36. capitolo

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POV LEXA

Due settimane sono passate e mi trovavo in una vera e propria crisi. Ero nervosa, frustrata, arrabbiata con tutti. Roan non si faceva vivo, e il piano che avevo in mente di attuare stava ancora solamente nella mia testa. Stavo morendo dalla monotonia. Anche Cheryl aveva perso il suo entusiasmo. La speranza si stava spegnendo. Probabilmente avevano capito tutto dalle telecamere. Siamo state delle sceme. Complete.
Di notte, facevo fatica a dormire...pensavo e ripensavo a Clarke...avevo sperato in qualche miracolo, ma evidentemente le avevo fatto troppo male con le parole che le avevo detto e con il bacio che avevo dato a Roan al torneo.
Nella mia testa c'era costantemente il sul sguardo...un'attimo triste,un'altro felice...e poi quello che mi mancava di più...le sue labbra, le sue mani sul mio corpo, i suoi baci e lo sguardo che aveva mentre facevamo l'amore. Quella sensazione così intensa. Quello mi mancava di più. La volevo sentire di nuovo mia, volevo che gridasse il mio nome ancora, volevo abbracciarla ogni attimo in questo carcere. Volevo dirle che va tutto bene, ma non potevo.
Ero persa tra i miei pensieri e ad un tratto sentii qualcuno aprire la porta della mia stanza. Era Roan. Aprendo la porta è caduto subito a terra. Stava sanguinando. Mi avvicinai a lui. Lo girai sulla schiena...ero confusa, non capivo cosa era successo.
- Cosa è successo?-gli chiesi cercando di tamponare istintivamente le ferite.
- Togliti Lexa.- sentii la voce di Cheryl alle mie spalle. In mano aveva l'arco e una freccia che era piena di sangue.
Roan strisciava per terra come un verme.
- Se non ci dai quelle maledette chiavi, ti giuro che non solo non chiamo l'ambulanza ma ti finisco ora. - disse camminando verso di lui. Io ero sconvolta. Era da tanto che non combattevo e cercavo di spegnere questa parte di me. Non sapevo che fare.
Lei l'aveva portato in un angolo e gli stava premendo la ferita mentre lui urlava ed era spaventato come un bambino.
Due minuti dopo, avevamo ricevuto le chiavi e siamo corse vie da lì. Eravamo riuscite ad aprire il passaggio.
Di fronte a noi si era aperto un lunghissimo corridoio.
Cheryl tirò fuori i flash e noi iniziammo a correre verso la libertà. Non avevo mai corso così velocemente.
Dopo mezz'ora di corsa arrivammo all'uscita. C'erano delle sbarre. Non potevamo uscire. Non ci rimaneva altro che scavare. Iniziammo subito a scavare a mani nude. Dopo mezz'ora, le mie mani non le sentivo più...solo crampi dappertutto. E avevamo ancora molto lavoro da fare.

Sulla fronte sentivo le goccie di sudore formarsi piano piano...scavavo e maledicevo Roan per tutto quello che mi aveva fatto nella vita. Due ore dopo...sentii che la mia mano non sbatteva più contro le sbarre. Io e Cheryl scavammo ancora più velocemente e finalmente riuscimmo a scappare. Davanti a  noi c'era una macchina malandata...evidentemente per Roan apposta, in caso di emergenza. Dentro c'erano le chiavi. Cheryl si posizionò subito al volante e partimmo. C'era un'unica strada. Molto piccola e sembrava che nessuno ci fosse passato da anni. Dovevamo raggiungere una città il prima possibile e trovare un telefono. 

- Che si fa ora? Quanto siamo distanti dal resto della civiltà?- le chiesi ancora sotto l'effetto dell'adrenalina.
- Non così distanti per quanto mi ricorda.- mi rispose senza scostare un attimo lo sguardo.
Era molto determinata a raggiungere la libertà...proprio come me anni fa. Cheryl era una guerriera.
I boschi norvegesi erano mozzafiato, ma erano immensi...andavano fino all'orizzonte.
Non smettevo di guardarmi in giro. E l'aria era così pura che a Washington potevo solo sognarmela.
Dopo un'ora di macchina sbucammo su una statale e continuammo il nostro percorso.
- Dobbiamo andare a Oslo.- disse Cheryl rompendo quel silenzio che era stato sorprendentemente piacevole.
- La conosci la strada?- le chiesi dubbiosa.
- Certo che la conosco...a Oslo dovrebbe esserci Toni.-
- Ne sei sicura? Sono passati tanti anni.-
- Aveva detto che mi avrebbe aspettato...io le credo Lexa.-
- Ok....non volevo mettere in dubbio la vostra relazione ma...-
- Andiamo a fare il pieno...così ne aproffitto per fare delle chiamate. Potresti farlo anche tu sai.-

Ci fermammo alla pompa di benzina e io mi diressi subito verso le casette telefoniche dall'altra parte della strada.
Non avevo soldi...mi girai e dietro di me  c'era Cheryl con in mano gli spiccioli che si era ricordata di prendere da quella prigione.
Dovevo chiamare Clarke e Anya. Digitai il numero e pregai dio che risponda.

POV CLARKE

- Mi stai prendendo in giro per caso?- disse mia madre ancora in stato di shock dopo che le avevo raccontato cosa era successo negli ultimi mesi.
- Non ti racconterei balle su questo.- dissi completamente calma.
- Non avete pensato di chiamare la polizia?- mi chiese con tono rimproverante.
- Sono corrotti...non possiamo fidarci.-
- Non hai nessuna traccia da seguire per trovarla?- ora si sentiva dalla voce che era dispiaciuta.
- Io e Anya stiamo facendo ricerche gia da mesi....e sinceramente abbiamo perso la speranza...e io sto male. La amo mamma...davvero. Non mi ero mai sentita così amata da qualcuno...e non avevo mai provato questi sentimenti per nessuno prima.- ad un tratto il mio telefono suonò.
Era un numero strano. Uscii dalla cucina e risposi. -Pronto? Chi è?- dall'altra parte sentii un singhiozzo...e capii subito che era Lexa.
I miei occhi si riempirono di lacrime. Finalmente avevo sentito la sua voce. -Amore mio...- disse sicuramente cercando di smetterla di piangere.
-Amore, dove sei? Ti vengo a prendere.- le dissi con voce tremante mentre mia mamma usciva dalla cucina per sentire cosa stava succedendo. - Non puoi...sono in Norvegia...prenderemo un aereo il prima possibile. Te lo prometto amore mio. Mi sei mancata un sacco. Ti prego perdonami...perdonami di tutto...non volevo ferirti. Io ti amo, più di ogni altra cosa al mondo. - mi disse la donna che mi aveva cambiato completamente la vita. La donna che avevo bisogno a mio fianco e che mi diceva proprio quello che in quel momento avevo bisogno di sentire.

Io sono LexaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora