Magnus POV
“Cosa gli è preso?” Jace era seduto per terra con la schiena appoggiata al muro e le gambe una distesa e l'altra usata come appoggio per il braccio che sorreggere la testa, la mano tra i capelli.
“Un conflitto, un conflitto tra il sangue angelico e quello demoniaco.”
“Ma come è possibile? Lui è te.”
“No, lui non è me, abita il mio corpo ma resta Alexander Lightwood. E Alec ha un Parabatai.”
“Mi stai dicendo che il mio legame con lui è la cosa che lo stava uccidendo?”
“Non ne sono sicuro ma è l'unica cosa che lo lega ancora al mondo degli Shadowhunter. Ma questa è solo una teoria.” Gli allungai la tazza di tè fumante che avevo preparato per entrambi in attesa che Alec si risvegliasse. Prese la tazza tra le mani e ci soffiò sopra facendo danzare freneticamente il fumo.
“Stavo uccidendo mio fratello” disse a nessuno in particolare, gli occhi spenti fissati in un punto lontano.
“Così siamo pari.” Lasciò andare la tazza e si precipitò verso chi aveva parlato. Alexander aveva aperto gli occhi. In un lampo gli fui al fianco sentendogli la fronte e misurando il battito cardiaco. Sembrava stesse bene nonostante il pallore. Ci guardò assonnato, corrugando la fronte.
“Cosa mi sono perso?” chiese dopo che mi fui allontanato e che Jace lo inchiodasse al letto in un abbraccio d'acciaio.
“Cosa ti ricordi?” chiesi mentre lui cercava di mettersi seduto.
“Piano dolcezza.” Lo ammonii aiutandolo. Aveva la stessa voglia di alzarsi di quando cadi e non sapendo bene cosa ti sia successo ti rialzi nonostante le proteste di chi ti ha visto cadere.
“Stavamo parlando, di moda e io e Jace abbiamo tirato fuori i vestiti dal borsone. Ti dovevo insegnare la nobile arte del pescare a caso.” Era felice di aver ricostruito l’accaduto ma pensandoci bene… perché era lungo disteso sul letto?
“Sono svenuto per caso? E perché Jace mi stava uccidendo? Oppure hai detto mio fratello mi avrebbe ucciso? Cosa hai fatto a Magnus?”
In realtà Jace mi avrebbe ucciso volentieri quando gli ho detto di aver avvelenato Alexander. Però dopo avergli spiegato il mio piano dandogli più spiegazioni razionali di “speriamo che funzioni” e “Non ho la più pallida idea di quello che sto facendo” lasciò andare la maglietta che indossavo allontanando il viso minaccioso da me. Ma d’altronde avrei agito anch’io così.
“Beh io… tu…” non sapevo bene cosa avesse intenzione di dire Jace visto che il Presidente sembrava avergli mangiato la lingua.
“Sei svenuto e Jace come suo solito ha incolpato me e senza farlo apposta ha rovesciato la tua tazza del tè preferita. Per fortuna non si è rotta sennò Alec al suo risveglio ti avrebbe ammazzato!” mentii con la più totale disinvoltura nonostante lo sguardo dubbioso di Alec che però, vedendo la tazza in terra sembrò credere alle mie parole. Jace mi fissò contraddetto.
“Magnus due parole.” E mi fece segno con gli occhi di uscire dalla stanza.
“Certo.” Prima di uscire lasciai la tazza di tè destinata a me tra le mani di Alec dicendogli di restare seduto e di sorseggiare in pace il tè. Un po' di calore lo avrebbe subito fatto sentire meglio.
“Perché gli hai mentito?” Non condivideva la mia idea e anch’io ero andato contro ad una promessa fattagli ma non potevo caricare ancora di più il peso che poteva.
“È già abbastanza in ansia e aggiungere anche il fatto di aver insultato le persone che gli sono più care perché il suo legame parabatai è andato in contrasto con il sangue demoniaco che costituisce il mio corpo rischiando di morire e che per guarirlo sono stato costretto ad avvelenarlo. Andiamo meglio una semplice bugia bianca. Per il suo bene!”
“Messa così in effetti… ma è comunque una bugia e Alec è in grado di sopportare la verità!”
“Certo che lo è ma non sarebbe un’idea tanto geniale. Non sto dicendo che non lo verrà mai a sapere ma semplicemente che glielo diremo più avanti. Tutto qui. Ma se tu non sei d’accordo con me puoi benissimo tornare indietro e dirgli la verità, non sarò io a fermarti.”
“D’accordo ma domani pomeriggio, quando torneremo a casa glielo diremo. Potrebbe ricadere in pericolo e saperlo lo renderebbe più consapevole dei suoi limiti.”
“Va bene. Come desideri. Adesso però dobbiamo tornare di là. Gli devo cambiare la fasciatura.” Jace tornò nella camera mentre io andavo a prendere la pomata e un pezzo di cioccolato.
“Allora dolcezza come ti senti?”
“Meglio, un po' intontito ma pronto alla tua lezione. Non sarà un leggero mancamento a non farmi adempiere ai miei doveri di insegnate!” disse solenne ridacchiando subito dopo. Fece per alzarsi ma io lo riadagiai delicatamente sul letto.
“Calma tigre! Prima devo cambiare la fasciatura.” Cercai di ricambiare il suo sorriso osservando con piacere che il volto riprendeva colore.
“Mentre io ormeggio qui tu mangia un po' di questo.”
“Magnus ma così mi rovinerò la dieta!” e staccò un morso dalla tavoletta assaporandone il sapore con gusto. Mi concentrai sulla fasciatura facendo attenzione a sfasciarla. Quando si era calmato e dopo che Jace aveva deciso di risparmiare la mia vita gliela avevo rifasciata perché non si infettasse. Non era cambiata di una virgola. Adesso non vi erano più le linee rosse di prima ma a parte questo era identica, forse meno arrossata. Spalmai una copiosa quantità di pomata e bendai nuovamente.
“Non sembra migliorata molto. Guarirà entro domani?” mi chiese leggermente preoccupato. Doveva mancargli proprio poter usare una runa e guarire in un batter d'occhio.
“Non lo so. Al limite metterai dei guanti.” Scrollò le spalle. Non cambiava molto.
“Non perdiamo altro tempo! Abbiamo del lavoro da fare.” E si alzò con un po' troppo zelo. Ondeggiò paurosamente appoggiandosi a Jace che lo sorresse cingendogli la vita. Io mi fiondai al suo fianco preoccupato.
“Hey sto bene. Era solo una vertigine. È tutto passato” si rimise dritto e allontanò con delicatezza sia me che Jace.
Cercai di sembrare il solito Magnus, un po’ scosso dal fatto che Alec fosse “svenuto” ma pronto a imparare nuove nozioni di “moda”.
“Allora dove eravamo rimasti? Ah sì, la nobile arte del pescare a caso. Allora Magnus, mediamente per scegliere un abito passi ore davanti all’armadio e alla fine non sai mai cosa mettere. Con questa nuova tecnica risparmierai moltissimo tempo e non avrai mai problemi di abbinamenti. Andiamo, una semplice dimostrazione pratica. Chiudi gli occhi e pesca una maglietta e un paio di pantaloni.” Disse con la stessa convinzione di un venditore in tv, sorridendomi sincero. Feci come mi chiese e ad occhi chiusi pescai a caso una maglietta e un paio di pantaloni.
“Ottima scelta!” disse mentre io riaprii gli occhi e osservavo gli indumenti. Una normale maglietta grigio scuro con scollo a V e un paio di pantaloni neri. In effetti non stavano male insieme ma non c’era da stupirsi, ogni suo indumento era tutto più o meno dello stesso identico colore smorto. Non ci voleva un gran che di scervellamento per abbinare quei vestiti!
“Hai pescato i miei abiti preferiti. Che colpo!” disse ridacchiando sinceramente sorpreso.
“Andiamo, prossimo abbinamento.” Mi incitò convinto. Pescai di nuovo a caso ed ecco un altro abbinamento perfetto. In effetti non mi ero mai soffermato sul fatto che Alec dopo tutto era sempre vestito decentemente cioè tolto il fatto di scoprire un buchino nella maglietta o i jeans sbiaditi dall’usura o strappati. In effetti concordavano a pieno con la moda dei giovani di oggi. Senza accorgermi il mio compagno di vita era un genio della moda! Al solo pensiero di quelle parole mi sentii mancare. Possibile che il menefreghista totale di abiti fosse in realtà un genio incompreso? Dovevo essere sbiancato mentre il mio cervellino stilava questa teoria strampalata.
“Magnus stai bene? Sei un po’ pallido. Colpito vero?! Non te lo aspettavi” mi disse allacciano le braccia all’altezza del petto e guardandomi con un sorrisetto furbo.
“Già, mi hai colpito, davvero.” Scioccato più che colpito!
“E non sai quanto tempo si risparmia!” mi sentivo stupido pensando a quanto tempo perdessi davanti al mio armadio a pensare a cosa mettere o mentre facevo shopping compulsivo.
“Andiamo, spogliati.”
“Alexander” dissi in un falso rimprovero guardandolo malizioso accennando a Jace il quale sollevò con graziosa scocciatura gli occhi al cielo.
“Provateli.” Disse corrugando la fronte in segno di dubbio. Sembrava non aver capito cosa intendesse io, cosa che al contrario Jace aveva compreso al primo colpo. Ecco perché adoravo Alec e non sopportavo Jace. L’ingenuità fatta persona contro la malizia. Non c’era paragone! Feci come mi aveva chiesto e mi sfilai la maglietta e poi i pantaloni. Alec arrossì e distolse lo sguardo girandosi di tre quarti fingendo un improvviso interesse per la fasciatura alla mano.
Andiamo ma quanto è adorabile da uno ad un milione?!
“Deve essere strano guardarsi per come ci vedono gli altri…” dissi ad Alec girandomi in modo da esseregli di fronte nonostante lui continuasse a temere lo sguardo basso.
“Vado a dare da mangiare al gatto” disse Jace e si volatilizzò in un lampo.Fui stranamente grato a Jace per essersene andato dalla stanza, quel ragazzo in fin dei conti sapeva (Non sempre intendiamoci) quando levarsi dai piedi. Per un attimo chiesi a me stesso come facesse Jace a sapere dove tenessi il cibo del Presidente, in realtà ho mentito, mi ricordai solo allora di non aver sfamato il povero micio. Mi sono sentito una persona orribile soprattutto perché una testa vuota bionda ci aveva pensato ed io no ma sono altrettanto convinto che il Presidente non se la sarebbe presa, d’altronde avevo altri pensieri per la testa e avrebbe di sicuro capito.
“Ti puoi vedere esattamente come ti vedo io.” Dissi scacciando l’idea della pancia vuota del gatto e proseguendo con il mio discorso con voce morbida. Alec quasi accompagnato dalla mia voce alzò lo sguardo su di sé e fu come se si vedesse per la prima volta. Mi fissava con occhi sgranati.
“Magnus, ma come fai a guardarmi?” parlava con lo sguardo stravolto e orripilato. Non era esattamente la reazione che mi sarei aspettato! Feci per dire qualcosa ma Alec proseguì inesorabile.
“Come può piacerti… questo?” indicò il suo intero corpo. “Queste cicatrici e questi marchi a fuoco che mi imbrattano la pelle. Sono orribile! Non ho neanche un centimetro di pelle decente, che non sia deturpata da tutto ciò!” si avvicinò a me allungando una mano ma senza avere il coraggio di toccarmi.
“Alexander” dissi afferrandolo le mani.
“Le mani callose e ruvide…” non lo feci proseguire.
Bassa.
“Sei bellissimo Alexander”
“Sei un bugiardo.”
“No, non è vero. Ogni simbolo, ogni marchio, ogni cicatrice sono parte di te e questo le rende perfette. Rende te perfetto. Mi credi così superficiale da fermarmi al tuo aspetto? Io riesco a vedere oltre, sotto tutto questo è non lo cambierei per nulla al mondo. Per nessun corpo immacolato. Sai ho da sempre un debole per le cicatrici.” Dissi facendo un mezzo sorriso. Alec alzò lo sguardo su di me e con occhi di bambino mi chiese insicuro
“Lo pensi davvero?”
“Ogni singola parola che ho detto.”Pensavo seriamente che mi avrebbe baciato ma non lo fece, liberò le mani e mi passò i vestiti.
“Non vergognarti mai in mia presenza. Sii te stesso, sempre.”
“Vestiti. Abbiamo altro da fare ancora, decidere come vestirti domani, insegnarti a mettere la divisa…”
“Ma come? Non peschiamo a caso? E poi credo di essere in grado di mettermi una divisa.” Cambiai argomento, non avrebbe più parlato di questo. Adesso doveva elaborare la faccenda e… pensarci su, da solo. Era fatto così.
“Io non ne sarei così sicuro.” Disse lasciandomi uno sguardo dubbioso e allo stesso gesto per aver cambiato argomento.
“Cos'è una sfida?” chiesi sollevando un sopracciglio.
“Esattamente dolcezza” disse incrociando le braccia al petto e ridacchiando.
“Va bene, accetto solo perché sono già in mutande! Rimarrai sorpreso.” Alec sfilò la divisa dal sacco per cadaveri e la adagio nuovamente sul letto.
“Pronto?”
“Quando vuoi”
“3…2…1…via!”Non ce bisogno che vi dica che Alec aveva perfettamente ragione, quella divisa era un dannata trappola con fibbie e pezzi di pelle che vanno incastrati peggio di un mobile Ikea! Ci andrebbero le istruzioni! Dovetti arrendermi quando mi stavo per strangolare con una cinghia e Alec mi dovette soccorrere con le lacrime agli occhi dalle risate. La cosa più umiliante e divertente che io abbia mai fatto in vita mia!
Le nostre ultime risate prima di domani.
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Uno scambio inaspettato // Malec
FanficCome c'è finito Magnus nel letto di Jace e Alec a trovarsi un biglietto di Raphael in cui lo ringraziava della bella serata trascorsa insieme? Volete saperlo?? Bene, leggete la storia e tutto vi sarà svelato