21. Mia responsabilità

1.5K 82 4
                                    

Luz's POV

"Che cosa vogliamo fare?" Chiede Grace.

"Ci fermiamo qui per un po'?" domanda Matthew.

"Se ci fermeremo avremo bisogno di un recinto o comunque qualcosa che ci protegga, non credete?" mi guardo intorno in attesa di qualche cenno d'assenso.

"Un recinto...sì, mi piace come idea!" Allison sfoggia un sorriso a trentadue denti e batte le mani entusiasta.

"Se riusciamo a costruirlo prima che ci uccidano tutti per me va anche bene, resteremo qui finché potremo perciò abituatevi a chiamare questo posto casa" dico con calma mentre mi giro un coltello tra le dita.

Ben alza gli occhi al cielo e scuote la testa esasperato. "La puoi smettere di parlare della nostra morte?"

"No, però sappiate tutti una cosa: finché c'è speranza allora c'è anche la salvezza" sorrido e infilo il coltello nella cintura.

"Quindi ci state? Costruiamo il recinto e ci fermiamo qui per un po'?"
Questa volta è Grace a parlare. Tutti annuiscono e iniziano a mettersi all'opera.

I ragazzi però avevano bisogno d'aiuto e così siamo rimasti tutti ad aiutarli, nonostante io volessi andare a caccia di qualche animale commestibile.

"Ben, così va bene?" dico dopo aver piantato dei rami al suolo. Più che rami in realtà sono dei tronchi, avranno il diametro di quindici o venti centimetri! Ecco perché sono stati i ragazzi a trasportarli e non noi ragazze.

"Sì, è anche abbastanza alto" mi sorride e continua a piantare e legare i vari pali.

Per trovarli abbiamo camminato per ore e adesso, al centro del nostro piccolo campo c'è una catasta di legname. Abbiamo anche già creato parte della recinzione.

I rami più alti che abbiamo trovato sono però tutti di misure diverse ma più alti di me. Perciò per aumentare l'altezza abbiamo messo, sulla cima di tutti i rami, una rete, in modo tale che la recinzione sia alta almeno due metri.

Come ci siamo riusciti? Facile! Siamo saliti sulle auto e da lì ci abbiamo pensato noi ragazze.

Ovviamente non abbiamo finito, neanche un quinto è stato portato a termine e il resto è provvisoriamente protetto dalle auto.

"Per oggi può bastare, non credete?" Chiede Grace con le mani sporche di terra e i capelli più arruffati del solito.

Stiamo lavorando da quando è sorto il sole che ha già oltrepassato il punto più alto, devono essere le tre del pomeriggio e non abbiamo mangiato.
Non mangeremo, non finché non troveremo del cibo.

"Ti prego basta, abbiamo già fatto fin troppo" una goccia di sudore mi cola sulla fronte e Ben con un gesto l'asciuga prontamente.

"Grazie" sussurro.

Sorride e alza gli occhi al cielo. "Va bene Grace. Che ne dite se andiamo a fare una piccola escursione?" propone.

"Per cercare cosa?" Chiede Matthew continuando a piantare i rami nel terreno.

"Sopravvissuti, auto, anche il cibo" e poi Ben mima una pistola con le dita.

"Eccomi! Io ci sto" urlo e mi pulisco le mani sui jeans. Mi raccolgo i capelli in una coda alta e schiocco il collo.

"Vuole venire qualcun'altro?" chiede lui.

Nessuno si propone e dopo aver preso i miei coltelli, due pistole e un fucile lasciamo il campo per andare nel bosco.

È come essere tornata bambina quando con mio nonno venivamo qui e cacciavamo ogni genere di uccello commestibile.

Mi ricordo in particolare un giorno in cui io ero particolarmente triste, mio nonno mi ma preso il mento fra indice e pollice e mi ha guardata negli occhi.

"Nieta. ¿Que pasa?" mi chiese in tono gentile.

"Non riesco mai a prendere niente, non sono capace"

"Con pazienza imparerai, ci vuole tempo"

"Ma io voglio catturare un cervo, abuelo"

"Perché vuoi catturarlo?"

"Non lo so" risposi indecisa. Non lo sapevo davvero, forse volevo dimostrare qualcosa a qualcuno o a me stessa.

"Un fagiano è piccolo, la sua carne la puoi mangiare tutta e ti sfamerà mentre un cervo, così maestoso e puro è troppo grande per mangiarlo tutto e tu vuoi uccidere una bestia così bella?"

Il suo discorso mi lasciò interdetta ma adesso lo capisco, che senso aveva ucciderlo solo per dimostrare a me stessa che ero capace di cacciare?

Quel giorno uccidemmo varie lepri e la cena la cucinammo io e la nonna, è uno dei pochi ricordi che mi restano prima che l'incidente li strappi via da me per sempre.

"Luz, stai bene?"

Ben mi scuote leggermente una spalla e io ritorno al presente, aguzzo l'udito e sento degli strani rumori.

"Ben, stai zitto." gli dico gentilmente e senza rabbia.

Fa come dico e sento degli altri rumori, un animale, un maestoso cervo dalle corna lunghissime, ci passa davanti. Tendo il braccio e sfilo due coltelli dalla cintura, prendo la mira e aspetto.

Forse il nonno aveva ragione e uccidere una bestia così bella non ha senso se è solo per dimostrare qualcosa ma quando bisogna sfamare dodici persone è tutta un'altra storia.

Prendo la mira ma il cervo scappa prima che io possa tirare il coltello e ucciderlo, sbuffo e mi giro la lama fra le dita in un gesto monotono e usuale.

"Sai una cosa?" chiedo sedendomi su una roccia. "Qui vicino c'è il capanno di un falegname, io e mio nonno venivamo spesso qui e lo incontravamo. In quel capanno ci sono attrezzi, legna già tagliata, pannelli di legno e anche qualche pezzo di lamiera. Possiamo andare lì e portare alcune cose al campo, ci serviranno per il recinto."

"Andiamo, prendiamo qualcosa oggi e poi domani portiamo con noi anche Matthew"

Camminiamo per qualche minuto e quando giungiamo davanti ad una piccola struttura in legno ci fermiamo. Affianco al capanno c'è una catasta di legna già tagliata e disposta in modo da formare una piramide, dietro si estendono gli alberi.

Non c'è il tempo di soffermarsi ad ammirare i dettagli, è già tardi e se vogliamo fare almeno due viaggi ci conviene fare in fretta.

Con un calcio Ben butta giù la porta ed entriamo dentro. Da un lato, su un tavolo, sono poggiati vari martelli, chiodi di ogni misura, un trapano a batteria e anche altri attrezzi di cui non conosco il nome, dall'altro lato invece ci sono 2 pile di pannelli di legno alti circa un metro e sessanta e larghi venti centimetri.

"Cosa prendiamo?" domando avvicinandomi alla legna.

"In due possiamo prendere quattro pannelli messi uno sopra l'altro, alcuni attrezzi li possiamo mettere nello zaino ma non di più."

"Okay, per oggi prendiamo solo queste cose e poi facciamo anche un altro viaggio. Almeno domani non dovremo faticare troppo"

"Per fortuna, non riuscirei a sopportare di stare lì ferma a montare dei stupidi rami come protezione al posto di andare a caccia"

Solleviamo la legna e usciamo dal capanno.

"Sei sicura di stare bene?" chiede serio.

"Sì, ieri notte non ho neanche avuto gli incubi" ammetto abbassando lo sguardo.

"Mi dispiace per ciò che hai dovuto fare"

"Era necessario. Solo perché parlo sempre della  nostra morte non vuol dire che non farò tutto ciò che posso per proteggervi"

"Ma Luz, noi possiamo anche proteggerci da soli!" dice fermandosi per sorpassare un sasso.

"Lo so, è solo che sento come se voi foste una mia responsabilità"

Il resto del tragitto lo percorriamo in silenzio e quando arriviamo dagli altri il sole sta già iniziando a calare sull'orizzonte, decidiamo di restare al campo e di non tornare al capanno per no rischiare di tornare col buio.

Con alcuni tronchi troppo piccoli accendiamo un fuoco e ci raduniamo in cerchio per goderci il tepore che emana e che ci riscalda la pelle.

SurvivorsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora