37. Il quarto d'ora di silenzio

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Alex's pov, un mese dopo
«...d'accordo, ci vediamo tra un'ora, a dopo amore» dico infine, riattaccando la chiamata con Piper.
Tra un'ora devo andare a casa sua, non prima però, perché deve accompagnare la sua amica in aeroporto e quindi ho un po' di tempo per ultimare alcuni servizi che ho lasciato arretrati.
Finisco di fare le pulizie, riordinare la casa ed esco, diretta in azienda perché Nicky ha bisogno di me, anche se sarei potuta benissimo rimanere a casa a rilassarmi, visto che oggi non avevo impegni importanti, ma per le amiche questo e altro!


«il bilancio è sceso del 43,3%, io sono sicura che ci sia un errore nel sistema ma è meglio se controlli tu» mi dice Nicky, aprendo un cassetto con dei moduli e scrivendo frettolosamente qualcosa al computer
«evidentemente è un errore di calcolo, è meno della metà ma è comunque un peso da non sottovalutare» le rispondo io mettendomi gli occhiali «fammi una copia di questi, mandami tutto il modulo via fax e non ti preoccupare, me la vedo io» le dico ancora seriamente, mentre lei prende i fogli e li inserisce nella fotocopiatrice
«grazie Vause, l'imminente matrimonio ti ha resa più dolce e più disponibile?» dice poi Nicky, con il suo solito tono scherzoso
«con te sono sempre disponibile, stronza» sbotto subito «comunque se li consulto in ufficio non concluderò niente perché verrò interrotta in continuazione, li porto a casa e ci lavoro sopra»
«mi hai salvata, a dopo!»

Esco, così, dall'azienda e mi rimetto in auto, tornando a casa. Ho ancora una quarantina di minuti prima di vedermi con Piper, il tempo necessario per correggere la contabilità degli ultimi due mesi, è impossibile che sia scesa così radicalmente «devo trovare una soluzione, non posso perdere tempo» mi dico, accelerando leggermente la velocità.
Mentre sto guidando, a velocità costante ma relativamente alta, uno strano rumore mi distrae «che succede?» penso, guardando nel quadro della mia auto, non capendo a cosa fosse dovuto quello strano rumore.
Decido, allora, di accostare e scendere dall'auto, magari qualcosa si sarà incastrato tra le ruote ma appena metto il piede sul freno, mi accorgo subito che qualcosa non va, anzi non funziona proprio «cazzo!» impreco, spingendo più forte sul pedale ma l'auto non dà segno di rallentamento «cazzo, cazzo, cazzo!! Andiamo!!» mi sto facendo prendere dal panico, l'auto continua a camminare ad una velocità leggermente maggiore, non risponde più ai miei comandi e se non farò qualcosa, andrò sicuramente a sbattere contro qualcuno o qualcosa.
Proprio mentre penso alla più pessimistica delle cose, un enorme camion si presenta davanti a me, se lo sorpasso, andrò nella corsia opposta, rischiando un frontale, se non lo sorpasso, gli andrò, inevitabilmente, addosso.
«CAZZO!»

Piper's pov
Alex doveva venire da me già una mezz'ora fa, sto provando a chiamarla in continuazione ma il suo cellulare squilla e lei non risponde. Sono un po' preoccupata, forse sta in azienda e non può rispondere perché è sommersa dal lavoro?
«Nicky ciao, Alex è lì con te?» presa da una preoccupazione sempre maggiore, decido di chiamare Nicky, sperando mi dia notizie positive
«fino ad un'ora fa sì, perché?»
«non riesco a mettermi in contatto con lei, doveva venire da me ma ancora non è arrivata e non risponde al cellulare, sono preoccupata»
«a me ha detto che sarebbe andata a casa per lavorare, però poi non l'ho più sentita» mi risponde lei «probabilmente sarà immersa nel lavoro, è successo un piccolo imprevisto con i dati aziendali e se ne sta occupando lei»
«grazie Nicky, se la senti, dille di chiamarmi, per favore» le dico ancora, preoccupata ed agitata
«certo, piccola, ciao».

Riattacco la chiamata e mi butto sul divano con mille pensieri per la testa e con il cuore che batte a mille. Per distrarmi, decido di accendere la tv e, mentre sono intenta a guardare una sit-com, improvvisamente questa viene interrotta da uno speciale al notiziario
«interrompiamo i programmi per riportare un fatto di cronaca recentissimo. Un brutto incidente ha interessato, oggi, la 34esima strada, nei pressi del teatro Jodie. Una Porsche 911 nera si è schiantata contro un camion che stava trasportando del materiale altamente infiammabile, facendo divampare un brutto incendio. La persona alla guida dell'auto, non riusciamo ancora ad identificare se sia un uomo o una donna, è morta carbonizzata. Seguono aggiornamenti».

Io mi pietrifico di colpo appena sento della Porsche 911 nera «è l'auto di Alex» penso, tremando, non riesco a muovere un muscolo, non riesco a pensare, non riesco a respirare «A-Alex...» dico poi, finendo vittima di un bruttissimo attacco di panico e iperventilazione «ALEX!» urlo poi, alzandomi immediatamente dal divano e uscendo di casa per raggiungere quella maledettissima 34esima strada.

Appena arrivo, vedo una marea di persone accalcate intorno ai resti carbonizzati di un'auto, ci sono anche numerose auto della polizia e ambulanze.
Corro verso di loro, facendomi spazio tra le persone «FATEMI PASSARE!» urlo, spingendoli via «DITEMI CHE NON È VERO!» le mie urla attirano l'attenzione di tutti, c'è gente che piange, incredula e sotto shock.
Arrivo, finalmente davanti l'auto carbonizzata, senza riconoscere più nulla, vedo soltanto frammenti neri ovunque «ALEX!!»
mi inginocchio e piango, urlo, grido, strillo il nome della mia fidanzata, non voglio crederci, non posso crederci.

Attorno a me le persone si tappano le orecchie, per non sentire le mie urla di disperazione e si coprono gli occhi per non vedere la mia eterna angoscia.
Batto i pugni per terra, facendomi sanguinare anche le nocche delle dita, mentre un agente di polizia, mi alza, mi abbraccia da dietro e mi tiene stretta a lui «si calmi, signorina, la prego»
«DITEMI CHE NON È LEI, DITEMI CHE NON È ALEX!» urlo ancora, facendomi sentire, credo, da tutta la città «DOVEVAMO SPOSARCI».

Appena pronuncio questa frase, mi blocco di colpo, mi giro verso questo ragazzo e cerco di fargli una domanda, se i miei singhiozzi me lo permettono
«avete trovato...questo anello?» gli chiedo, mostrandogli il mio. Voglio provare a credere che non fosse lei la persona in questione, voglio provare a credere che sia soltanto una terribile coincidenza che la Porsche fosse la stessa di quella di Alex, voglio provare a fidarmi del destino, voglio provare a credere che Alex sia viva, deve essere viva, non può lasciarmi.
«mi dispiace, qualunque cosa ci fosse in quell'auto, ormai è andata per sempre, non possiamo fare niente» mi risponde lui sconsolato.

Io mi lascio cadere nuovamente per terra, senza forze, e urlo, urlo più forte che potessi, urlo affinché Alex da lassù potesse sentirmi e potesse tornare da me, svegliarmi e dirmi che è stato soltanto un brutto sogno.

Urlo
strillo
piango
lentamente muoio anche io.


Spazio autrice
Non parlatemi, sto piangendo.

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