Madman sta guidando verso casa con la macchina di mio fratello presa in prestito. La maneggia abilmente, ma si sente che ha un po' di paura e di ansia. Si precipita subito alla porta, aspettandomi poi. Gli apro la porta.
Lo vedo pallido e vorrei sbagliarmi, ma comprendo che non è solo una preoccupazione mia, ma, appena entriamo, mi chiede dov'è il bagno e, una volta indicatogli quello di Davide, ci si fionda dentro e lo sento vomitare e svuotarsi di tutto ciò che ha nello stomaco.Rabbrividisco a quel suono e mi viene anche a me la nausea, ma tento di non pensarci. Mi tornano in mente i primi live di mio fratello, che non li reggeva mai e che ad ogni pausa vomitava, anche quando non aveva più niente da svuotare. Lui vomitava, vomitava e non finiva più.
Sento tossire Madman e salgo, piano, le scale:
"Stai meglio?"
Gli chiedo balbettando:
"Penso"
"Se devi vomitare, dimmelo, che scendo. Scusa, ma mi fa estremamente schifo"
"No, tranquilla, ho finito. Sto meglio ora"
Si alza, sciacquandosi le labbra e lavandosi la faccia:
"Ti preparo del té? Un bicchiere d'acqua?"
"Acqua. Basta un po' d'acqua"
Annuisco e gliela preparo, mettendogli un cucchiaio di zucchero che gli farà sicuramente bene e, ricordando i rimedi di mamma per Davide, gli preparo anche una banana. Lo sento scendere con fatica le scale e mi precipito da lui:
"Non sforzarti, salivo io"
Gli vado incontro e lui mi cade praticamente addosso e faccio fatica a reggere il suo peso. Non è una piuma:
"Pier, dannazione, reggiti in piedi"
Ha il respiro pesante e si tocca la fronte. Sento fin dal collo quanto stia sudando e come sia caldo:
"Non sto bene Emma...non sto bene per un cazzo, aiutami, perfavore"
Riesco a farlo mettere un minimo in piedi e lo faccio sdraiare sul divano, passandogli l'acqua e la banana e lui, per fortuna, mangia e beve, mi ascolta, non come mio fratello, che farlo mangiare in certi momenti era un delirio, anzi, lo è tutt'ora.
Ha gli occhi chiusi e si passa le mani su tutto il torace, prendendo i lembi della maglietta ed alzandola, togliendosela con tantissime difficoltà, lanciandola oltre il divano:
"Non devi prendere freddo...Pier rivestiti!"
"Taci"
Mi dà le spalle e io sono un po' infastidita dal suo comportamento, così gli lascio il termometro sul tavolo e mi alzo, interessata a lasciarlo solo, ma la sua voce mi ferma:
"Dove vai?"
"In cucina a mangiare qualcosa"
"Poi torni?"
"Pensavo di salire in camera"
"No, non lasciarmi solo dai, sto male, sono ammalato, non mi curi?"
Mi chiede con la voce di un bambino. Ah prima fa tutto lo stronzo, il senza cuore e ora fa il coccolino bisognoso di attenzioni:
"Ma mi hai detto di tacere..."
Gli ricordo e lui sospira, tentando di alzarsi un po', con fatica:
"Dai, scherzavo, mi piace la tua voce. Restami accanto"
Sospiro e mi rimetto vicino a lui, lui mi prende una mano e la mia idea è quella di allontanarla, ma voglio vedere cosa fa e, semplicemente, se la porta tra i capelli scuri:
"Me li accarezzi?"
Inizio ad accarezzarli e lui sorride, rilassandosi, allungando i piedi e beandosi di quelle attenzioni che gli sto offrendo. Mi appoggio al divano, facendo ricadere qualche ciocca sul suo petto ancora privo di maglietta e lui socchiude gli occhi. Alza la mano, iniziando a passare le sue dita magre tra i miei capelli e allungandoli sulla sua pelle, giocandoci e facendoci forme. Ah amati capelli lisci.
Stacco per un attimo la mano perché mi fa male il braccio e lui subito se ne accorge:
"Perché ti sei fermata?"
"Mi fa male il braccio Pier, sono venti minuti che te li sto accarezzando"
"Ma io non mi sono fermato"
Sbotta neanche troppo arrabbiato, indicandomi i capelli:
"Ma te sei rilassato, non vale"
E alzo il viso, facendolo rattristire per un attimo:
"Allora sdraiati con me, così me li accarezzi stando sdraiata no?"
Niente, è partito, inizia a sfasare:
"No, Pier, non posso"
"Dai...la mia ragazza lo fa"
Mi sembra ovvio Pierfrancesco, è la tua ragazza, hai una certa confidenza, come io vorrei averla con Matteo...chissà se mi ha cercato in queste quattro ore, probabile, ma non ho qua il telefono:
"Pier, è normale, state insieme"
"Anche io e te siamo insieme nella stessa stanza, no?"
Ma è ammalato o ubriaco? O entrambe?
"Pier, io non sono la tua ragazza"
"Massi mica le lo vado a dire, dai non fare storie, che qualche coccola piace sempre a tutti"
"Pier, io sto con un ragazzo. Non posso e non voglio"
Ecco, ora lo sa pure lui. Lui che ora si alza un po' a fatica, fissandomi con gli occhi, sì, semichiusi, ma ben più freddi e cattivi:
"Stai con quell'inutilità di Matteo Privitera?"
STAI LEGGENDO
Fin dove brilla la Luna | Madman
Romance"Mi fa strano pensare a te come la sorella di Davide." Alzo lo sguardo, guardandolo strano, come se non avessi capito, mettendo i nostri occhi a contatto: "Cosa?" Gli domando, confusa da quella sua affermazione e frase che, almeno per ora, non trova...