Come tutto ebbe fine

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Magnus POV

Ero finito lungo disteso per terra. Caduto come un sacco di patate! Dovevo aver piantato di nuovo casini con gli esperimenti che stavo facendo. Speriamo di non avere allucinazioni come l’ultima volta…

“Alec! Ehi riesci a sentirmi?” mi sentii scuotere leggermente.

“Cavolo devo aver battuto la testa. Mi fa un male cane!” avevo ancora gli occhi chiusi perché una forte emicrania mi aveva appena trafitto il cervello.

“Sei andato lungo disteso mentre ti parlavo. Ho provato ad afferrarti al volo… credevo di essere stato attento. Ma dalla tua faccia non deve essere così.”

Aprii gli occhi con circospezione.
1. Non stavo parlando con nessuno
2. Ero nel mio loft
3. Jace mi era talmente vicino che sentivo l’odore del suo dopobarba

“Ma che stai facendo?” mi allontanai da lui guardandolo stranito. Okay che non ci odiavano più a morte però quella vicinanza mi sembrava comunque troppo!

“Ti stavo aiutando, Alec. Ma che ti prende?”

“Cosa prende a te, perché mi chiami Alec?”

“Perché quello è il tuo nome? Devi aver battuto davvero forte la testa!” cercò di avvicinarsi di nuovo puntando la mano alla mia testa. Io lo allontanai con poca grazia.

“Non provarci nemmeno! Smettila di scherzare Jace. Sono Magnus!”

“Magnus? Magnus… quel Magnus?”

“Perché ne conosci altri?”

Si era rincitrullito più del solito? Questa mattina sembrava scemo sì, ma nella norma, adesso sembrava in pieno trip!

“Sei tornato!”

“Perché dov'ero andato?”

Okay mi sembrava di essere finito nel film scemo e più scemo.

“Sei un’allucinazione?” era l’unica spiegazione logica.

“No! Sei tornato!” accompagnò quelle parole facendomi vedere il mio riflesso nello specchio.

“Sono Magnus!”

“Già”

Mossi una mano e il riflesso fece lo stesso.
Ero io, ero davvero io!
Mi guardai intorno per capire dov’era Alec prima che ci scambiassimo. Sembrava una serra, cioè l'ingresso di una serra. Molto carina, quasi romantica direi…

“Non voglio pensare quello che sto pensando perché ho giurato di non pensarlo!”

Sembrava di essere tornati all'inizio. Perché Jace e Alec dovevano incontrarsi in un posto così romantico? A proposito, dov'ero?

“Non è come pensi, anche se non ne posso essere sicuro, perché non so cosa pensi.”

“Jace dammi una spiegazione logica prima che torni in possesso dei miei poteri e ti trasformi in un'anatra!”

Le mie parole dovevano averlo terrorizzato sul serio! Sbiancò e ci mancò poco che svenne a sua volta.

“Alec voleva prenderti dei vestiti dalla sua camera. Questo è il passaggio più veloce. Siamo all'istituto.”

“Niente robe sconce?”

“No! Solo calzini, scarpe e giubbotto.”

“Okay. Andiamo al mio loft. Alec potrebbe fare involontariamente dei casini! Non ti sembra un déjà-vu?”


19:34, nel mio loft

“Magnus, ho dimenticato di prendere una maglietta dall'istituto! Vado e torno.”

“Ma devi proprio andare adesso? Ti presto una delle mie.” Il suo sopracciglio alzato mi fece capire che non aveva alcuna intenzione di andare in giro con magliette fluo oppure con imbarazzanti scritte glitterose.

“Okay, però vengo con te.”

“Non importa, vado e torno. Ci metto un attimo.”

“Un bacetto rapido al tuo Parabatai e poi torni dallo stregone fesso?”

“Va bene! Vieni con me” scoppiò a ridere.
Ormai lo facevamo sempre, scherzare su Jace. Ormai era inutile, quel ragazzo non si staccava più dalla rossa neanche a pagarlo. Da quando aveva scoperto di non essere suo fratello la tampinava peggio di uno stalker!

“Apro un portale direttamente sulla tua cameretta…?” il mio sopracciglio sollevato e lo sguardo seducente lo fecero sbuffare divertito.

“È una bella serata, perché non facciamo una passeggiata?”

“Prendo il giubbotto”

In strada Alexander mi sorprese, passeggiammo vicini, parlando e scherzando. Mi prese timidamente la mano, irrigidito e circospetto. Non era abituato a dare dimostrazioni di affetto in pubblico. Si aspettava di essere giudicato, di ricevere sguardi severi ma non fu così. I Mondani sono avanti da questo punto di vista. Ci sorridevano. Nessun giudizio. Alec ci mise poco a rasserenarsi, sciogliendo i muscoli irrigiditi.

“Allora dolcezza, come ti senti?”

“Potrei farlo in eterno!” Disse sollevando le nostre mani intrecciate fin quasi alla spalla, non curante del palo della luce che si era messo sul suo cammino.
Lo strattonai verso di me per scampargli una facciata colossale e un bernoccolo in piena fronte.

“Abbiamo la testa fra le nuvole, Muffin!” dissi ridacchiando quando mi era finito quasi addosso per il brusco cambiamento di rotta.

“Mi distrai!” ribatté lui arrossendo fino alla punta dei capelli.
L’avrei voluto baciare lì davanti a tutti, ma il suo sguardo scivolò dal mio volto alle mie spalle rabbuiandosi appena. Eravamo davanti all'istituto. Alec ormai era intoccabile. Feci per lasciar andare la sua mano ma non me lo permise.

“Vogliamo entrare?” non aspettò una risposta. Si incamminò verso l’ingresso trascinandomi con sé. Non mi lasciò andare nemmeno quando fummo entrati, anzi continuò ad avanzare a passo di carica trainandomi come fosse un Husky con la slitta!

“Ma la tua camera non è da quella parte?” dissi sorpreso e con il fiato corto per tenere il passo. Avevamo imboccato un corridoio che portava dalla parte opposta rispetto a dove dovevano andare.

“Lo so!” mi zittì brusco continuando imperterrito il suo cammino. Si fermò solo quando arrivammo davanti a degli alti cancelli decorati con rune che si fondevano con altri ghirigori astratti.

“Siamo arrivati.”

“Hai cambiato la stanza senza dirmelo?” dissi ironico ma Alec sembrò non cogliere l'umorismo.

“No, queste sono le porte della serra dell'istituto. Ti ho portato qui perché… abbiamo un anniversario da festeggiare anche se in ritardo.” Colpì con lo stilo una runa e i cancelli si aprirono senza emettere alcun suono.

“Benvenuti alla Shadowhunters & co. Il ristorante per piccioncini innamorati.”

Uno scambio inaspettato // MalecDove le storie prendono vita. Scoprilo ora