Perchè almeno tu creda all'eternità

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Fa freddo, a Monza, a gennaio. Al telegiornale hanno addirittura previsto neve nei prossimi giorni. Il cielo è bianco, di un bianco strano, di quelli che un po' ti si appiccicano addosso e che ti fanno sentire tutta la pesantezza della vita.

Filippo siede sul prato verde nonostante l'erba sia umida di rugiada.
I jeans neri sono strappati sulle ginocchia e nonostante si geli, lui ha deciso di indossarli ugualmente. Anche la giacca di pelle, seppur sopra una calda felpa, non è stata una gran mossa. Soprattutto adesso che sta seduto, fermo da lunghi minuti.
Porta la sigaretta alle labbra e fa un tiro, piega leggermente il capo all'indietro e poi lascia andare il fumo. Piccoli cerchi bianchi scivolano via dalle sua bocca, risalgono verso l'alto, confondendosi con il cielo, ed è in quel momento che Filippo torna ad abbassare gli occhi.
La foto sulla lapide bianca mostra una bella donna, sorridente e dai capelli grigi.

Ricorda bene quando è stata scattata, quella foto: era una di quelle cene di famiglia e lui era arrivato in ritardo, rispetto agli altri parenti. Aveva passato la giornata con Lorenzo, al parco, seduti sulla panchina a suonare la chitarra ed abbozzare qualche testo. Ma quei pomeriggi, si sapeva, scivolavano sempre via così, in un attimo, e ad un certo punto era troppo tardi e Filippo era anche troppo in ritardo. Aveva salutato Lorenzo con un abbraccio e poi era corso a prendere il pullman, verso casa dai nonni.
La scena che gli si era presentata all'arrivo era stata quella di sempre: nonno che guardava la televisione con un volume assurdo e nonna che si affaccendava in cucina. Era già tutto pronto e quasi tutti erano a tavola in attesa della pasta che stava per essere scolata.
Suo padre, ovviamente, non aveva perso l'occasione di rimproverarlo, davanti a tutti, e dirgli che aveva fatto aspettare tutti, che non aveva avuto rispetto di nessuno, che doveva smetterla "con quella cazzo di musica".
Filippo aveva finto di non aver praticamente ascoltato quelle parole, di non averle nemmeno lasciate entrare nella testa.
Invece si erano cementate dentro di lui e lo avevano fatto sentire pesante, come se un masso lo stesse schiacciando.
Un pessimo figlio, un pessimo nipote. Un pessimo tutto.
Comunque, lui aveva deciso di andare in cucina ed aveva abbracciato forte la nonna, si era scusato con lei per il ritardo. Lei aveva posato le mani sulle sue, cingendosi meglio in quell'abbraccio.
"Non fa niente, amore. La pasta sarà pronta tra qualche minuto. E non ascoltare tuo padre, continua a fare ciò che ami. La nonna sarà al tuo primo concerto e tu sarai una celebrità."
Lo aveva detto con tutto l'amore che solo lei poteva avere per uno come lui, una testa di cazzo che non ascoltava mai, che litigava sempre col padre, che non riusciva a rendere nessuno orgoglioso, che deludeva tutti e che non riusciva a farne una giusta.

Quella foto, comunque, era stata scattata proprio quella sera, dopo cena, per quello il ricordo era ancora così vivido nella testa di Filippo, nonostante fossero passati anni.
La nonna stava ridendo perché proprio lui aveva deciso di fare il caffè, ma aveva dimenticato di mettere l'acqua nella moka ed anche il caffè.
E la nonna aveva riso, riso di gusto e di amore.
Click. Immortalata per sempre.

C'era anche lui, in quella foto e dopo il funerale della nonna, lui era stato tagliato via.
Via, separato per sempre dall'unica donna che gli avesse mai riempito il cuore di amore, così tanto da farlo scoppiare.

Adesso Filippo sente un brivido, raccoglie di più le ginocchia al petto e si dondola un po'.
Non si è ancora arreso, ha ancora speranza che un giorno tornando a casa lei sarà lì, ad aspettarlo.

Quante cose sono cambiate. Solo l'anno scorso la sua entrata ad Amici, la sua vittoria e il successo, il vero successo, quello che è arrivato per essere stato se stesso, per aver cantato di sé e di nessun altro.

Ma è sicuro che il successo non sia stato solo sul lato professionale.
Ne è certo. Ha vinto tanto, ha avuto tanto. E vorrebbe davvero che sua nonna avesse potuto vederlo, la sua prima fan, la sua prima e vera fan.

Spegne la sigaretta e porta indice e medio alle labbra, vi posa un bacio ed allunga la mano sulla lapide, sulla foto della nonna.

"Ciao nonna, torno presto a trovarti. Sei sempre nei miei pensieri" sussurra, socchiude gli occhi chiari e alza il viso verso il cielo. Che ti arrivi il mio saluto.

Si alza, da un'ultima occhiata alla foto della donna, poi lentamente le volta le spalle e si avvia lungo il sentiero, verso l'uscita del cimitero.

Appoggiato alla fiancata dell'auto scura, parcheggiata proprio davanti al cancello, c'è lui.
Lui, la persona che gli ha dato tutto senza chiedere mai nulla in cambio, la persona che ama così tanto da sentire una morsa allo stomaco solo se lo guarda ridere.

Amore mio.

Nonostante il freddo pungente, Einar non ha voluto aspettare in macchina.
Non ha nemmeno mai perso di vista Filippo, in realtà.
Ha tenuto lo sguardo fisso su di lui, mente stava seduto sul prato, accanto alla tomba della nonna, in silenzio. Immobile.

Filippo, quanto lo ama, non sa nemmeno descriverlo a parole. Sa solo che quando lo pensa, tutti i circuiti del suo cervello vanno in tilt e il cuore gli scoppia in petto.

Einar apre appena le braccia, gli regala un sorriso e Filippo ci si infila, tra quelle braccia, appoggia la fronte nell'incavo della sua spalla e prende un grosso respiro.

Silenzio. Un piccolo silenzio rispettoso, lo spazio di un altro respiro.

"Lo sai cosa ci vorrebbe, ora? Una bella cioccolata calda."

Gli sorride, Einar, mentre lo dice e Filippo alza lo sguardo: adesso la fronte la appoggia contro la sua e le mani scivolano sui suoi fianchi.

"Ti porto in un bar stupendo" dice allora Filippo, sentendo la ferita risanarsi almeno un po'.

"Scommetto che è quel bar dove hai passato le giornate di scuola quando marinavi" lo prende in giro Einar e si scosta dalla fiancata dell'auto per aprire la portiera.

"Ma se sono un così bravo ragazzo?"

Sorride, Filippo, sorride al suo Einar e si sente felice, mentre il sole scivola via, dietro ad un'altra nuvola bianca.

Angolo dell'autrice

Ciao a tutti!
Mi sono innamorata della coppia Irama/Einar e questa è la prima storia che scrivo su di loro.

Fatemi sapere cosa ne pensate e se vi piacerebbe che la continuassi.

M.

Come sopra un ring (Eiram)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora