Chapter 1 - She's no longer your daugther.

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Fu un flebile sussurro a lasciare le mie labbra, quasi aventi il timore di formulare tale parola
"Papà...".

Una parola che non ebbi più pronunciato, dopo la mia ultima notte in un vicoletto fiocamente illuminato della Foresta Incantata; una parola della quale, se non avessi visto il volto di Robin Hood quella mattina, avrei dimenticato il significato e, più di tutto, l'amore che vi si celava dietro. Anni ed anni di affetto incondizionato, abbracci soffocanti, baci sdolcinati, promesse mantenute, lacrime condivise, mani strette lungo un percorso tortuoso ─ tutti quei momenti, racchiusi nell'attimo in cui mi resi finalmente conto della realtà: l'uomo inginocchiato sul molo, il cui corpo fu a portata dello sguardo confuso dei presenti, era mio padre.

"PAPÀ!" gridai a pieni polmoni, liberandomi con uno strattone dalla presa di Uncino che, sbigottito, neanche tentò di riacciuffarmi. Mi catapultai lungo le scalette senza ponderarvi affatto, percorrendole di corsa ed arrancando tra un gradino e l'altro. Regina balzò indietro portandosi le mani a coprire le labbra, gli occhi pieni di lacrime; in quel momento, con molte probabilità, il Sindaco di Storybrooke visse il suo peggior incubo ─ realizzando che il cuore del suo amato appartenesse alla donna il quale desiderio era la morte di suo figlio e che a qualsiasi costo, in un modo o nell'altro, avrebbe avuto successo. La folla non emise più alcun suono, gli applausi assordanti si arrestarono come un meccanismo automatico. Intorno, tutto tacque.

Un calore piacevole si irradiò al centro del petto, espandendosi successivamente in ogni centimetro del corpo, su ogni lembo di pelle, il cuore prese a battere come se tutta l'oscurità lo avesse abbandonato e dalle crepe fosse entrata la purezza della luce; il resto del mondo scomparve in quell'istante ─ quando le braccia di mio padre si strinsero intorno al mio corpo, intente a non lasciarlo mai più.

"Bambina mia..." piagnucolò, stringendo tra le dita i capelli che mi ricadevano sulla schiena "Sei viva... oh mio... sei viva!" il suono della sua voce parve più corposo, seppur spezzato dalle lacrime e dai singhiozzi "Credevo di averti persa per sempre, che non avrei mai più avuto la possibilità di stringerti a me..." il suo viso rientrò nel mio campo visivo: le guance fradice, gli occhi arrossati e le labbra pericolosamente tremolanti. Le sue mani tastarono incredule le mie braccia, le spalle, le guance ─ come se avesse voluto assicurarsi che non si trattasse di un sogno. "Shh, va tutto bene" gli sussurrai, andando a carezzargli piano la barba "GIORNO DOPO GIORNO... IO... ERO MORTO SENZA DI TE!" pronunciò in un grido straziante, tra un singhiozzo assordante e l'altro, crollando senza preavviso sulla mia spalla "Sono qui, papà, sono qui" gli sussurrai, cullandolo piano al fine di tranquillizzarlo.

Scosso da violenti singulti, il corpo di Robin Hood cercò disperatamente un contatto con quello esile ed anch'esso instabile della figlia; si avvinghiò a quest'ultimo, affondando il viso nell'incavo del mio collo. Lo sguardo si levò sul viso delle persone alle sue spalle: Biancaneve nascosta tra le braccia del Principe, Emma stretta a suo figlio e Regina ─ non sarei mai stata in grado di decifrare la sua espressione, che non apparve disorientata come le altre... peggio. Ma in quel momento, avevo a cuore solamente l'abbraccio infinito dentro il quale continuai a crogiolarmi.

"Come puoi essere ancora vivo?"; fu per me lecito chiederglielo, avendo creduto fosse morto decenni prima. Lui si sollevò, mi sorrise e leggiadro mi carezzò una guancia "Avrei dato e fatto qualsiasi cosa, pur di ritrovarti". Quella risposta riportò le tenebre nel mio cuore, scuotendone violentemente le pareti; io, non l'ebbi mai cercato. "Dov'è la mamma?" sussurrai, cambiando intenzionalmente discorso come se fosse servito ad alleggerire il senso di colpa, ma fui interrotta da un gridolino stridulo che si fece spazio tra la folla. Solo qualche secondo più tardi, mi fu possibile distinguerne la fonte.
"DEE!".

Roland corse nella mia direzione, spingendo goffamente le persone circostanti per crearsi un varco che lo avrebbe portato da me. Avevo dimenticato il suo visino dolce, il sorriso radioso, gli occhi colmi di gioia, i riccioli indomabili che gli incorniviavano il volto e la vocina assordante che avrebbe potuto far tremare le case di un'interà città. Era come se non fosse realmente trascorso un secolo; l'Isola che non c'è mi aveva donato la giovinezza e loro ─ non sapevo bene in quali guai si fosse cacciato mio padre, per garantire ad entrambi tale privilegio. "RORY!" esultai a mia volta, spalancando le braccia per poterlo accogliere in una stretta possessiva con la quale, probabilmente, gli avrei tolto il respiro "Sei qui ─ sei qui con me!" dissi con incredulità, andando poi a catturare il labbro inferiore tra i denti per impedire ai singhiozzi di venir fuori. Quest'ultimo rise di gusto, gettando il capo all'indietro "Mi fai male, mi fai male!" "Scu─"; il corpo del mio fratellino si allontanò improvvisamente dal mio che fu, invece, scagliato a metri di distanza.

I've lost everything, except you. || Part 2 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora