34. Left outside alone

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Vause Enterprises, una settimana dopo
«addio amor proprio, quindi»
«stai zitta che appena te l'ho detto hai fatto i salti di gioia»
«vero, vero» risponde Nicky alzando le mani in segno di resa «ma comunque quella ragazza ti ha fottuta per sempre» aggiunge poi, alzandosi dalla poltrona e venendo vicino alle vetrate, contro le quali appoggia la schiena «sei sicura che si è aggiustato tutto? Non vorrei vederla stare male, ha un leggero potere anche su di me» aggiunge ancora, sorseggiando il suo caffè
«sì, ne sono sicura. Vorrei provare a fidarmi di nuovo» rispondo io, continuando a scrivere scartoffie su scartoffie «tu che dici?»
«dico che fin da subito avresti dovuto perdonarla, è piccolina, è ingenua, è innocente, tutto quello che voleva, era salvare suo padre e basta»
«sì, hai ragione»
«avete scopato?» mi domanda poi maliziosamente e leggermente emozionata
«piantala, torna in ufficio» le rispondo esasperata, scuotendo il capo
«lo prendo come un sì, a dopo!».

Piper's pov
Appena io e Alex siamo tornate da Washington, ho parlato immediatamente con Larry, per chiuderla definitivamente. Non gli ho mai fatto il nome di Alex, né di un'altra persona, gli ho semplicemente detto che tra noi non può funzionare perché io non provo le stesse cose che prova lui e, sinceramente, un po' mi è dispiaciuto perché lui davvero provava qualcosa di forte per me e credo di averlo ferito. Alla fine, però, non l'ha presa malissimo e credo che in un modo o nell'altro potremo restare amici.

Una cosa che, però, mi preoccupa ultimamente, è che da quando sono tornata, quel Collins non fa altro che guardarmi male, ogni volta che lo vedo in giro cerco sempre di evitare il suo sguardo. Non so quale problema avesse con me, visto che io non gli ho fatto niente, gelosia? Invidia perché Alex ha portato me? Chi lo sa.
In questo momento è appena passato vicino al mio ufficio, mi alzo, quindi, e mi affaccio in corridoio per controllare la situazione e immediatamente noto anche John Bennett uscire dall'ufficio di Figeroa
«John!» lo chiamo strozzando la voce e alzando il braccio per farmi notare.
Lui mi vede e si avvicina, sorridendo «dimmi piccolina» mi dice, appoggiando un braccio al muro e coprendomi leggermente, intuendo forse che avrei voluto dirgli una cosa di nascosto, senza farmi notare
«Collins non mi dà tregua, mi lancia delle occhiatacce e me lo ritrovo ovunque io vada» gli confesso sottovoce «fa' qualcosa!»
«e cosa dovrei fare?» risponde lui ridendo «quando non c'eri, si lamentava spesso e ad alta voce dicendo che se lavori qui è solo perché...bhe perché...» sta esitando, perché sta esitando? Mi sto agitando e lui non parla!
«parla, muoviti!» gli urlo, schiaffeggiandolo sulla spalla
«...è perché o l'hai data alla Vause o l'hai data a Caputo o hai fatto un lavoro di mano a Caputo, o avete fatto una cosa a tre o...»
«ok basta, ho capito, stai zitto!» urlo ancora, innervosendomi e chiudendo le mani a pugno «niente di tutto questo è vero!»
«sì lo so»
«e tu perché non hai fatto niente? Sei inutile!» gli urlo ancora, stringendo tra le mani il suo maglione.
Ma chi mi deve mai prendere sul serio se, ogni volta che mi arrabbio, faccio ridere le persone? Perché adesso John sta ridendo?
«gli ho detto un paio di volte di finirla ma non mi ha dato retta» risponde lui ridendo ancora mentre io incrocio le braccia e lo fulmino con lo sguardo.


«Bennett c'è qualche problema?» dopo pochi secondi di silenzio tra noi, si avvicina Alex, parecchio infastidita da John, che si trova ancora davanti a me, con il braccio vicino alla parete
«no miss Vause, stavamo solo chiacchierando» risponde lui tranquillo «a dopo Piper» e lo saluto anche io con la mano, trascinando, poi, Alex dentro il mio ufficio e chiudendo la porta.

«che voleva? Perché ti stava così vicino?!» mi chiede lei innervosita, tirandosi gli occhiali sulla testa
«calmati l'ho chiamato io» le rispondo leggermente agitata «chi è adesso che deve lavorare sulla gelosia?» aggiungo ancora, lasciandole un lieve bacio sulle labbra
«bhe potevi venire da me, visto che...mha...sono il capo? Bho ma potrei anche sbagliarmi» risponde lei sarcastica
«ci sta quel Collins che sta facendo girare la voce che faccio la puttana»
«cosa?!» si gira immediatamente e apre la porta con rabbia. Io la fermo in tempo, la trascino nuovamente dentro e continuo a parlare
«aspetta, tigre» le dico infatti, ridendo «mi ha detto John...»
«Bennett, chiamalo Bennett»
«mi ha detto John che sta facendo così da quando sono partita con te» le dico ancora, sedendomi alla mia scrivania «prima Wolf, poi Collins...scusami se te lo dico, ma fai proprio schifo ad assumere le persone»
«già, tu ne sei l'esempio» risponde lei ridendo mentre io le lancio una bruttissima occhiataccia «stai tranquilla, nessuno gli crede, gli deve solo passare la rabbia, non c'è da preoccuparsi» dice ancora lei, avvicinandosi a me «se poi dovesse continuare, prenderò dei provvedimenti» conclude infine, sorridendo e prendendo tra le mani il mio viso per poi lasciarmi un dolce bacio sulle labbra «adesso continua a lavorare, Chapman!» dice ancora scherzando e uscendo dal mio ufficio.

Ore 19:30
Ho appena concluso la mia giornata di lavoro per oggi e sto riordinando le mie cose in ufficio prima di lasciarlo, è buio pesto fuori, si vedono soltanto le luci che illuminano New York, l'inverno è davvero deprimente e finire ogni giorno a quest'ora non mi aiuta di certo.
Appena chiudo a chiave il mio ufficio, noto che anche Taystee ha finito e si sta avviando verso l'ascensore
«giornata piena anche per te?» mi chiede, infatti, con un'espressione stanca e annoiata
«già» le rispondo io, più stanca di lei «pensa che domani alle 8 dobbiamo di nuovo stare qui, friggimi nell'olio bollente, ti prego» aggiungo ancora «ricordami perché, quando ho finito il tirocinio con te, ho voluto continuare a tutti i costi»
«perché sei stupida» mi risponde lei, premendo il pulsante per chiamare l'ascensore
«ti ringrazio» le dico infine con un sospiro di sollievo, dandole dei colpetti sulla spalla.

Ho accompagnano Taystee fin sotto ai garage perché lei viene ogni giorno in auto, visto che vive abbastanza lontana da qui, mi ha anche offerto un passaggio, ma ho rifiutato perché viviamo praticamente ai poli opposti della città; Alex invece finisce alle 21, visto che ha una riunione e quindi mi tocca tornare a piedi anche oggi, nel freddo polare di questa serata.
Ora che ci faccio caso, credo di essere completamente da sola qui sotto ed è tutto molto inquietante, accelero quindi il passo e finalmente esco dai garage, trovandomi davanti all'ingresso dell'azienda, praticamente sulla strada principale, anche se di passanti ce ne sono davvero pochi e mi sento comunque vulnerabile.

Cerco, però, di non pensarci, mi chiudo bene il cappotto e inizio a camminare a passo svelto.
Ad ogni passo, però, aumenta sempre di più la sensazione di essere seguita da qualcuno, sento una presenza alle mie spalle avvicinarsi sempre di più con passi pesanti ma veloci, come se volesse raggiungermi e non ho il coraggio di girarmi, anzi aumento ancora di più il passo, fino ad avere l'affanno.
Ho il cuore che batte a mille, le strade sembrano deserte anche se passano mille auto al minuto, mi sento così sola e spaventata.

Quando poi, all'improvviso, questa presenza diventa reale, prendendomi il polso destro e bloccandomi, contemporaneamente, il braccio sinistro, perdo non so quanti battiti e mi pietrifico, non riuscendo nemmeno ad urlare o a girarmi per vedere chi fosse.
«hey piccola, sei sola?» mi sussurra questa persona all'orecchio.
Io mi blocco di colpo, in preda al panico, ma lo spavento dura solo un attimo, subito infatti riprendo il mio solito colorito e il battito regolare perché ho riconosciuto la voce. Mi giro, allora, incazzata come una belva, verso Alex, ovviamente è lei, urlando di brutto
«SEI...UNA...STRONZA...DI...MERDA...VAFFANCULO!» ad ogni parola corrisponde un mega schiaffo sulle braccia o da qualche altra parte, mentre lei ride di gusto davanti a questa scenata «mi hai fatto prendere uno stramaledettissimo colpo, stronza che sei!» insisto ancora, tremando visibilmente
«scusa, è stato più forte di me» si giustifica lei, ridendo e cercando di ripararsi dai miei schiaffi
«ma vaffanculo»
«la riunione è stata rinviata a data da destinarsi, ti ho vista nei garage con Tasha e ti ho seguita, vieni, l'auto sta qui» dice infine, prendendomi per mano e andando verso la sua Porsche.

Appena entro in auto mi guardo allo specchietto e vedo che sono ancora pallida e spaventata «ti odio»
«e io ti amo, Pipes...come la mettiamo?» mi risponde lei a tono, mettendo in moto
«pensavo fosse Collins...» lamento ancora, con una mano sul petto, all'altezza del cuore
«non ti toccherà mai, fidati» mi risponde Alex, togliendo la mano dal cambio e appoggiandola nel mio interno coscia, per confortarmi «va meglio?» mi chiede ancora
«non parlarmi» le rispondo io, decisa.

Dopo un quarto d'ora, arriviamo finalmente a casa mia «non mi inviti dentro?» mi chiede Alex con tono scherzoso
«vieni prima che cambi idea» rispondo sorridendole, mentre scendiamo dall'auto e ci avviamo, mano nella mano, verso il mio appartamento.

Una volta dentro, mi lascio cadere a peso morto sul divano in soggiorno con Alex che si siede di fianco a me, stringendomi a sé «sei stanca, amore?» mi chiede dolcemente, baciandomi il collo
«da morire» rispondo io sbadigliando «resti qui stasera?» le chiedo poi, guardandola. Non mi stanco mai di ammirare la sua bellezza, è così perfetta ed è, finalmente tutta per me.
«sei una fifona» mi risponde lei, stuzzicandomi
«no, semplicemente voglio la mia ragazza con me»
«disse colei che ha quasi picchiato a sangue la ragazza in questione non più tardi di mezz'ora fa»
«sta' un po' zitta» ribatto io, girandole delicatamente il mento e lasciandole un lieve bacio «ti amo così tanto»
«ti amo anche io, Pipes».


Spazio autrice
Adoro spaventarvi su eventuali drammi all'orizzonte e invece che combino?? Sono sempre più felici queste due psicopatiche!
Ci avviciniamo minacciosamente verso la fine di questa storia, prevedo di scrivere altri 4 capitoli, quindi...STAY TUNED!
MihaVause

Everything else was just backgroundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora