(1 di 2) Stringiamo il mondo a tal punto da fargli perdere i sensi

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Il seguente capitolo è diviso in due parti

*

Filippo piega il capo all'indietro, socchiude gli occhi verdi nel mare di luci stroboscopiche. La musica continua a pompargli in testa, gli arriva fino al cuore e gli da una scarica di adrenalina pazzesca.
Sì, proprio lui, che a ballare è un po' impedito, si ritrova nella discoteca gay più famosa di Brescia.
Sì. Una discoteca gay.
È la prima volta che mette piede in un locale del genere e, se deve essere onesto, ha pensato che gli avrebbe dato molto più fastidio trovarsi in mezzo a tante coppie di uomini e a cubisti che dimenano i fianchi.
Lui, che ancora non ha capito il proprio orientamento sessuale ma che si professa (a se stesso e con un certo orgoglio) einarsessuale.
Quanto gli piace questo termine.

Serra gli occhi con un brivido quando sente le labbra calde del cubano scivolargli lungo la gola, leccare una porzione di pelle e risalire fino al mento, lì dove lo morde.
Perché sì, sono fatti così loro: si ammazzano a parole, mandano a puttane tutto, poi un po' fanno l'amore, un po' scopano, e rafforzano quel sentimento che continua a travolgerli, infilandoli più a fondo nell'abisso del loro amore.
Così a fondo che forse non possono più uscirne. Che forse sono destinati a rimanere lì per l'eternità.
Probabilmente a Filippo nemmeno dispiace questa possibilità.

Comunque alla fine hanno deciso di rimanere in quell'hotel vecchio e dal titolare pigro: in poche ore si sono affezionati alla stanza, nonostante i colori dubbi delle pareti, nonostante abbiano visto molto di meglio negli ultimi mesi. Ma d'altronde, quella camera è stata teatro di una sorta di svolta per la loro relazione: dal ti amo più della mia stessa vita, al Filo non ce l'ho la forza di lasciarti, per non parlare poi del perdonami se puoi di Filippo e del sesso riparatore che hanno fatto subito dopo. Riparatore sì, anche se pieno di amore.

Insomma, sono rimasti abbracciati tra le coperte finché non è venuto di nuovo buio e finché i loro stomaci non hanno richiesto a gran voce qualcosa da mettere sotto i denti. A ripensarci, erano a digiuni dal pranzo del giorno precedente. Per un Filippo in altre condizioni avrebbe sicuramente significato un trauma. Enorme trauma.

Siccome i vestiti erano asciutti li hanno indossati nuovamente, per uscire a mangiare un boccone; non hanno parlato più di molto, non ne hanno avuto voglia e nel frattempo non ne hanno sentito il bisogno.
Hanno mangiato un panino al Burger King lì vicino, decidendo, tra un morso e l'altro e anche tacitamente, di voltare pagina. Via, capitolo nuovo.

Ad un tratto, Einar, dopo aver dato fondo alla sua coca cola, se n'è uscito con una frase: ho voglia di andare a ballare.
Filippo non è che sia stato pienamente d'accordo. D'altronde lui assomiglia più ad un tronco che ad un essere umano quando cerca di muovere un po' i fianchi. Eppure non si è tirato indietro ma anzi, ha accettato con un certo entusiasmo.
Non che fosse finto entusiasmo, semplicemente ha pensato che fosse una buona idea per passare un po' di tempo insieme, del vero tempo davvero insieme, lontani dai pensieri.

Adesso che sente le labbra del cubano lambirgli la gola, un sospiro gli scivola via dalle labbra schiuse. Porta le mani sui suoi fianchi e lo attira meglio contro di sè. Balla con lui, balla su di lui, muovendosi lentamente contro il suo bacino, sospirando ora nella sua bocca, ora in nell'ammasso di corpi del sabato sera.
Anche se gli sembra un altro e non lo riconosce, un po' gli piace questo Einar più disinibito, questo Einar che lo bacia e lo tocca senza aver paura dei giudizi degli altri, mettendo da parte la sua timidezza.
Ah, a ripensarci gli piace davvero tanto. Gli piace anche come sta prendendo in mano la situazione, come si sta premendo contro di lui, come sta decidendo che sì, Filippo è suo e non sarà di nessun altro.
E poi, ballare gli ricorda un po' il loro primo bacio.
No, togli un po', Filippo. Ti ricorda il vostro primo bacio e basta.
Perché sì, lui che un po' a queste cose ci crede, che da quando il suo destino si è intrecciato a quello di Einar è diventato fatalista, pensa che questa notte in discoteca possa significare anche un nuovo inizio: il loro primo bacio a Roma, dopo ore a ballare, e adesso loro due lì, in un'altra città, mesi dopo.
Eppure ancora lì.
Fortunatamente ancora lì.

Come sopra un ring (Eiram)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora