Back on the scene

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Pierfrancesco mi mette davanti il cappuccino e una ciambella, per poi tornare al bancone, attendendo il suo ordine.

Io appoggio il viso su una mano, guardandolo e ripensando a quel sogno, quasi spaventandomi di che pensieri la mia mente è in grado di elaborare quando si addormenta. Dicono che ciò che sogniamo è, di solito, l'ultima cosa a cui pensiamo prima di cadere nel mondo dei sogni che, di solito, non ci ricordiamo.
Davvero fare il bagno con Pierfrancesco è stato il mio ultimo pensiero?

"Sì, ma non sciuparmi con quello sguardo"

Scuoto la testa, uscendo dal mio stato di trance e sbattendo le palpebre, tentando di tornare riprendermi:

"Ero persa nei pensieri, perdonami"

Gli sorrido, avvicinandomi la tazza e soffiando per raffreddarlo un minimo:

"A che pensavi?"

Mi domanda, innocentemente, preparandosi un drum, cercando attorno a sé la presenza o meno del cartello del "Vietato fumare", per poi richiamare una cameriera:

"Scusi. Si può fumare qua?" Ringrazia dopo la risposta positiva, bevendo velocemente il caffé, accendendosi il drum e tornando a guardarmi:

"Beh, non mangi?"

Domanda, facendomi un cenno con il viso alla mia colazione, ancora tutta lì.
Annuisco, bevendo immediatamente il cappuccino, lamentandomi quando mi scotto la lingua:

"Piano, hey, non ti insegue nessuno" Ridacchia: "Mi sembri nervosa, è per Matteo?"

Scuoto la testa, mordendomi le labbra e lo sento avvicinarsi a me, ritrovandomelo a pochi centimetri dalle labbra:

"A che stai pensando?" Mi domanda, seriamente preoccupato e, il mio sguardo, concentrato su di lui, gli basta come risposta: "Pensavi a me, eh? Ti occupo i pensieri anche quando sono qua davanti a te?" Ride, divertito, baciandomi per poi tornare a sedersi, finendo la sua sigaretta e iniziando a mangiare la brioche:

"Voglio sapere che pensavi di me" Parla, dopo qualche minuto, mentre io affondo il sorriso nella tazza:

"Nulla di che" Gli rispondo, semplicemente, mica posso raccontargli determinate cose.
Una volta pagato, decidiamo di fare un giro per la città, dal momento che i restanti giorni, Pierfrancesco li dovrà passare chiuso in casa con Davide, per recuperare tutto, e io starò lì con loro:

"Posso tenerti la mano?"

Sposto lo sguardo su Pierfrancesco che cammina a fianco a me, con il cappuccio tirato su per non farsi riconoscere dai fan. Mi fa tenerezza il suo imbarazzo e io annuisco, porgendogli la mano che, subito, viene stretta nella sua magra. Magra, ma non come quella di mio fratello; quella di Pierfrancesco è meno magra, più accogliente, più robusta e forte, in grado di proteggermi meglio, posso affondarci le dita e sentire una stretta sicura, che mi tranquillizzi:

"Ti voglio bene"

Sussurro, sperando, da una parte, che non mi senta, ma mi sbaglio:

"Anche io. Anche se spero che un giorno, questo "ti voglio bene" possa tramutarsi in altro, ma mi accontento ora, va più che bene." Sorride, stringendo le nostre mani e baciandomela, tenendosi il cappuccio mentre fa questo gesto, per evitare a priori ogni possibile sbaglio:

"Possiamo stare un po' in quel parco prima di tornare a casa?"

"Ma fa freddo per sedersi su una panchina, sono congelate Pier..." Mi lamento io anche se vorrei passare ancora diverso tempo con lui. Il pugliese mi guarda, analizzandomi, per poi stringere la mano e tirarmi a lui:

Fin dove brilla la Luna | MadmanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora