Qualche anno prima
Filippo socchiuse gli occhi per riuscire a visualizzare meglio le note che scivolavano via dalle cuffie.
Muoveva piano la testa, a ritmo della musica.
Ogni volta che ascoltava una propria traccia il cuore gli batteva fortissimo e lo stomaco gli si stringeva in una morsa.
Si tolse le cuffie e tornò ad aprire gli occhi chiari.
Si trovava nello studio che gli avevano messo a disposizione per registrare in quei giorni e, con la presenza rassicurante del suo amico Lorenzo, stava passando notte e giorno chiuso lì dentro.
Non esisteva il mondo esterno, solo la sua musica e le parole dei suoi testi, la sua mano tatuata ferma sul microfono e la sua voce.
Oltre a pizze da asporto e cocacola."Per stasera finiamo qui, frate. Se sento ancora una volta 'sta canzone sclero" fece Lorenzo alzandosi dalla poltrona e stiracchiandosi con versi inumani.
Filippo non voleva smettere di lavorare alle sue canzoni, tuttavia Lorenzo aveva ragione, avevano bisogno di una tregua.
Quindi annuì e raccolse la giacca dal divanetto. Aveva anche un mal di testa terribile. Un po' di riposo lo avrebbe certamente aiutato.
Sentì una leggera vibrazione provenire dalla tasca della giacca, prese il telefono ricordandosi solo in quel momento di possederne uno e di far parte di un mondo civilizzato. Lo aveva ignorato per tutto il giorno.
Prese al volo una chiamata del padre, l'ennesima.
E desiderò non averlo mai fatto.
*
Pioveva.
Filippo non riusciva a ricordare un cliché più cliché della pioggia durante un funerale.
In tutti i film, accadeva.Ed ora anche a lui.
Peccato, però, che lui non si trovasse in un film.Aveva passato gli ultimi due giorni completamente avulso dal mondo.
Muto, immobile, seduto sul suo letto con lo sguardo rivolto fuori dalla finestra. In attesa di qualcosa, in attesa del suo ritorno.
Ma lei non sarebbe tornata.
Era andata via senza dirlo a nessuno, all'improvviso, senza dargli il tempo di salutarla.Chiuso, in quello studio, a fare la sua -maledetta- musica, aveva perso l'occasione di salutare sua nonna per sempre.
Non poteva perdonarselo e sentiva il bisogno di punirsi.
E lo avrebbe fatto, eccome.Aveva deciso che non avrebbe mai più cantato.
Basta con la musica.Nella chiesa, davanti ad un prete pagato per parlare bene della sua amata nonna, Filippo portò la mano nella tasca dei jeans neri.
Il rumore di un cartoncino stropicciato gli tolse il fiato.
Gli fece sentire un fiotto di nausea salirgli alla gola: il biglietto del suo concerto.Il biglietto per sua nonna.
L'unica che lo avesse mai sostenuto per davvero.
Ed ora che lei non c'era più, per quale motivo avrebbe dovuto continuare a fare musica?Non aveva alcun senso.
Nulla aveva più senso.In piedi, con gli occhi fissi sulla bara ricoperta di fiori, Filippo teneva le mani in tasca, la testa bassa.
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Come sopra un ring (Eiram)
Fanfiction/COMPLETA/ Circa un anno dopo la vittoria, Filippo torna a fare i conti con la vita che ha lasciato indietro. Ma questa volta non è solo. L'amore -a tratti disperato, frustrante ed impossibile- tra Einar e Filippo troverà modo di sopravvivere a tut...