Vuoi che ti accolga in mezzo a tutti i miei guai

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È la prima volta che Einar viene a Monza. Non ha mai avuto occasione di visitarla.
Filippo gli ha detto che ha portato il gelo col suo arrivo e che sicuramente domattina si sveglieranno e sarà tutto sepolto da una coltre di neve.

Filippo chiude la porta di vetro alle loro spalle e si sfrega le mani, infreddolito. Davanti a sé, Einar si guarda attorno con aria curiosa.
Sono entrati in un bar del centro e al ragazzo cubano sembra di conoscerlo da una vita, questo posto, anche se non ci ha mai messo piede.
Tuttavia Filippo gliene ha parlato così spesso, così tante volte che adesso si sente a casa.
Gli ha raccontato aneddoti divertenti legati a questo bar, come quella volta che si era nascosto sotto il tavolino perché la professoressa di fisica era appena entrata per un caffè.
E lui, a quell'ora, sarebbe dovuto essere a scuola.

Quanto aveva riso, Einar, ad immaginare quella rocambolesca avventura: Fil incastrato nella sua giacca di pelle (era sicuro le usasse anche alle superiori, probabilmente ci era nato), con la testa tra le ginocchia per non farsi riconoscere. Tra le mani, come di consueto, il suo quadernino dei testi.
Aveva riso ancora -abbracciato a lui su letto di quell'hotel, dopo aver fatto l'amore- quando Filippo gli aveva confessato che proprio nascosto sotto al tavolino gli era venuta l'ispirazione per una nuova canzone.

I ragazzi, adesso, si accomodano ad un tavolo più defilato ed Einar percorre con lo sguardo la parete ricoperta di specchi. Creano l'illusione di un locale più grande, lo ampliano deliziosamente. I tavolini, invece, sono di colore oro, i divanetti e gli sgabelli rossi.
È carino, accogliente e ad Einar piace perché lo fa sentire a casa.
Ma anche perchè c'è Filippo. Soprattutto perchè c'è Filippo.

Tuttavia, gli piace un po' meno la cameriera bionda che continua ad adocchiare Filippo. Lo ha seguito con lo sguardo da quando sono entrati, finché non si sono seduti sul divanetto, uno accanto all'altro.
E non desiste.

Fil si accorge della faccia truce di Einar e gli scappa da ridere.

"Se smetti di guardarla male, forse viene a prendere le ordinazioni" suggerisce divertito, sfilandosi la giacca.

"Se la smette di guardarti come se volesse mangiarti, forse le permetto di venire a prendere le ordinazioni" risponde l'altro appoggiandosi con la schiena al cuscino ed incrociando le braccia al petto con un broncio esagerato.

Udendo quella minaccia velata, a Fil viene da ridere e gli da uno schiaffetto sul ginocchio, alzando scherzosamente gli occhi al cielo.

Filippo ama quella gelosia.
Sì, lo sa che a volte è deleteria, eppure non può fare a meno di amarla.
Lo fa sentire desiderato, lo fa sentire parte del suo cuore.

Comunque, la cameriera colpevole -una ragazza giovane dai lunghi capelli rossi- dopo qualche minuto si avvicina al tavolo, con passo svelto, seppur sotto lo sguardo truce del cubano.

"Buongiorno, ragazzi. Cosa vi porto?" domanda con fare professionale e sorridendo ad entrambi.

Questa volta, però, mentre Einar con tono distaccato ordina due cioccolate calde con panna, Filippo si rende conto che lo sguardo della cameriera è calamitato dagli occhi di Einar. E non da lui.

E come darle torto, d'altronde.

Quando lei si allontana, staccando con difficoltà gli occhi dal ragazzo cubano, Filippo da un colpetto di tosse ed accavalla virilmente le gambe.

"Forse quello geloso dovrei essere io" dice storcendo la bocca con disappunto.

È il turno di Einar di alzare gli occhi al cielo, nemmeno se ne è accorto che quella stava guardando lui.
Come può accorgersene, se tutto tutto ciò di cui gli importa è proprio davanti ai suoi occhi?
Filippo, Filippo, Filippo.
È come se nella sua testa ci fosse una canzone. È monotona, ma bellissima: il nome della persona che ama che gli rimbomba nelle pareti del cervello, sempre. Continuamente.
Ed è la melodia più bella che abbia mai ascoltato.

Come sopra un ring (Eiram)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora