39. Loyalty

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Per cambiare vita, molti partono dai capelli.

Io i miei li ho sempre tinti, per quanto possa sembrare strano, dato che ho vestiti perlopiù scuri nel mio armadio, mi è sempre piaciuto dare un tocco di colore ai miei capelli, non vedere la monotonia del mio colore naturale.

Ma, dopo le parole di Michael, ho soppesato tutto, ci ho pensato attentamente e sono giunta a delle conclusioni. Ho preso una decisione difficile, che sicuramente mi metterà ansia e mi farà sentire il cervello annebbiato per tutto il tempo, ma che andava fatta, sennò non l'avrei più presa.

Il giorno dopo la strigliata di Michael, sono andata dalla professoressa Fitz e le ho detto che sarei veramente contenta di partecipare alla mostra. Lei mi ha sorriso, felice della mia decisione, rassicurandomi sul fatto che sicuramente apprezzeranno la mia arte. Mi sono sentita rincuorata alle sue parole, nonostante comunque lei mi avesse più volte sostenuta e ribadito quanto il mio fosse quasi un dono, che le mie mani fossero fatte per disegnare.

Il passo successivo è stato prima dirlo a mio padre, che si è subito adoperato a prenotare un volo per venire alla mostra, poi parlarne con mia madre: ammetto che ha sempre avuto il desiderio di vedere i miei disegni, ma io gliel'ho proibito ogni volta, anche se, sicuramente, di nascosto qualcosa l'avrà vista. Mi ha risposto che ci sarà e con le lacrime agli occhi ha aggiunto che è felice che abbia preso questa decisione, che stia cominciando a combattere le mie paure. Mi ha guardata come chi crede e confida in me e vorrei provare le stesse cose verso me stessa, ma semplicemente non ci riesco. Sono preoccupata non solo per i giudizi altrui, ma anche per la possibile reazione che potrei avere io.

Non è per il fatto che i miei dipinti devono piacere per forza, ma si tratta di sentirsi sconfitti, di non riuscire a trasmettere un messaggio, delle emozioni, le sensazioni che l'artista prova.

Quindi, sono stata tutta la settimana impegnata ad aiutare ad allestire la mostra, divisa inoltre tra il 'cercare di evitare gli stessi luoghi di Archer' e un Luke Hemmings che mi ha stressata fino allo sfinimento perché troppo felice per me. I miei amici hanno preso benissimo la mia decisione, assicurandomi, seppur non abbiano mai visto un mio dipinto, che gli scrutatori dei college si accorgeranno della mia bravura.

Oggi è il giorno della mostra ed ho un sacco di cose da fare. Ieri sono andata dalla parrucchiera, ho sistemato il taglio ai miei capelli e sono tornata ufficialmente ad essere castana.

Insomma, nuova vita, nuove decisioni.

Vorrei anche scegliere di cancellare Archer Dempsey dalla mia vita, non provare rabbia nel vederlo con Kim, non provare nostalgia mentre ricordo i momenti passati insieme, ma non posso, quindi mi limito ad attendere con decisamente poca calma che questa cotta del cazzo mi passi.

"Ehi Babi. Ci stai ascoltando?" scuoto la testa, riprendendomi dai miei pensieri e tornando con lo sguardo su Joyce e Madison.

"No, scusate, che stavate dicendo?"

"Abbiamo cominciato a parlare di Archer. Tu, come al solito, ti sei sconnessa"

Guardo il blocco tra le mie mani, guardando poi le tele sui vari cavalletti, dirigendomi verso uno dei miei per sistemare l'appoggio del dipinto, solo per evitare il discorso.

"Non c'è niente da dire su di lui" affermo in tono freddo, sentendo il solito magone al petto.

"Come fai ad affermare che tu a lui non piaci? Ieri quasi non ti staccava gli occhi di dosso"

"Joyce, tu sei troppo romantica per i miei gusti, vedi cose che non esistono"

"Babi, c'è una cosa che devi sapere e probabilmente ti arrabbierai, ma ormai è fatta. La sera di San Valentino, quando tutti noi ti abbiamo placcata ma sei andata via, ti abbiamo seguita. Abbiamo visto tutta la scena e credimi se ti dico che si capiva chiaramente che lui si aspettava altre parole da te, che tu capissi" mi blocco a metabolizzare le sue parole, deglutendo a ricordare ancora una volta quella sera.

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