-Mi hai chiesto se sento le farfalle nello stomaco quando sono con lui...il problema è che ogni volta che mi stai vicino le sento con te.- quando sentii quelle parole divenni confusa io. Ero sicura di aver sentito bene? Cioè siamo sicuri che Clarke abbia detto quelle testuali parole?!
- C-cosa s-stai cercando di dire Clarke?- Lei arrossì e abbassò lo sguardo.
- Non lo dovevo dire...scusami.- fece per alzarsi ma la presi per il gomito e la feci sedere.
- Ti prego,non te ne andare.-
- Perché dovrei rimanere?-
- Non c'è niente di male in tutto ciò.- dissi passando dal suo gomito lungo la mano e intrecciando le sue dita con le mie.
- Non so neanche cosa sto facendo.- disse lasciando la mia mano e mettendosi il viso tra le mani.
- È normale essere confusi...- dissi scostandole una ciocca di capelli. Lei sorrise imbarazzata.
- Penso che questo sia tutto così strano e sbagliato...- una lacrima le rigò il viso.
- Cosa intendi dire?-
- Penso di aver frequentato Finn solo perché doveva essere così.-
- Quando stai con una persona ne devi essere sicura al 100%.-
- Lo so...ma non avevo mai neanche voluto altro.-
- E ora cosa vuoi?- le chiesi avvicinandomi ancora un po'.
- Ho paura di ciò che voglio...-
- A me puoi dirlo...- ormai eravamo così vicine che potevo sentire come il suo respiro si faceva più pesante.
Le accarezzai il viso...lei immediatamente chiuse gli occhi. Il mio cuore stava per esplodere. Lei mi guardò con quei occhi blu e io non riuscii a resistere. Mi avvicinai fino a quando le nostre labbra non si sfiorarono. Le sue labbra erano così soffici. Lei indugiava. Mi fermò.
- Scusa...- le dissi.
- No...Senti...è colpa mia...perdonami sono una stupida...davvero.-
- Ascolta... possiamo parlare...- ma lei era già andata via. Sentivo un peso sul cuore e mi sentivo presa in giro. Rimasi tutto il pomeriggio sul divano a guardare serie tv e documentari su animali. Che giorno di merda...POV CLARKE
Glielo avevo detto. Che stupida che sono. Glielo avevo detto. Lei sembrava davvero perplessa...ma poi decisi che sarebbe meglio farla finita con questa figuraccia e andarmene via il prima possibile. Feci per alzarmi ma lei mi fermò. Rabbrividii al suo tocco...cercò di rassicurarmi. Mi guardava con uno sguardo preoccupato e premuroso...e quegli occhi verdi mi facevano impazzire. Scese lungo il mio braccio per poi intrecciare le sue dita con le mie. Non avevo mai provato una sensazione così prima. Si stava avvicinando...la sentivo sempre più vicina. Il mio cervello elaborava un milione di informazioni al minuto. Avevo paura. La volevo...ma ero terrorizzata dall'idea di lei con me. Come avrebbe reagito mia madre? I miei amici?
Lei ormai era vicinissima...
- A me puoi dirlo.-mi disse quasi sussurrandomi parola per parola all'orecchio.
Sentii la pelle d'oca e prima che potessi realizzare tutto sentii le sue labbra perfette sulle mie. Non dovevo farlo...ma era più forte di me. Era magico. Ma la testa mi faceva brutti scherzi, così mi allontanai e dalla bocca mi scapparono parole che non dovevano. A tal punto quella magia l'avevo già rovinata e non mi rimase altro che andarmene anche se lei mi implorava con lo sguardo di restare. Presi la mia giacca e me ne andai. Corsi verso la mia macchina e la misi in moto. Cosa mi stava succedendo? Stavo forse perdendo le redini di quella vita apparentemente perfetta che avevo?
Lexa aveva riempito la mia testa completamente dopo quel pranzo nel ristorante del suo amico. Il modo nel quale parlava, il fascino che riempiva ogni parte della stanza nella quale lei si potesse trovare, quegli occhi verdi...nei quali mi perdevo attenta a non farglielo notare...e poi quelle labbra...volevo tornare da lei...ma questa volta la paura era più forte di me.POV LEXA
Il mio telefono suonò. È Clarke pensai...ma non era così...era il mio nuovo capo...Rebecca Skies.
- Pronto?-
- Salve Alexandra.-
- Buona sera commissario.-
- Avrei bisogno di te in questura.-
- Come mai se posso chiedere?-
- Lincoln mi ha chiesto un giorno libero...e vorrei parlare con te del caso Costia Green.-
- Ah...ok...tra mezz'ora sono lì.-
- Grazie Woods.-Mi vestii e presi le chiavi della macchina. Fuori faceva un freddo cane...soffiava davvero un vento fortissimo. Feci una corsa fino alla macchina e partii. Non riuscivo a scacciare Clarke dalla mia mente. Quel suo sguardo pieno di paura anche se non ce n'era nessun motivo. Non riuscivo a capire come era riuscita ad andare così tanto contro se stessa. Chi cercava di rendere felice? Non pensava alla sua di felicità? E se mi stessi sbagliando? Se tutto ciò fosse solo una messinscena?
Arrivai al commissariato. Rebecca mi aspettava con in mano numerosi folder.
- Finalmente arrivata.- mi disse.
- C'era tantissimo traffico.-
- Bisogna sistemare i folder...e mentre lo fai...ti farò delle domande se non ti dispiace. -
- Va bene.- dissi prendendoglieli di mano.
- A quanti anni fa risale la faccenda di Costia?-
- Non è una faccenda...è un omicidio...lo chiami col nome che gli spetta.-
- Scusa...l'omicidio.-
- Sono ormai quasi quattro anni...-
- In che rapporti eravate?-
- Eravamo una coppia.-
- Era una gara clandestina quella alla quale avevi partecipato?-
- Mi sembra che lei è già abbastanza informata sul caso.- le risposi bruscamente andando verso il mio ufficio e non lasciandole spazio per contrattaccare.
Lei mi segui e mi sentii dietro quel rumore fastidioso dei suoi tacchi di pessima qualità. Girai gli occhi e mi sedetti al tavolo iniziando a mettere a posto i folder.
- Forse dovresti smettere di indagare Lexa.-
Quando la sentii pronunciare il mio nome come lo lasciavo fare solo alle persone care mi incazzai veramente.
- Come si permette?-
- Sappiamo molto Lexa...e ci troviamo in posti altissimi della società...non vuoi che ci mettiamo contro di te e contro tutta la tua famiglia solamente per rendere giustizia a quella povera anima. Smetti di indagare...e un consiglio da amica.- lei si avvicinò ancora e sentii il suo fiato al collo. Io mi girai di scatto e la portai al muro.
- Fai parte dei Queen non è vero?- le urlai contro con tutto il fiato che avevo nei polmoni.
- L'hai detto tu cara.- disse ridendomi in faccia spudoratamente.
- Tu finirai in carcere. Te lo giuro.- dissi lasciando la presa e prendendo le chiavi della macchina. Entrai il più velocemente possibile e partii verso casa di Anya.

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Io sono Lexa
FanfictionChi è Lexa? Perché crede che l'amore sia una debolezza? Quale disgrazia le è successa? Leggete la sua storia e lo scoprirete