"Ti amo più della mia stessa vita."La confessione rimane lì, sospesa nel calore della stanza d'albergo.
È quasi l'alba, fuori, ma il cielo è ancora nero e denso di pioggia. Ha smesso di tuonare, almeno.Filippo si tira su lentamente, si siede a gambe incrociate, sotto le coperte. Nonostante sia stremato, il sonno se ne è andato.
Guarda Einar, seduto in fondo al letto, e schiude le labbra non sapendo cosa dire.
Non è certamente la prima volta che Einar gli confessa il suo amore, di ti amo se ne sono detti in tutti i modi, anche da incazzati. Ma adesso Fil si è sentito spiazzato. Anche se il cuore gli batte così forte da farlo impazzire."È un modo per iniziare il discorso per lasciarmi?" chiede puntando gli occhi nei suoi, nella luce bassa dell'abat-jour.
Einar si prende un solo attimo, l'attimo più lungo della vita di Filippo.
"Hai sempre paura che io ti lasci. Te l'ho già detto mille volte, Filo, cazzo. Dove vado senza di te? Come posso lasciarti? Come posso anche solo pensarlo?"
Filippo scrolla le spalle, si ritira un po' col corpo dentro a quelle coperte che in questo momento gli paiono immense e lui vorrebbe annegarci dentro. Sparirci dentro.
"Non lo so. Sta andando tutto a puttane" riesce a rispondere.
"Sta andando tutto a puttane, sì" gli conferma il cubano. Abbassa lo sguardo sulle proprie gambe e fa una piccola smorfia con la bocca per il dolore di quel pensiero.
"Ma non ce l'ho, la forza di lasciarti, Filo."
Poi torna ad alzare gli occhi verso i suoi e lo fissa per un lungo attimo.
"Non ce l'ho" ripete.Filippo sente il cuore smettere di battere: non è rassicurante ciò che Einar sta dicendo, sebbene non ne afferri del tutto il significato: stiamo insieme per paura di stare soli? Stiamo insieme perché ci amiamo? Stiamo insieme ma sarebbe meglio lasciarci? Stiamo insieme perché non siamo buoni a fare altro?
Un po' gli scappa ancora, il significato, non riesce a comprenderlo."Mi dispiace per quello che ho fatto. Mi dispiace se ti ho fatto soffrire in questi mesi, mi dispiace se sono stato violento con te. Ero fuori di me, non riuscivo più a ragionare" sussurra Fil allungando un po' la mano sul copriletto ed avvicinandola appena al suo corpo.
Eppure ancora un sacco di spazio li divide..."Non è una giustificazione."
"No, non lo è. Ho perso la testa, Ein. Ero incazzato perché mi sembrava che mi stessi dando la colpa di tutto e... insomma, avevo paura di meritarmela davvero."
"Devi smetterla di pensare che sia sempre colpa tua. Io non posso continuare ad incazzarmi con te e nel frattempo rassicurarti per non farti stare male. Perché poi finisce che mi tengo dentro le cose che mi fanno stare male e guarda, guarda dove siamo arrivati. Sappiamo farci solo del male."
"Non dire così" mormora Filippo, adesso atterrito.
Si muove sul materasso, nel groviglio di lenzuola e coperte. Ancora nudo -splendidamente nudo, pensa Einar- si inginocchia alle spalle del cubano e lascia scivolare le mani sulle sue spalle, poi lo abbraccia stretto.
"Ti prego..."Einar porta una mano sulla sua, stringe la presa. Non può fare altrimenti. Anche in questi casi il suo corpo agisce in automatico.
Filippo non indossa più la garza attorno al palmo della mano ed Einar può vedere il taglio profondo sulla pelle: non resiste, vorrebbe curarlo, vorrebbe guarirlo da tutto il male che Filippo ha dentro.
Posa un bacio sul taglio, un bacio lento e dolce."Ti amo così tanto, Dio..." sussurra allora (non può fare a meno nemmeno di dirlo) e Filippo gli si stringe più forte addosso, inspira il suo profumo.
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Come sopra un ring (Eiram)
Fanfiction/COMPLETA/ Circa un anno dopo la vittoria, Filippo torna a fare i conti con la vita che ha lasciato indietro. Ma questa volta non è solo. L'amore -a tratti disperato, frustrante ed impossibile- tra Einar e Filippo troverà modo di sopravvivere a tut...