8. Capitolo

477 41 0
                                        

Il tempo per Lexa sembrava non passare mai. Come si era ripromessa...aveva chiuso in se ogni sua emozione e non cercava nemmeno di conoscere nuove persone, figuriamoci di legarsi a loro. Le settimane sembravano mesi, i mesi anni,...

Ogni giorno senza Costia sembrava interminabile e quasi ogni notte la passava in bianco. Le uniche volte che si addormentava erano quelle quando il suo corpo diceva stop. E la faceva dormire per forza.

Ultimamente aveva iniziato a bere sonniferi ogni sera prima di andare a dormire. Il dottore le aveva prescritto antidepressivi e calmanti. Li prendeva quotidianamente.

Era l'esempio di persona alla quale il mondo era crollato addosso.
Nonostante ciò non si dimenticò neanche un giorno di mandare una rosa rossa alla tomba di Costia. Però non ci tornò mai più. Aveva cercato di andarci più volte, più volte aveva cercato anche di andare al lago oppure al ranch, ma non ci riusciva.

Il violino di Costia l'aveva lasciato ai genitori della ragazza due settimane dopo la sua morte. Quel giorno c'era in atto una tempesta violentissima...ma Lexa non riusciva più a guardare quel violino che a casa sua aveva perso voce. Era uno strumento muto come anche le emozioni di Lexa. Senza voce.

Aveva suonato al citofono e la signora Green aveva aperto il portone immediatamente. La vide aprire la porta e Lexa bagnata fradicia entrò in casa Green per l'ennesima volta.

- Ciao Lexa...-
- Buonasera...-
- Cosa ti porta qui con questo tempo?- chiese perplessa la madre di Costia...

- Sono venuta a portarle il violino di sua figlia...-
- Ce l'avevi tu? Mio Dio grazie!-
- Di niente...è il minimo che possa fare.-
- Faccio del tè...accomodati.-
- In realtà sarei di fretta...-
- Con questo tempo?- chiese scettica.
- Ok...- rispose Lexa.

Dopo 5 minuti la madre di Costia ritornò in soggiorno con in mano due grandi tazze di tè nero...il tè preferito di Costia e Lexa.

- Come stai?- le chiese.
- Potrei farle la stessa domanda...-
- Hai ragione...-

- Abbiamo sporto denuncia...le indagini si stanno svolgendo ma per ora niente. Anche se ci sono tanti testimoni oculari, gli avvocati e le persone che stanno dietro a Roan sono troppo importanti...perciò direi che per ora stiamo perdendo il caso...forse hanno anche occultato le prove....non lo so, non ci resta che aspettare.-

- Lexa...ammiro davvero la tua forza...e tutto quello che stai facendo per mia figlia. Eri il suo angelo custode...-

- Allora non ho svolto bene il mio compito...-
- L'hai salvata da cose peggiori...-
- Non saprei...l'ho solo amata. In realtà è una cosa molto semplice da fare.- le rispose prendendo il primo sorso di tè.

- C'è una cosa che...-
- Mi dica...-
- C'è una cosa che credo Costia avrebbe voluto appartenesse a te Lexa.-
- Non sono sicura se...-
- Fidati, non te ne pentirai...-
Lexa fece un sospiro...mentre la madre di Costia tirò fuori dal grembiule un quaderno con sulla copertina il segno dell'infinito.

Lexa sapeva perfettamente cosa fosse quel quaderno...non l'aveva mai letto anche se ha avuto un miliardo di occasioni per farlo.

- Lexa....questo è il diario di Costia...lei vive qui dentro...-
-Non credo che Costia avrebbe voluto che leggessimo il suo diario...-
- Ti sentirai meglio se lo farai...non avrai così tanti rimorsi...-
- Sarebbe un po' come mancarle di rispetto...-
- Intanto prendilo...e poi vedi cosa vuoi farci...sono sicura che se avesse saputo che sarebbe morta mi avrebbe raccomandato di dartelo.-
Gli occhi di Lexa si fecero lucidi per un attimo ma poi si alzò prese il diario di Costia e con la scusa di prima uscì da casa Green. Il temporale si era calmato. Lexa entrò in macchina con in mano il diario. La sua mano tremava...aprì la prima pagina e vide la firma di Costia.
Vedere in quel momento qualcosa di Costia...la sua scrittura...una cosa che vedeva tutti i giorni prima della tragedia...ora le sembrava un piccolo miracolo mandato dal cielo per tenerla in vita.

Tuttavia non lesse il diario.

Erano passati ormai sei mesi dalla morte di Costia....Lexa studiava giorno e notte. Non aveva varcato la soglia della palestra dal giorno del funerale di Costia. Proprio come aveva promesso a se stessa non usciva la sera, non conosceva gente, non si legava a nessuno. Viveva una vita vuota, fredda, solitaria e difficile.
Ogni tanto Anya passava per accertarsi che Lexa fosse viva. Il loro era l'unico legame che non era cambiato. Anche se più distanti quando si vedevano non c'era nessuna differenza. Anya era l'unica che conoscesse Lexa a fondo. Era l'unica che la capisse. Però ci stava male. Stava molto male nel vedere sua cugina in quello stato. Vedere Lexa che non riesce a riprendere le redini della propria vita era davvero uno strazio.

Lexa faceva visita allo psichiatra due volte a settimana...combattere con la depressione e l'ansia era diventato più difficile di quanto avesse mai pensato. Ogni giorno era sempre più difficile alzarsi dal letto...vedere vuoto il lato dove prima trovava Costia quando rimaneva a dormire nei weekend...le faceva un male insopportabile. Era come se mille chiodi la colpissero ogni volta che ci pensava. Era una tortura andare all'università e passare vicino al liceo di Costia senza lei sulla sua moto. Era frustrante guardarsi allo specchio e cercare di non scoppiare a piangere e di fare uno sforzo di sorridere come lo psichiatra le aveva raccomandato.
Era così arrabbiata ogni volta che tornava dal commissariato....sempre con la stessa notizia di Merda. Non abbiamo abbastanza prove per incastrarli.

Si chiedeva cosa avesse fatto per meritarsi questo. A chi aveva fatto così male che ora doveva reggersi in piedi con un peso così grande da portare sulle spalle.

Non trovava mai una risposta.

Aveva attacchi di panico soprattutto durante la notte. Aveva incubi a più non posso. Si svegliava quasi ogni notte, tutta sudata con il cuore che batteva mille all'ora. Sognava il giorno della morte di Costia...il funerale....il diario. Non era sicura di volerlo leggere però pensava ogni giorno alle parole della madre di Costia. Poi pensava alle parole di Costia...mi sentirei davvero male se qualcuno lo leggesse... e alla fine finiva sempre col rinunciare di leggerlo.

Era impressionante come le parole di Costia avessero un impatto così forte su Lexa anche dopo un anno dalla sua morte.

Si stava avvicinando il giorno della morte di Costia....in quel periodo Lexa era diventata molto agitata...molto nervosa....gli attacchi di panico erano aumentati e così anche gli incubi.

Le rose rosse continuavano a venir recapitate ogni giorno sulla tomba di Costia. Lexa era una persona molto forte che il destino aveva spezzato pezzo per pezzo ma le era comunque rimasta la forza per dare attenzioni nonostante tutto a Costia.

Quel giorno atteso con tanta paura arrivò e Anya si era ripromessa che non avrebbe lasciato Lexa da sola un attimo. E così è stato. Ma quel giorno Lexa non disse nemmeno una parola. Rimaneva seduta al tavolo della cucina. A fissare la foto di Costia che portava nel ciondolo che non toglieva mai.

Io sono LexaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora