30. Capitolo

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POV LEXA

Correvo verso casa sua senza sapere cosa avrei visto o chi avrei incontrato lì. Nella mia testa c'era solamente rabbia pura. E paura per Clarke. Non avevo più aria nei polmoni quando arrivai davanti a casa sua. La porta era sfasciata. Erano entrati con la forza. Sentivo le urla di Clarke al piano di sopra. Non ragionavo più...corsi di sopra e entrai in quella stanza nella quale avevo passato quei momenti bellissimi la notte precedente.
L'immagine che si stagliò davanti ai miei occhi mi spezzò il cuore in due. Quattro uomini in nero, con maschere nere sulla faccia e con le teste coperte da capucci avevano legato Clarke al letto. Uno di loro teneva in mano un coltello e le stava salendo addosso. Gli altri tre avevano le pistole in mano e mi avevano notato.
- Non azzardarti a toccarla!- gli urlai contro. Gli altri tre mi circondarono. Avevano tutti puntato le pistole su di me. Avrebbero sparato ad ogni movimento improvviso.
- Bene, bene, bene...guarda chi abbiamo qua...ti abbiamo avvisata Lexa.-
- Puoi toglierti la maschera Roan, tanto lo so che sei tu!- dissi mentre due di loro mi tenevano ferma.
- Si, ma non voglio che Clarke mi veda. Mentre gioco con lei...non so se capisci.-
- Se le torci un solo cazzo di capello io giuro che ti ammazzo.-
- Come ai vecchi tempi...dovevamo unire le nostre famiglie con il nostro matrimonio...e tu te ne sei scappata con quella negra...e poi con quel torneo le hai dato il colpo di grazia.-
- Bastardo! Non osare chiamare Costia in quel modo.-
- Ti propongo una tregua se vuoi...un accordo...ti piacerà vedrai.-
-Non ascoltarlo Lexa!- gridò Clarke e io la ignorai.
- Sentiamo.- dissi, mentre lui si avvicinava a me con passo fermo e deciso. I suoi occhi rabbiosi in un attimo e divertiti nell'altro mi facevano rivoltare lo stomaco. Nella mano destra teneva il coltello e giocherellava con questo.
- Lasciatela...e uscite dalla stanza.- disse ai suoi scagnozzi spingendomi verso il muro.
- Risparmiati questa teatralità Roan e veniamo al punto.-
- Perché siamo così impazienti? -
- Lasciala andare.-
- No...mi piace sai, hai buon gusto.-
- Se non la lasci andare non accetterò nessuno dei tuoi accordi.-
- Non così presto piccola, io posso sempre decidere di usare questo piccolo coltello affilato.-
- Lasciala andare.-
Lui si avvicinò ancora a me. Le mi spalle ormai erano completamente attaccate al muro. Il suo coltello era vicino al mio collo tutto il tempo. Sentivo quella lama affilata gelarmi la pello ogni volta che mi toccava.
- Che ne dici di venire nella nostra sede per adesso...ci servi...mi correggo...mi servi.-
- Neanche morta.- gli risposi prontamente.
- Allora ci va la tua troia...-
- A cosa ti servo lì???-
- Come cambi idea velocemente eh?-
- Dimmelo.-
- Lo scoprirai lì...fa parte del nostro business.-
- Sei un pezzo di merda Roan.-
- Allora...o tu, o lei.-
- Va bene...ok.-
Gli altri tornarono e mi presero con se. Mentre mi portavano via Clarke urlava il mio nome...ma era più sicuro così per tutti.
Una volta in macchina Roan si sedette vicino a me con la pistola in mano nel caso cercassi di aggredirlo.
-Se vengo a sapere che le hai fatto qualcosa considera i tuoi resti mangiati dagli avvoltoi!-
- Ahahah...carissima...come siamo ingenui...eppure pensavo che la storia di Costia ti avrebbe insegnato qualcosa...sta tranquilla...non lo verrai mai a sapere.- rispose puntando la pistola verso di me. Lo guardai e un attimo dopo fu tutto nero.

Sentivo un forte dolore alla testa. Mi ero svegliata in una stanza sconosciuta...sembrava una cella più che altro. C'era pochissima luce. Capii subito dove mi stessi trovando. Ora ero ostaggio dei Queen...perfetto.
Presto sentii dei passi. Era Roan. Entrò nella cella con un uomo incappucciato.
L'altro mi prese e cercò di legarmi, ma lo stesi subito KO.
- Da quando in qua sei così maleducata Alexandra?- disse facendo entrare nella cella un'altro uomo, molto più alto del primo. Io non risposi nulla.
- Devi ubbidire. Questa è l'unica regola per ora. In caso contrario...c'è sempre Clarke no?-
L'altro si avvicinò a me e mi fece sedere su una sedia...prese in mano una corda e me la legò attorno alla vita...poi tirò fuori dalla tasca delle manette.
Le mie mani erano legate dietro allo schienale. La situazione stava peggiorando.
- Puoi andare...- disse Roan a quello.
- Quanto lo hai pagato perché lo faccia?-
- Tanto e devo ammettere che il risultato mi piace.-
- Ora dimmi l'altra parte dell'accordo.-
- Non tornerai più da loro...da Clarke, Anya, Titus ecc...perché continuerai a creare problemi inutili a me e a quelli che mi proteggono. Io ho ucciso Costia...qui non ci piove, ma tu non potrai fare niente per rovinarmi stando qui.-
- Altro?-
- Certamente...c'è qualche amico che vorrebbe salutarti...-
Un attimo dopo mi ritrovai circondata...erano in otto...poteva essere chiunque....ma sapevo che erano quelli che avevo steso KO durante quel torneo di merda.
Sapevo cosa sarebbe successo...feci un respiro profondo e mi abbandonai alle botte. Uno dopo l'altro i pugni facevano sempre più male.
Il mio labbro inferiore sanguinava...non riuscivo più ad aprire l'occhio destro, una costola era sicuramente rotta. La mia testa faceva male da morire. Dopo circa 45 minuti di pugni, arrivò Roan...io non ero molto coscente...mi ricordo solo che la mia maglietta bianca era diventata rossa del mio sangue e i miei jeans neri erano tutti macchiati...mi ricordo il dolore...e mi ricordo che Roan mi aveva preso in braccio ma io non avevo la forza di oppormi. Dopo tutti quei pugni, essere portata da qualcuno non era poi la cosa peggiore che potesse accadere...

Svenni.

Il giorno dopo mi ritrovai in un letto vero, morbido e profumato. Tutto mi faceva male. Però ero sorpresa. Sul comodino accanto c'era l'aspirina. E un mazzo di rose rosse. Presi l'aspirina e poco dopo qualcuno entrò nella stanza. Era una ragazza, molto bella...aveva dei lunghi capelli rossi...e delle labbra perfette...portava un lungo abito rosso e aveva un non so che di misterioso.
- Buongiorno Alexandra Woods. Io sono Cheryl...-
- Buongiorno.-
- Mio patrigno Roan ti ha portato qui...in questa villa...non ti mancherà niente vedrai.-

Io sono LexaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora