Niente da dividere

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Esco e prendo una sigaretta, accendendola e mettendomela tra le labbra, risistemando nelle tasche il pacchetto e l'accendino. 

Prendo il telefono. Facendolo un calcolo veloce, Matteo dovrebbe star mangiando ora e spero di non disturbarlo. Lo chiamo:

"Piccola, tutto ok?"

"Mi sto annoiando Teo"

Piagnucolo per fargli compassione, anche se sta che sto esagerando un sacco:

"Stanno parlando di tutte le loro fiamme e scopate varie"

"Parla di me, bambolina, "fiamma" lo sono, per il resto con calma si vedrà"

Idiota. Rido. Mi blocco subito quando mi giro e vedo Pier uscire dalla pizzeria barcollante,  andando verso l'erba e vomitando. Ma proprio quando ci sono io deve vomitare? Non poteva farlo in pizzeria?

"Bimba, tutto bene?"

Mi risveglia Matteo dal mio stato di trance:

"Sì, scusa ma devo andare, Davide mi chiama"

"Buonanotte, sogni d'oro. Vengo a trovarti nei sogni"

"Te non divertirti troppo"

Chiudo in fretta la chiamata senza neanche ringraziarlo e mi precipito da Pier, tenendogli la fronte e facendolo sobbalzare:

"Tranquillo Pier sono Emma, svuotati se devi"

"No, no, che ti fa schifo e stai male"

Mio fratello glielo ha rivelato quindi... 

Ho questa cosa fin da piccola, fin da quando mio fratello stava male in età adolescenziale, quando aveva i piccoli live. Lui vomitava e io avevo paura, stavo male a sentirlo e spesso vomitavo anche io. Una cosa che mi porto dietro da sempre e non riesco a togliermi:

"Non...preoccuparti, fallo se te lo senti, non devi trattenerlo"

"Accarezzami il viso che mi calma"

Lo faccio, senza pensare a niente, gli passo le mani sulla fronte, sulle guance, sul naso, sulle orecchie, fino ad arrivare ai capelli e alla nuca, passando per il collo e tornando al viso. Il suo respiro si stabilizza e, debolmente, si alza, appoggiandosi ad un palo con una mano.

"Stai meglio?"

"Decisamente. Grazie. Hai una sigaretta?"

"Non si fuma dopo aver vomitato"

Gli proibisco ridendo e lui alza gli occhi al cielo, appoggiandosi con le spalle al palo:

"Solo perché sei te"

Mi sorride. Per poi tornare serio. Smettiamo di parlare e lui smette di fissarmi, guardandosi attorno, esausto:

"Sai che ho una ragazza, sì? Sto pensando di lasciarla"

Mi stupisce quell'argomento. Perché ne parla con me e non con Davide?

"Perché?"

"Non capisce le mie passioni, non le interessa il venire in studio, comprarsi l'album, sentire le tracce. A lei basta che io sia felice del lavoro e avermi a casa ogni tanto. Ma il mio lavoro si basa anche sui consigli e lei non me li da, dannazione."

Sbatte i piedi come un bambino e mi fa tanta dolcezza:

"Lo so che anche lei deve lavorare, ma io per lei il tempo lo trovo volentieri, perché lei non riesce?"

Già, perché lei non riesce che ne ha la possibilità? Le costa così tanto? Se non fosse dall'altra parte del mondo, probabilmente starei sempre con Matteo in studio a sostenerlo, ma non posso fare nulla purtroppo e spero torni presto.

"Forse...dovresti aspettare..."

"Cosa dovrei aspettare?"

Mi urla contro e mi spavento, ma subito si ricompone, scuotendo la testa senza chiedermi però scusa, ficcandosi le mani nelle tasche e sbuffando:

"Sai cosa? Risolvitela da solo sta faccenda. Vuoi lasciarla? Mollala. Vuoi starci insieme? Stacci. Sai che c'è? Il mio ragazzo è a Los Angeles in questo momento. Los. Angeles. Sono due mesi che ci stiamo sentendo, ci siamo appena messi insieme e non mi sembra di lamentarmi per il fatto che non so quando lo incontrerò.
Vaffanculo Pier."

E lo lascio lì, rientrando, dopo aver scritto un: "Avrei tanto bisogno di te in questo momento" a Matteo.
Trovo Davide e Cosimo a pagare:

"Pier?"

Mi chiede quest'ultimo:

"L'ho visto fuori"

Risposto contrariata e Davide mi circonda le spalle con un abbraccio, avvicinandosi a me:

"Tutto ok?"

"Per un cazzo"

Ci dirigiamo verso l'auto dopo aver ritrovato anche Pier:

"Litigio con Matteo?"

Chiede speranzoso:

"No." Gli sorrido: "Con il tuo caro migliore amico, fratellone"

E lo lascio così, salendo in macchina a fianco a Cosimo che è alla guida e allacciando la cintura, accavallando le gambe e guardando annoiata il paesaggio.

Piefrancesco e Davide salgono dietro e subito Cosimo sfreccia tra le vie romane a gran velocità e io spero sia sufficientemente lucido.
Ci lascia davanti casa e io sono la prima a scendere, ma l'ultima a entrare:

"Dobbiamo parlare..."

Mi accarezza il braccio Pierfrancesco, ma io mi stacco:

"Io invece devo chiamare il mio ragazzo"

Calco la parola "mio" forse in modo eccessivo, ma non mi interessa, sono nervosa e voglio essere lasciata stare e sola.
Sento dalla mia camera mio fratello e Pier che stanno discutendo su dove devono dormire e alla fine decidono che il primo dormirà in camera sua e l'altro sul divano in sala. Meglio. Dormirò sola.

Mi metto il pigiama, ossia pantaloncini e una maglietta di Gemitaiz di un vecchio QVC e mi butto sul letto, spegnendo la luce e mettendo in stand by il telefono. Sto per addormentarmi, ma la porta si apre poco:

"Piccola, dormi?"

E' Davide e io alzo il viso, facendolo sorridere e facendolo sedere sul letto vicino a me.

"Pier non voleva essere così cattivo, si è preso male"

"Non importa, il tono l'ha usato. Sai che mi da fastidio"

"Mi spiace, ti chiedo scusa a nome suo, ne abbiamo parlato. Ci è rimasto seriamente male, perdonalo"

Non gli rispondo, facendogli capire che voglio solo riposare:

"Riflettici, Emma, buonanotte."

Si alza:

"'Notte Davide"

Allargo le braccia e lui mi stringe forte e mi alza anche un po', lasciandomi poi qualche bacio sulla guancia. Esce dalla mia camera e io attendo che tutte le luci si spengano. Sento solo il volume, basso, della televisione in salotto che sta trasmettendo un film, immagino. Pier non riuscirà a dormire.

Fin dove brilla la Luna | MadmanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora