5. Ora è chiaro

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Stiamo ancora camminando e nessuna delle due dice una parola, tengo ancora stretto il sottile braccio di Piper nella mia mano quando, dopo un po', lei si divincola con forza, lamentandosi «ahi mi fai male!» mi dà del tu? Davvero? Ragazzina.

L'azienda si trova proprio davanti a noi, manca ancora qualche metro, lascio finalmente la presa al braccio e le dico
«ora capisco perché ieri cercavi insistentemente un lavoro, e capisco anche la tua reazione quella sera. Adesso finalmente ho capito» lei cammina con la testa bassa, ma subito dopo le mie parole, alza lo sguardo in modo spaesato e con un'espressione interrogativa
«come, scusa?» mi chiede, guardandomi con quegli occhioni azzurri come il mare.

«circa una settimana fa, mi hai rovinato il mio nuovissimo e costosissimo cappotto rovesciandoci sopra la cioccolata, ricordi?» le rispondo, alzandomi gli occhiali sulla testa.

La bionda cambia totalmente espressione, assumendone una quasi sorpresa e allo stesso tempo imbarazzata
«mi dispiace» riesce soltanto a dire, non riuscendo più a reggere il mio sguardo e guardando per terra.
«cos'è successo quella sera? Ciò che io ho evitato poco fa?» la freddezza del mio tono di voce entra visibilmente in contrasto con la dolcezza della domanda in sé e con la preoccupazione che, in questo momento, sto provando.

Lei alza lo sguardo nuovamente, ora riesco a vedere quanto poco trucco ha sul viso, i suoi capelli in disordine e lo stile casual nel vestirsi: la semplicità di questa ragazzina è disarmante.

«stavo smontando, avevo finito il turno, mi ero dimenticata un bicchiere su un tavolo quando già avevo lavato tutto e dovevamo solo chiudere. Lui, furioso, mi aveva spinto con forza e io ho sbattuto la testa» queste parole mi rimbombano nella testa senza sosta, continuo a camminare in silenzio senza rispondere ma dentro di me provo un forte senso di rabbia e agitazione mai provate prima.

Dopo pochissimi minuti, raggiungiamo finalmente la Vause Enterprises e come sempre tutti i miei dipendenti svolgono egregiamente il loro lavoro.
La ragazzina di fianco a me si guarda intorno con estrema ammirazione, le brillano gli occhi, sembra proprio una bambina portata al Luna Park da mamma e papà.

«non è la prima volta qui dentro, non hai motivo di essere così euforica» le dico, premendo il pulsante per chiamare l'ascensore
«scherzi? Questo posto è un sogno, lavorare qui dentro è sempre stato un sogno per me» mi dà ancora del tu? Ma ha capito che sono io il capo di questa azienda?
Chiudo gli occhi, arrendendomi «questa ragazzina è impossibile» penso, mentre le porte dell'ascensore si aprono di fronte a noi.

Arrivate al 73esimo piano, ci avviciniamo a Jessy, la quale bisbiglia un lieve Oh mio Dio, no...appena vede Piper.
«buongiorno miss Vause, ecco a lei il mandato di chiusura che mi ha chiesto» mi porge il documento che poi dovrò compilare e firmare.
«grazie Jessy, ho portato Chapman con me per una testimonianza diretta, non serve nient'altro se abbiamo un testimone» le rispondo «adesso me ne occupo io» continuo a dirle, sorridendole e facendole l'occhiolino. Jessy capisce che il mio intento non era scaricarle Piper e mi sorride a 32 denti.
«seguimi» dico poi freddamente alla bionda entrando nel mio ufficio.

Una volta entrate, mi siedo al mio solito posto, dietro al pc, mentre Piper sta ancora sull'uscio, non sapendo bene cosa fare.
«ti vuoi sbrigare? Non ho tutta la giornata! Siediti, mostrami un documento e dammi informazioni utili e precise, non fare la sbadata come sempre».
La bionda allora chiude la porta, si avvicina, si siede su una delle due sedie in pelle di fronte a me ed estrae il suo documento di identità.

«non c'è bisogno di offendermi sempre, comunque» asserisce lei, dopo 5 minuti di silenzio totale durante i quali stavo registrando i suoi dati.
Alzo gli occhi dal pc e le lancio un'occhiataccia.

«ok allora...bene....Piper Chapman, 23 anni, del Connecticut [...]» rileggo tutta la testimonianza e direi che è perfetta.
«adesso manca l'esame delle videocamere, ma di quello se ne occuperanno i carabinieri, puoi andare adesso» le dico, concludendo freddamente questo incontro.

Piper mi guarda dubbiosa e non accenna ad andare via
«ma adesso sono senza lavoro, pensavo che mi avresti aiutata a trovarne un altro» mi dice con tono leggermente lamentoso e con quel faccino da Bamby.
«ascoltami bene ragazzina, io ho ben altro da fare che smistare lavori alle persone, già mi hai fatto perdere fin troppo tempo da stamattina» rispondo stizzita, continuando a scrivere al pc.

Lei, però, ancora non si decide ad andare via, anzi si guarda intorno ammirando ogni cosa nel mio ufficio.
«come hai fatto ad avere tutto questo? Sei così giovane» mi dice dopo un po', con il suo solito tono da ragazza ingenua.

Punto il mio sguardo interrogativo su di lei
«sarà semplice curiosità la sua» penso per poi alzarmi gli occhiali sulla testa e risponderle semplicemente «eredità di famiglia».
«bhe sei fortunata, io ho solo una laurea e non ho più un lavoro» risponde lei, ridendo.

Non avevo mai sentito una risata come la sua, così contagiosa, così felice, così bella, talmente bella che ha indotto anche me a sorridere involontariamente.

Dopo questo piccolo siparietto, Piper si arrende e si alza per andare via
«hey aspetta» la fermo con il tono deciso della mia voce «l'unica cosa che posso fare è aiutarti a scrivere un curriculum decente, quello che hai è pessimo, per questo nessuno ti assume».

In realtà non sono molto convinta di quello che ho detto, davvero voglio farla rimanere solo per scrivere uno stupido curriculum che nessuno legge più ormai? O forse il mio inconscio vuole altro?
Ma non scherziamo! Ho il pieno controllo delle mie facoltà, so benissimo quello che sto facendo: sto semplicemente aiutando una ragazza con un curriculum, il mio lavoro prevede anche questo.

Piper mi sorride e torna a sedersi davanti a me
«grazie allora!» dice, per poi affacciarsi al pc e vedere tutte le correzioni che sto apportando al suo curriculum.

Dopo due ore circa, finalmente ho finito questo benedetto documento e, a dire la verità, sono anche abbastanza soddisfatta; lo stampo e lo do a Piper la quale, intanto, si era seduta su una mia poltrona.

Ma perché tocca le mie cose? Mi dà enormemente fastidio.

«hey tieni il tuo curriculum, mi sembrava però di averti detto che ti avrei aiutata, non che lo avrei fatto tutto io» dico, visibilmente nervosa e infastidita dal suo comportamento.
«ma non ti ricordi che dopo 15 minuti mi hai anche detto "vattene, fai fare a me altrimenti tu combini un disastro"?» risponde lei, imitando la mia voce roca.

Questa ragazzina sa proprio come toccarmi i nervi e tra l'altro insiste a darmi del tu.
«adesso levati di torno e lasciami lavorare» sbuffo, porgendole il documento.

La ragazza lo prende, mi ringrazia e se ne va.
Appena apre la porta, però, si ritrova Nicky davanti che intanto stava per entrare, Piper saluta garbatamente anche lei e poi va via

«hey che ci faceva la gattina qui, Vause?» mi chiede stuzzicandomi «quella lì è da farsela mattina e sera, in piedi o sul pavimento, in auto o in bici» insiste ancora.
«cosa?» le rivolgo un'occhiata interrogativa «non è il tipo di persona così lei» puntualizzo infine.
«che intendi dire Alex?» mi chiede, stranamente seria.
«niente, niente...allora stasera Lohan?» chiedo convinta;
«ovvio, non vedo l'ora!» risponde infine Nicky.

Intanto mi sento strana, davvero voglio andare al Lohan stasera?
Preferirei di gran lunga rimanere a casa.
Ma cosa sto dicendo? Io aspetto sempre con impazienza queste serate, sarà forse la stanchezza? Probabilmente, adesso però devo continuare a lavorare, se ne riparlerà stasera.

Everything else was just backgroundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora