedo mio fratello alzare le braccia e chiamarmi, subito accelero il passo e corro verso di lui, agitatissima «Cal! Come sta papà?!»
«non so quasi niente, Piper, anche i medici non sanno con esattezza cos'ha» mi risponde, scuro in volto «se non capiranno subito l'entità della malattia, dovrà essere trasferito».

Everything else was just backgroundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora