(1 di 2) Lasciati scalare come un pianoforte

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Il seguente capitolo è diviso in due parti

*

Filippo lascia andare un sospiro lento, mentre piega il capo all'indietro, immergendosi nell'acqua termale bollente: socchiude gli occhi chiari e apre le braccia, galleggiando in quella piscina immersa nella natura. Attorno a lui, freddo e cime innevate.
È stato più o meno sequestrato da Einar, ieri, che non aveva assolutamente voluto dirgli dove fossero diretti e, anzi, aveva preso le chiavi della sua auto e lo aveva obbligato a salire in silenzio per mettersi in viaggio.
Nonostante le suppliche -poi diventate minacce- di Filippo, Einar aveva tenuto il segreto tutto per sé, guidando fino alla meta e lasciandosi strappare da Fil solo una promessa: niente aereo, giura!
E lui aveva giurato, con un sorriso sulle labbra e la mano posata sul suo ginocchio, con quella guida rilassata che nulla avrebbe potuto scalfire, nemmeno il traffico...differentemente da Filippo: imbronciato sul sedile del passeggero anteriore e con le braccia incrociate al petto, che continuava a chiedere indizi su dove stessero andando.
Inutile dire che, ancora fermi in coda, Einar lo aveva zittito con un bacio che lo aveva lasciato senza fiato. Da lì, Fil aveva iniziato a lamentarsi per gioco, giusto per ottenere un altro di quei baci meravigliosi. Ma la sua tattica non aveva funzionato a lungo, perché dopo il terzo bacio era iniziata una serie di schiaffetti da parte del cubano, che -stremato da tutte quelle parole- ad un certo punto si era voltato nei sedili posteriori -ancora rigorosamente fermi in coda- e aveva preso da un sacchetto una vaschetta di sushi.
Toh. Mangia e taci, gli aveva detto dandogliela in mano, perché anche se era l'ora di merenda, per Filippo Maria Fanti non c'era alcun problema: era sempre l'ora di un buon sushi.
Ed era così che Einar lo aveva zittito per almeno una mezzoretta, tra il pasto e quei sorrisi da bambino molto soddisfatto della merendina - che doveva essere la sua cena, ma va beh.

E col senno di poi, a Filippo mica dispiace essere stato preso in ostaggio dal suo fidanzato. Assolutamente no, soprattutto perché si ritrova immerso in una piscina splendida, bollente e attorno a lui c'è solo la natura. Ah, beh, c'è anche Einar.
Accenna qualche bracciata, segue il percorso a ritroso e passa sotto ad un'apertura che porta alla parte della vasca al coperto: lì, su una poltrona e avvolto in un accappatoio bianco, sta Einar. Ha gli occhi socchiusi e stretta in mano una tazza di qualche strano infuso che gli hanno servito prima.
Filippo sorride mentre sale i gradini di marmo che lo riportano fuori dall'acqua calda, con un brivido. Si avvolge nell'accappatoio e si tira su il cappuccio, poi si lascia cadere sulla poltrona accanto al cubano.

"Io non so come ti sia venuta questa idea, ma è la più bella che tu abbia mai avuto."

Einar apre un occhio e aggrotta la fronte, poi fa una piccola smorfia.
"Fingerò di non aver capito il significato sottinteso -cioè che tutte le altre mie idee fanno cagare- e ti dirò che l'input in realtà è venuto da te" risponde voltandosi a guardarlo.

Filippo accavalla le gambe e appoggia la testa alla mano, confuso.
"Da me?"

"Da te. Un po' di tempo fa - tanto tempo fa. Quando Carmen e Lauren avevano passato la giornata alla Spa, non ti ricordi?"
Filippo ci pensa un po' su, si accarezza il mento con aria pensosa. Vuoi dire che...

"Sì, so che la cosa ti sorprenderà ma ti stavo ascoltando mentre eri sotto la doccia e borbottavi che anche tu volevi passare una giornata alla Spa come quelle due" dice Einar per lui, con quel sorriso che fa stringere dolcemente lo stomaco all'altro.

"Vedi perché ti amo?"

"Mi ami solo perché ti ho portato qui" ride il cubano, scuotendo divertito la testa e guadagnandosi un pugno sulla spalla da parte dell'altro.

Come sopra un ring (Eiram)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora