Chapter 36 - I don't care how far.

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Immaginate di essere rinchiusi nella mente del male fatto carne e che soltanto lui, quindi, abbia il potere di manipolare a proprio piacimento l'evolversi della vostra permanenza in questo spazio angusto che si finge immenso.
E, ancora, immaginate di essere la persona verso la quale egli nutre un tipo di odio che il mondo non ha mai visto prima.
Adesso  ...  immaginate di essere totalmente, completamente, brutalmente, fottuti.

Sono giorni, mesi, forse anni, che una vocina lontana mi chiama con il nome di " mamma ". Ormai ho capito che non è reale, che Narciso non mi sta cercando, ma mi ci è voluto diverso tempo, trascorso nell'agonia più tortuosa, per arrivarci.
Herakleides mi sta consumando lentamente, pezzo dopo pezzo. Non ho mai visto tanta crudeltà, nemmeno sull'Isola.
La tortura fisica non è nulla, paragonata alla distruzione mentale. La violenza psicologica ti lascia dei segni invisibili, per cui nessuno mai potrà capire, ma essi sono indelebili e sai che questo ti impedirà di uscirne sana.

Ho il fiatone, ho paura.
Ma non una paura come quella dei burattini di legno con gli occhi di vetro  ...  la paura consapevole di essere già morta e di trovarmi in un loop infernale dal quale non potrò mai fuggire.
Sento gli anfibi scricchiolare sul selciato mentre corro, poi vedo la mia veste ondeggiare.
Fa caldo, è asfissiante.
Mi vedo di spalle, non ho visione sul mio punto di vista, come se stessi inseguendo me stessa, come se fossi il mio persecutore, dal quale sto scappando. Io, fuggo da me.
Inciampo in un asse di legno, battendo forte il mento contro una striscia di metallo rovente. Porto istintivamente le mani contro il punto dolente, sentendo l'inconfondibile sapore metallico del sangue. Mi accorgo quindi che lo scenario è cambiato, di nuovo, vedendo queste linee terminare oltre l'orizzonte.
Sto correndo sui binari.
Mi rialzo per riprendere la corsa, ma un rumore assordante riecheggia tra le pareti finte: l'allarme dell'arrivo di un treno.

C'è qualcosa che non va al di là dei binari, perché cerco di scavalcarli ma non posso; sono chiusi per tutta la lunghezza da una parete in cartongesso dipinta come una cartolina della stazione. Grido aiuto, ma la gente è solo un disegno e cambia posizione lentamente come se dovesse essere ridisegnata daccapo  ...  come se Herakleides fosse in continua progettazione del mio incubo.
Cerco di rompere il cartongesso, ma il treno sta arrivando. Ho smesso di chiedere aiuto alle figure statiche, mi fanno paura. Tutto mi fa paura.
Sento il fischio che stavo aspettando, so che sta per raggiungermi ma continuo a correre, perché è quello che so fare meglio: sopravvivere.
Altri due fischi fortissimi, seguiti dai tonfi dei pugni che assesto al cartongesso.
Il cielo dipinto, da cui all'inizio si poteva solo scorgere l'ombra del Sole, cambia con una mano di acquerelli ed inizia lentamente ad albeggiare.
Corro, corro senza sosta, i piedi sanguinanti e l'ultimo fischio che mi spaventa.
Allora inciampo ancora.
Mi accartoccio su me stessa, mi copro la testa ed aspetto che il dolore m'investi.

Nessun fischio. Nessuno stridio. Nessun corpo fatto a pezzetti. Perché nessun treno è passato.

Scopro il viso, sentendo la frustrazione farsi spazio negli arti, e sferro un calcio alla stecca del binario sulle quali travi è ancora distesa la mia figura. Un dolore lancinante si espande all'altezza del ginocchio, che devo necessariamente avvolgere con le mani nel tentativo di lenirlo. Grido, presa dalla rabbia, più e più volte, contro qualcuno che non sono sicura possa sentirmi.

"PER QUANTO ANCORA VORRAI PUNIRMI?" singhiozzo sonoramente, posizionandomi a pancia in su "IN ETERNO? È QUESTO CHE VUOI?" il punto dolente mi procura una fitta dopo un movimento brusco, portandomi ad emettere un gemito gutturale e poi a stringere i denti.

"Ho sbagliato.." piagnucolo flebilmente "Ho sbagliato così tante volte da non poterle più contare, lo so" tiro su col naso, spostando lo sguardo sul cielo divenuto cupo e tetro, ma non come uno di quelli che minacciano tempesta  ...  esso è privo di colori, semplicemente grigio, senza neanche l'ombra di una nuvola.

I've lost everything, except you. || Part 2 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora