Entrare in casa, per me, è come andare in guerra. Non sai mai come andrà, chi vincerà o perderà, se il nemico si è ritirato o è in agguato.
Il salone e la cucina sono silenziosi, quindi credo proprio che il mio nemico si sia ritirato, quindi tiro un leggero sospiro di sollievo, ma non va mai come dico io.
Sì, perché mia madre, Jolene McAdams, è pronta all'attacco e sbuca dalle scale che portano alle stanze.
"Merda" sussurro a me stessa e spero che non mi abbia sentita, perché sennò comincia una predica solo per questo.
"Signorina, mi hai evitata in questi giorni, ma non mi sfuggirai ora. La tua stanza è un disastro, ti chiedo di ordinarla, non di crearne altro" mi comincia a sgridare ed una volta che il nemico attacca, non si può fare altro che difendersi o scappare.
Io faccio entrambi.
"Ti avevo detto che non devi entrare nella mia stanza. Cosa devo fare per avere un po' di privacy? Cambiare la serratura e chiudere a chiave? Quello si chiama caos creativo, devi lasciare le cose esattamente come sono e non ti devi intromettere" la mia risposta e il mio voltarle le spalle non le piacciono, infatti mi ferma per un braccio.
"Basta Babi. Sono stanca di questo tuo comportamento indisponente. Un giorno rimarrai sola per questo tuo carattere così freddo e antipatico e sono tua madre, devi fare come dico io" la sua autorità, che usa con i suoi studenti, con me non attacca. Se lei evitasse di riprendermi su qualsiasi cosa, eviterei di risponderle male.
"Allora, partiamo dal presupposto che non sono una dei tuoi alunni e non ti comporterai con me da professoressa. Secondo, meglio rimanere sola che male accompagnata. Terzo, sai che non sopporto quando entri nella mia stanza, è una cosa privata, è lì che disegno, non voglio che tu veda nulla. Non voglio che tu invada il mio spazio personale"
Lei capisce il concetto di arte, alla fine papà si chiudeva nel suo studio e rimaneva lì per ore senza uscire per niente. Sa che gli artisti vogliono che nessuno veda le proprie opere fino a quando non è pronto, ma mia madre ha deciso di non seguire più questa cosa da quando ha divorziato con papà ed è diventata più fredda di prima. Se prima si lasciava andare un po', adesso è sempre nervosa, sul piede di guerra e con la continua voglia di infastidirmi.
Ultimate le mie parole, vado velocemente nella mia stanza, chiudendomi dentro e sentendo fuori mia madre sbraitare qualcosa. Dura qualche secondo il ricordo in cui mia madre è in salotto e costringe papà a vedere Dirty Dancing, gli occhi sognanti per il personaggio di Johnny ed ogni volta la stessa frase 'Da qui ho preso il tuo nome'.
Come se non lo avessi capito.
Butto a terra lo zaino, sdraiandomi sul letto, guardando il soffitto dipinto da me. Ha le tonalità del blu notte, con tutte le costellazioni disegnate da me, qualcosa che m'incanto a vedere ogni volta che sono pensierosa.
Alzo la testa quando sento il mio cellulare squillare, sbuffando verso chiunque mi stia disturbando. Accetto la chiamata di Madison, seppur tentata di non rispondere.
"Ehi Babi, sei a casa tua?" mi domanda subito senza giri di parole, quasi non facendomi dire nemmeno 'pronto'.
"Sì, perché?" mi alzo completamente dal letto, togliendomi le scarpe e mettendole in un angolo, tirando fuori dall'armadio il mio pigiama, che prima era sulla sedia, ma mia madre ha ovviamente sistemato tutto.
È difficile non perdere la pazienza in questa casa.
"Bene, perché sono qui sotto"
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Mission Cupid
Teen Fiction"Insieme, sarete i Cupido delle persone" "Io non farò niente e soprattutto non con questo idiota" "Dai, Dirty Dancing, non fare l'acida. Ad un bel faccino come il tuo non si addice" Alla Monroe High School vige la tradizione 'Mission Cupid': entr...