Tu che mi hai insegnato il cielo come un aviatore

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Se siete arrivati fin qui, grazie di cuore.

È con una strana sensazione di tristezza mista a soddisfazione che vi presento l'ultimo capitolo di Come sopra un ring.

*

Filippo posa la tazzina di caffè davanti a sé, accavalla le gambe e si appoggia col gomito alla tavola – fin troppo – imbandita. L'odore del caffè, rimasto sul fondo, gli fa storcere la bocca – lo detesta, gli dà proprio fastidio, allora riprende la tazzina e fa per alzarsi, ma la signora Teresa gli infila sotto il naso un piattino pieno di – altri! – dolcetti al cioccolato.

"Tieni, gioia, prendine un altro" gli sorride e Filippo non può non accettare, gli dispiacerebbe farla rimanere male, d'altronde e, comunque non ha potuto rifiutare nemmeno la seconda porzione di patate al forno.

"Grazie, signora" dice, allora, prendendone ancora uno, sebbene non sappia esattamente dove riuscirà a metterselo, ora che questa merenda importante sta andando avanti da mezzora.
Sono arrivati poco prima di pranzo, invitati da Teresa, per mangiare con lei: ovviamente, la signora non si è risparmiata coi preparativi e ha coccolato per bene Einar – coi suoi piatti preferiti – e di conseguenza pure Filippo. Adesso, però, dopo il caffè e l'ennesimo pasticcino, Filo sente di poter dire addio a quei bei jeans che ha comprato la settimana scorsa.

"Einar, tesoro" chiama Teresa affacciandosi dalla porta finestra "lo vuoi ancora un biscotto?"

"No, zia, ti ringrazio" le risponde lui, spuntando nella visuale di Filippo, che sorride, a vederlo con quella tuta e quel vecchio giaccone, con in mano un pennello sporco di vernice nera: l'aveva detto, sì, che avrebbe sistemato la ringhiera del balcone della signora Teresa, che lo avrebbe fatto prima di tornare a girare per l'Italia, con quel suo nuovo album che – chi lo sa – magari uscirà davvero presto come sperano.

È passato un po', da quella notte all'ospedale, dall'incontro di pugilato vinto da Einar, contro sua madre. Sua madre, sì, che la stessa mattina in cui è stata dimessa, è stata portata direttamente in clinica: ha guidato Filippo, nonostante stesse davvero crollando per la stanchezza, ma si era reso conto che Einar non avrebbe potuto guidare, agitato com'era per quella situazione. Così aveva stretto i denti e si era concentrato su quell'ora di guida, fino alla famosa Villa Bucaneve, dove Oxana era attesa, grazie anche a delle telefonate di Einar e grazie alla loro gentilezza - e comunque i soldi se li erano intascati, quindi...
Filippo non aveva seguito Einar ed Oxana dentro all'istituto, non era suo diritto né suo dovere, pertanto si era limitato ad aspettare in macchina, nel parcheggio: sapeva che comunque Einar avrebbe dovuto salutare sua madre, che per qualche settimana a lei sarebbero stati vietati i contatti con l'esterno e che quindi non l'avrebbe sentita per un po'. Non che fosse qualcosa di diverso dal solito, in realtà, ma sapeva che Einar ci avrebbe patito. Un conto era sapere di non volerla sentire ma poterla sentire ugualmente, in caso avesse cambiato idea. Un altro era volerla sentire e sapere di non poterlo fare.
Quando Einar era tornato, comunque, aveva trovato Filippo seduto nei sedili posteriori, con le labbra schiuse e gli occhiali da sole inforcati: ci aveva messo un attimo a capire che stava dormendo, seduto in una maniera così scomoda, ma davvero profondamente addormentato. E lui, che aveva pianto non appena era uscito dalla villa, era salito in auto e gli si era seduto accanto, gli si era appoggiato contro, in cerca di un conforto di cui aveva così tanto bisogno da far male. Filo aveva aperto un occhio e lo aveva visto appena, ancora immerso in quel sonno, aveva passato il braccio attorno alle sue spalle e lo aveva premuto contro di sé, per poi lasciargli un bacio tra i capelli. Quando si era risvegliato, non si ricordava nemmeno di aver abbracciato così Einar, che ora gli dormiva serenamente appoggiato contro.
E sono rimasti a Brescia, per questi giorni, ma non nella vecchia casa di Oxana, tantomeno dalla signora Teresa, no: si sono rifugiati in un appartamentino che hanno prenotato, un bilocale molto carino ed essenziale, l'ideale per loro due. Filippo non lo aveva nemmeno proposto, di andare a Milano a casa sua - loro - perché sapeva che Einar avrebbe preferito rimanere nei paraggi, in caso sua madre - beh, in caso sua madre ne combinasse un'altra delle sue.

Come sopra un ring (Eiram)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora