AVVISO:
Per chi vuole ad un certo punto del capitolo ci sarà un asterisco (*) che segna la parte in cui, secondo me, sarebbe bello se leggeste la parte con "when the party's over" di Billie Eilish, canzone che già mi sembrava azzeccata in sé, poi leggendo la traduzione ho capito che é proprio perfetta. Buona lettura!
Non ho mai avuto modo di vedere i miei disegni esposti.
Sin da bambina, ho sempre provato una gelosia incontrollata per la mia arte, per qualsiasi schizzo, bozza o dipinto. Anche la cosa più insulsa ma comunque disegnata da me, doveva essere vista solo da chi dicevo io.
E questo non perché credessi che gli altri non fossero abbastanza degni di vedere qualcosa da me creato, anzi il contrario: ho sempre creduto che i miei dipinti non fossero degni di essere visti da occhi altrui, solo da me. Con il tempo, ho capito che la mia arte, quell'improvvisa voglia che mi veniva di dipingere anche di notte, era il mio modo personale di sfogarmi, di trasmettere qualsiasi cosa mi passasse per la testa, realizzato nel modo più contorto che potesse esistere.
Molte volte mio padre mi ha detto di far vedere al mondo i miei dipinti, che anche gli altri dovevano avere il privilegio di ammirarli e magari prendersi la briga di tentare di codificarli, di scoprire cosa passa per la testa dell'artista. Ma la mia risposta è sempre stata la stessa: non sono pronta a mostrare qualcosa di così personale, sarebbe come far vedere al mondo me stessa nuda.
E se chiunque sarebbe stato felice, qualsiasi bambino non vedeva l'ora di mostrare i suoi disegni ad entrambi i genitori e agli altri, io mi sono sempre rifiutata, arrivando a piangere per non farlo. Mio padre ha sempre capito il mio bisogno, mia madre ha tentato di fare la stessa cosa, ma, non essendo del nostro stesso campo, ha avuto più difficoltà nel farlo. Se all'inizio m'invogliava ad esporre i miei disegni, in modo che anche gli altri vedessero quanto fossi brava, quando si accorgeva che cominciavo a stare male, che la situazione mi procurava un dolore anche a livello fisico, ha cominciato lei stessa a dire alle maestre di non far vedere nulla, nemmeno un minuscolo pezzo dei miei disegni.
Questo non perché mi credessi la più brava del mondo o perché non volevo che gli altri bambini mi copiassero, ma il motivo è sempre stato più intimo, personale e a volte l'ho trovato malsano.
Come può qualcuno stare male solo perché i suoi dipinti vengono esposti da qualche parte?
Ecco perché, allo spettacolo del corso di teatro, mi aspetto di sentirmi male, cosa che in realtà non succede. Sono stata per tutto il tempo attenta alla recitazione dei ragazzi, che hanno fatto un bellissimo lavoro, devo ammetterlo.
Dopo che la professoressa Fitz mi ha ringraziata e si è congratulata con me, mi sono sentita più contenta e fiera di me stessa, poiché tengo molto al giudizio di quella donna. Mi piace come comprende ciò che disegno, come non commenta in modo cattivo ma si limita a fare i commenti tecnici giusti per dipingere al meglio.
Mi rendo conto che il mio solito disagio non si è manifestato perché, alla fine, non si tratta di pannelli che esprimono il mio essere, ma riflettono solo ciò che Miss Fitz mi ha chiesto di riprodurre.
Batto le mani una volta che mi accorgo che lo spettacolo è finito, sentendo addirittura Johnny fischiare al mio fianco, che guarda Elliott fiero. Dall'altro lato, ho Luke e Michael accanto, Madison e Garrett dietro di noi. Nonostante non ci sia nulla di ufficiale, ormai i due stanno quasi sempre insieme e mi piace come la mia amica stia bene con lui. Oltre ad esserci io a monitorare la situazione tra i due, lei, tra una lezione e l'altra o tramite messaggi, mi dice com'è contenta, come certe volte lo becca a guardarla e come le piace averlo intorno.
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Mission Cupid
Teen Fiction"Insieme, sarete i Cupido delle persone" "Io non farò niente e soprattutto non con questo idiota" "Dai, Dirty Dancing, non fare l'acida. Ad un bel faccino come il tuo non si addice" Alla Monroe High School vige la tradizione 'Mission Cupid': entr...