Fingiamo sempre di fregarcene ma poi cadiamo a pezzi

638 46 20
                                    


*

Filippo chiude il rubinetto dell'acqua calda, si passa una mano tra i capelli bagnati e poi apre l'anta della doccia: il vapore si disperde per il bagno mentre lui si allunga per prendere l'asciugamano posato sul bordo del lavandino.
Si friziona un po' i capelli mentre da dietro alla porta chiusa arriva della musica: come ogni volta che si trovano in una camera d'albergo e -miracolosamente?- non stanno facendo la doccia insieme, quello che rimane nella zona giorno della stanza accende la tv sui canali musicali. Ormai è un po' una sorta di tradizione da viaggio. È una tradizione anche che chi esce dalla doccia si lamenti della canzone che stanno passando in tv. Ma questa mattina Filippo non se la sente, di criticare la canzone raggaeton di Nicky Jam che Einar sta palesemente canticchiando, seppur a mezza bocca. Allora esce dal bagno, legandosi l'asciugamano ai fianchi e si avvicina allo zaino per prendere il cambio.

"Non ti stai lamentando di hasta el amanecer? Questa cosa mi sorprende" fa Einar facendolo voltare e facendogli scuotere un po' la testa.

"Volevo darti un po' di tregua prima di ricominciare a discutere su 'sta musica inascoltabile" dice, alzando un po' il dito indice con un sorrisetto.

In realtà ritrovarsi Einar lì, nella stanza, dopo la doccia, lo ha fatto catapultare di nuovo nella quotidianità e lo fa sentire più tranquillo.
Quella scenetta allontana tutto, compresa la tensione di poco prima a colazione, compreso il gesto di Lorenzo e la sua espressione sul viso. Anche perché Filippo non vuole pensarci, non adesso. Non ci riesce, non è per cattiveria.

"Yo pendiente a ti, como bailas así, con ese movimiento me hipnotizas, me voy acercando hacia ti y te digo suave al oído" canticchia allora Einar, con la stessa idea di lasciare i vaffanculo di Lorenzo fuori dalla testa ancora per un po'. Si alza dal letto e fa un giro attorno a Filippo continuando a cantare e l'altro, accucciato davanti allo zaino, torna a scuotere la testa.

"Per quanto ne sappia io, potrebbe essere che tu mi stia insultando nella tua lingua" fa, fingendo un tono laconico.

Un po' alla Severus Piton, pensa divertito Einar, chinandosi su di lui e lasciandogli un bacio sulla testa, le mani sulle sue spalle.
"Scemo" gli dice "e sì, questo era un insulto" sorride lasciandosi poi cadere sul letto con le braccia larghe.
"Cosa ti metti?" chiede, socchiudendo un po' gli occhi e stiracchiandosi.

"Non lo so, lo zaino lo ha preparato Lorenzo, quindi non so nemmeno cosa ci sia dentro" risponde tirando fuori una camicia bianca con un'accozzaglia di roba disegnata sopra e una t-shirt leopardata. Si alza in piedi e guarda i capi di abbigliamento, tenendone uno per una mano, avvicinandoli e allontanandoli per osservarli con occhio critico.
Ariccia le labbra, pensoso, continuando a guardare prima la camicia, poi la t-shirt, indeciso.

"Tu che dici, Ein?" domanda avvicinandosi un po' al cubano, sdraiato a letto.
Ma alza gli occhi al cielo, divertito quando vede che Einar... beh, dorme. Si è davvero addormentato, con le labbra schiuse e le braccia larghe. Filippo scuote un po' la testa e abbassa il volume della tv, che -grazie a Dio- sta passando musica più decente.
Si siede sul bordo del letto per infilarsi i pantaloni neri rigorosamente strappati e poi gli stivaletti borchiati, che forse tra un po' dovrà buttare perché sono davvero consumati. Poi dopo questa notte...
Perche sì, dopo lo spuntino notturno al McDonald, lui ed Einar hanno fatto una passeggiata, una di quelle piuttosto lunghe, sì, perché si sono ritrovati all'alba a vagare ancora: hanno parlato molto, forse come da non riuscivano più a fare da un po'. L'atmosfera della capitale li ha riportati indietro nel tempo, in quei mesi ad Amici, quando la sera era impossibile rimanere al residence, in mezzo a tutto quel casino e loro due cercavano solo -all'inizio quasi inconsapevolmente- delle scuse per potersi godere la compagnia uno dell'altro, senza dover badare alla troppa gente attorno. E camminavano, camminavano per ore fianco a fianco, parlando continuamente di qualsiasi cosa passasse loro per la testa, sempre con più confidenza ed intimità. Seguivano quasi sempre la stessa routine e percorrevano le stesse strade perché a Filippo piaceva vivere la quotidianità di Roma.
Trovo che sia pura, pura e sincera come... beh, come te, gli aveva confessato Filippo una notte, tenendo tra le dita una sigaretta che bruciava lentamente. Bruciava lentamente come anche il sentimento che stava nascendo dentro di loro.
E così, questa notte hanno passeggiato a lungo, con le braccia che appena si sfioravano e il desiderio di parlare, parlare e parlare. Solo alle prime luci dell'alba si sono fermati, arrivati sulle rive del Tevere: lì si sono guardati, si sono studiati per un po', quasi increduli di poter essere di nuovo insieme e uniti dopo la lunga settimana di conflitto. E si sono baciati, piano, dolcemente, abbracciandosi sotto le prime luci dell'alba.
Quindi adesso Filippo non biasima Einar per essersi addormentato, anzi. Lo guarda e scuote di nuovo la testa, divertito: Ein non ha mai sopportato fare after, anzi. Ha sempre patito di più la stanchezza rispetto a Filippo, che, si sa, potrebbe non dormire per giorni. C'è da dire, però, che nonostante la spossatezza, Einar ha sempre assecondato le uscite notturne di Filo. E Filippo gliene è grato.
Lo guarda dormire per qualche altro secondo, poi si alza e prende una coperta dell'armadio, gliela posa addosso e fa un altro piccolo sorriso.

Come sopra un ring (Eiram)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora