Non mi servono le parole per stare bene con te

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Il paesaggio scorre velocemente attraverso i finestrini, macchie di prati brulli sono intervallati da zone industriali disabitate, chilometri di asfalto si srotolano davanti a loro. Hanno già fatto una sosta, per un caffè e una sigaretta, nell'autogrill qualche chilometro più indietro.

"Amore, ma non puoi farmi ascoltare ogni volta questa musica da tamarro!" sbuffa, ad un certo punto, Filippo fingendosi esasperato dalla playlist di Einar, che sta passando reggaeton misto ad house. Inascoltabile, insomma.

"Da tamarro? Ehi! Bada a come parli!"

"Come altro definiresti questa robaccia che sta tentando di farmi rimanere senza udito?" continua Fil con tono teatrale allungando la mano per abbassare il volume.

"Ehi! Non si tocca" lo avverte il cubano in risposta, dandogli uno schiaffetto sulla mano ma prendendo, in pieno, l'anello blu.
Mugola di dolore guardandosi per un attimo le dita, con un broncio adorabile.
"Questi diavolo di anelli... finiranno per uccidermi..." borbotta tenendo gli occhi fissi sulla strada davanti a sé.

"Come sei esagerato..." lo prende in giro Filippo, prendendogli la mano e lasciando un bacio sul dorso.
"Ecco... va meglio la bua, ora?"

Einar ritira la mano fingendosi stizzito e scuote la testa, alza appena gli occhi al cielo.

"Sei proprio un coglione..." ridacchia, poi cambia marcia e un attimo dopo sente le dita di Filippo sulle proprie, strette, intrecciate, immobili sulla leva del cambio.
Sorride mentre il cuore perde un battito a quel tocco, il calore gli si dipana nello stomaco e si sente felice.

Sì, beh, è tutto lontano. Nonostante siano passate solo poche ore dalla discussione, da quella crisi che sembrava aver determinato, per un infinito attimo, la loro fine.
Si sono lasciati tutto alle spalle. Via. Hanno lasciato tutto in quella città, adesso lontana chilometri da loro.
Infondo, cosa sono loro due, divisi? Niente.

"Non distraiamoci dal problema principale: le tue playlist fanno ca-ga-re" rincara la dose Filippo, che sembra aver acquistato un po' di colorito sulle guance. E anche il buon umore.

"Ehi! Le mie playlist sono varie e molto orecchiabili" continua a difendersi il cubano tornando con entrambe le mani sul volante "E poi si da il caso che io sia l'ospite, su questa macchina" aggiunge alzando il dito indice per dare più enfasi alla sua affermazione.

"Gli ospiti non guidano, Ein" gli ricorda l'altro alzando un po' il sopracciglio.

"Guido io perché tu sei troppo spericolato, ti distrai, canti a squarciagola, ti sbracci e stoni da morire."

"Non so se sentirmi più offeso perché hai detto che guido di merda o per la parte in cui denigri le mie innegabili doti canore..." finge di pensarci su Filippo, portando pollice e indice al mento.

"Se posso suggerirti una rispos-"

"Oh, taci!"

Einar scoppia a ridere, inclina appena il capo da un lato e si abbandona  questa risata, sentendo il cuore più leggero.
Filippo non può fare a meno di guardarlo: vorrebbe mangiare quella risata e tenerla dentro di sé per sempre, ricordarla in ogni modo ed ascoltarla ogni qualvolta ne senta il bisogno.

Passano alcuni minuti di silenzio, durante i quali Filippo è riuscito a cambiare canzone per ben due volte, evitando con astuzia gli schiaffetti del cubano.
A Fil non dispiace, quel silenzio: è confortevole e lo fa sentire a proprio agio, come una poltrona morbida nella quale sprofondare quando si sente stanco e bisognoso di rilassarsi. Gli piace, può sentirlo infilarsi tra i loro spazi vuoti, nell'eco di quelle risate e di quei gesti quotidiani.

Come sopra un ring (Eiram)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora