Missing Moment #1: Opportunities

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Maggio 2019

Almeno una volta nella vita é capitato di oltrepassare i propri limiti. 

Vuoi per una sfida, per non lasciarsi sopraffare dalla paura, per dimostrare che ce la puoi fare. Questi sono pochi motivi ma ce ne sono tanti altri che ci portano ad attraversare quella linea mentale che ci eravamo posti, superando il nostro ostacolo. 

Io ho sempre avuto paura di oltrepassare la mia linea. Ho sempre preferito rimanere tranquilla ad un passo indietro dall'attraversarla, guardando tutte le possibili conseguenze se l'avessi fatto. Era quello che mi faceva paura: il dopo. 

Cosa sarebbe successo dopo? Cosa avrei dovuto affrontare? 

Il 'dopo' era una cosa di cui non potevo avere il controllo, di cui non avevo alcuna sicurezza, quindi preferivo starmene nella mia 'zona comfort'. Ma sapevo che, prima o poi, il momento sarebbe arrivato: avrei fatto un passo avanti ed oltrepassato la mia linea, affrontando tutte le conseguenze. Ed ho sempre creduto che me ne sarei pentita, che mi avrebbe fatto male e che velocemente sarei ritornata nella mia comfort zone. 

E, invece, la realtà é stata un'altra. 

La mia realtà mi sta baciando il collo e sa che mi dà fastidio, perché mi fa il solletico. E continuo a ridere e a volermi scostare, a chiedergli di smetterla, ma lui continua. 

"Dai, Archie, finiscila. Mi fa male la pancia a ridere" non posso neanche scostarmi più di tanto perché mi tiene stretta, su un banco nello stanzino del bidello, come nel peggiore dei film adolescenziali. Ancora mi domando quando sono arrivata a questo punto, quello di non ritorno. 

Perché mi piace com'è lui e come mi fa sentire, perché ho capito che ne ho quasi bisogno, chr mi piace stare bene.

Scosta finalmente il suo viso dal mio collo, guardandomi con i suoi occhi chiari, un sorriso enorme a renderlo solo più bello. I piccoli ricci dei suoi capelli sono tutti scompigliati ed io porto una mano ad accarezzarli. Mi guarda dal basso, avvicinandosi per lasciarmi un bacio veloce, ritornando al suo posto. 

Quando mi aveva detto di saltare l'ora di algebra per fare qualcosa insieme, non mi sarei di certo aspettata che saremmo finiti qui a baciarci. Ma non me ne lamento, anzi, mi sono adeguata all'iniziativa.

"È perché mi piace quando ridi"  ogni volta che dice certe frasi, l'assoluta e disarmante sincerità con cui le pronuncia, mi fa sempre battere il cuore un po' di più. I suoi occhi verdi che mi lasciano fidare di lui, che mi fanno incantare e cadere in un vortice che mi fa quasi perdere il  controllo su me stessa. 

"Ormai la campanella per il pranzo è suonata da un bel po', inizio ad avere una certa fame" cambio discorso e lui sembra quasi non accorgersene, infatti inclina la testa all'indietro e fa un verso di lamentela.

"Voglio stare solo con te, al diavolo questa scuola" abbassa di nuovo il suo viso verso il mio, alzando ed abbassando il suo pomo d'Adamo. "A volte non mi sembra vero che stiamo insieme" 

Rimango a guardarlo, assimilando le sue parole, interiorizzandole, domandandomi se é il momento o meno di parlarne. Scuoto appena la testa, staccandomi leggermente da Archer. 

"Voglio mostrarti una cosa" non gli do il tempo di replicare con una battuta o una domanda seria, perché subito gli mostro la busta che ho tra le mani, appena presa dallo zaino. 

"Che cos'é?" 

"È la risposta della Siena Heights University. Non ho il coraggio di aprirla da sola" Archer annuisce, diventando subito serio. Mi prende la busta dalle mani, guardandola attentamente, rigirandola tra le sue dita. Sospira leggermente, riporgendomela. 

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