10. Capitolo

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- Lexa!- esclamò Anya tutta sorridente.
Con lei c'erano Titus, Aden, Indra, Lincoln e Jaha.
- Ehi.- dissi mentre lei veniva ad abbracciarmi. Anche se ero tutta dolorante...feci finta di niente. Alla fine ero felice che fossero venuti a trovarmi.
- Come stai Heda?- mi chiese Aden. Il mio piccolo allievo quando ancora lavoravo da sensei.
-Aden!...ti sei fatto grande ometto. Sto bene, non preoccuparti.-
- Mi sei mancata...non vieni mai alla palestra.-
- Lo so...ma come vedi il lavoro un giorno mi ucciderà- dissi scherzando.
- Lexa...hanno detto che domani potrai tornare a casa...puoi venire da noi.- disse Titus.
- Non c'è bisogno....grazie.-
- Non era esattamente una proposta.- disse Anya.
- E va bene...ma solo finché userò le stampelle.-
Risposi.
- Hai fatto un ottimo lavoro ieri...però mi chiedevo se ti ricordassi chi ti ha sparato.- disse Jaha. In quel momento mi ricordai di tutto. Ma soprattutto di Roan.
- Non lo so dovevo girarmi verso il muro....- risposi. Volevo avere delle prove concrete. E non potevo rischiare che lo prendessero senza di me.
- Almeno una descrizione?-
- Niente...mi dispiace.-

- Lexa...se ti ricorderai qualcosa faccelo sapere...- disse Indra col solito tono sospettoso.
- Ok...non preoccuparti.-

- Si è fatto tardi...e l'orario delle visite sta per finire.- disse Titus.
- Va bene...grazie di tutto ragazzi.- risposi.
- Ci vediamo domani.- dissero uscendo.
- Um...Lincoln...puoi venire un attimo?-
- Certo, dimmi.- disse avvicinandosi.
- Ieri a spararmi è stato Roan...non devi dirlo a nessuno. Giuralo.-
- Ma Lexa...loro lo devono sapere.-
- Giuralo.-
-Ok...lo giuro.-
- Niente di ciò che ho visto basta come prova per incastrarlo.-
- Ne sei sicura?-
- Sicurissima...e lo sai che lo voglio in prigione più di chiunque altro.-
- Lo so...-
- Ok...ora vai...ti staranno aspettando.-
- A domani.- disse uscendo.

Le ore in ospedale erano così estenuanti. Sembravano non finire mai. Passai la mia mano sul collo e mi resi conto di non avere il mio ciondolo. Il panico si fece sentire. Chi lo ha tolto? Io non lo tolgo mai. Dove sarà finito. Feci per alzarmi e andare a cercarlo quando...

- Non così presto Alexandra.-disse la dottoressa di prima.
- Può chiamarmi Lexa, dott. Griffin.-
- Allora puoi chiamarmi Clarke.-
- Ok...-
- Dove stavi cercando di andare?-
- Avevo un ciondolo al collo quando mi avete operato...dov è?-
- Ah...scusa...te l'ho tolto io.-
Mi sforzai di non fare una smorfia...
- Ora te lo do.- cavolo...era così bella. I suoi occhi...mi facevano uno strano effetto.
Si avvicinò al mio letto e tirò fuori dalla tasca del camicie il ciondolo. Stava per darmelo quando inciampò in un cavo e per non cadere lasciò scivolare il ciondolo tra le mani che cadendo si aprì.

Mi sforzai di allungare la mano per prenderlo...ma lei fu più veloce. Guardò la foto di Costia. Quanto mi dava fastidio. Era come se si fosse infiltrata nei punti più profondi della mia anima. Costia era il mio dolore, la mia più grande debolezza...il mio più grande segreto...una cosa della quale non parlavo mai con le persone conosciute dopo la tragedia.

Vedendo i miei occhi sprizzare rabbia da tutte le parti e accorgendosi di aver guardato troppo a lungo la foto mi consegnò subito il ciondolo e imbarazzata disse:

- Io...mi dispiace...non volevo essere invadente...lei deve sicuramente avere un posto speciale nel tuo cuore....è bellissima.-
Abbassai lo sguardo e con tutta me stessa mi sforzai di dire:
- Non fa niente...non si preoccupi dott.Griffin.-
- Scusi ancora una volta Alexandra.-

Quel giorno rimasi a fissare la foto di Costia fino a sera. Non avevo aperto il ciondolo da anni. Clarke aveva ragione. Era bellissima. Ha un posto speciale nel mio cuore....

Come è riuscita a capire quanto importante fosse per me Costia? Non ci conoscevamo per niente.

La sera cercai di dormire ma l'unica cosa alla quale ero in grado di pensare era lo sguardo che Clarke mi aveva rivolto dopo la mia reazione a lei che fissava il mio ciondolo.
Era davvero dispiaciuta, ma comunque non lo doveva fare. E poi c'era qualcos'altro che mi teneva sveglia. Erano i suoi occhi. Occhi bellissimi, così pieni di vita, felicità, entusiasmo. Ero sicura che amava molto il suo lavoro...almeno quanto io amo il mio. Dal tu a causa mia però eravamo passate di nuovo al lei.
Mi sentivo in colpa per aver reagito così bruscamente ma purtroppo il tema Costia era troppo doloroso per me.

Erano le due di mattina e ancora non riuscivo a dormire. Non avevo i miei sonniferi a portata di mano e così ebbi tutta la notte per riflettere sulla mia vita. È cambiata. È vero. Io sono cambiata. Ho capito che le persone non sono buone. Il mondo è crudele con quelle innocenti. Che tipo di persona era Clarke? Sentivo ogni volta una fitta al cuore quando pensavo a lei perché mi sentivo in colpa. Non poteva essere vero che qualcun'altro mi piacesse. Costia era tutto per me. Dovevo finirla lì con quei pensieri illogici. Clarke era solo una dottoressa che si è presa cura del proprio paziente...in questo caso di me...niente di più.

E poi mi ero ripromessa di non legarmi a nessuno....che non avrei più dato importanza all'amore...e a tutto ciò che lo riguarda...però il mio cervello e il mio cuore si erano messi d'accordo per farmi uno scherzo bello e buono.

Passai la notte in bianco cercando di scacciare dalla mia mente la visione degli occhi di Clarke. Basta. Basta. Basta.
Non volevo che tutto incominciasse di nuovo. Avevo paura.

Avevo paura di innamorarmi di nuovo.

Avevo paura dell'amore.

Io sono LexaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora