33. Capitolo

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POV Lexa

Appena mi notò rimase lì a fissarmi. Era sotto shock...non credeva sicuramente di vedermi lì...e sinceramente nemmeno io me l'aspettavo. Perché aveva tinto i capelli? Faceva anche lei parte di qualche clan mafioso? Mi sentivo colpita alle spalle. Ero arrabbiata. Volevo solamente andarmene. Lei non la smetteva di guardarmi. Poco dopo Roan mi venne da dietro e mi baciò il collo. Volevo rompergli la faccia, ma ora ero più arrabbiata con Clarke che con lui perciò lo lasciai fare mentre lei guardava. - Forse potresti andare a fare qualche round che ne dici piccola?- mi sussurrò all'orecchio.
- Ti ho detto molto chiaramente cosa voglio in cambio.-
- Non oggi...ma vedrò di ricompensarti.- mi disse avvicinandomi ancora a lui. Mi girai verso di lui. Avevo la sensazione che tutti ci stessero guardando...stava funzionando. Facevo bene la mia parte. Gli misi le mani intorno al collo. Lo baciai...lui era chiaramente stupito.
- Goditi lo spettacolo metterò tutti KO...succederà anche a te prima o poi pezzo di merda.-gli sussurrai all'orecchio.
Scesi le scale e arrivai negli spogliatoi. Mi avevano già procurato il kimono, la cintura, e i guanti. Mi spogliai e sentii la porta aprirsi. Avevo appena messo i pantaloni.
- Perché Lexa?- era Clarke. Mi girai di scatto e sbattei la mano sull'armadietto.
- Sei una criminale del cazzo Clarke. Sei uguale a loro. Credi che io possa stare con qualcuno del genere? Dopo tutto quello che ti ho raccontato...come fai a guardarmi negli occhi?-
- È una messinscena. Era il modo perfetto per rintracciare Roan e trovarti Lexa.- a quelle parole mi sentii crollare. Come avevo potuto anche solo pensare che Clarke possa essere una boss mafiosa?

- Pronta?-mi chiese l'arbitro sbirciando nello spogliatoio.
- Sì...- dissi. Mi affrettai ad uscire sul ring. Non l'avevo fatto da tantissimo tempo...ma dalla rabbia mi sentivo più forte che mai.
Mi riscaldai velocemente e mi guardai intorno. L'avversario non era ancora arrivato. Roan stava già iniziando a scommettere. Mi girai per l'ultima volta da dove ero uscita. Alla porta c'era Clarke...dalla faccia capivo che era molto preoccupata...
- Stai attenta.- le lessi le labbra.
- Andrà tutto bene.- le risposi.
Mi concentrai. E l'avversario entrò. Avrà avuto due metri. Tutto muscoli...di colore, pelato...gli avrei dato 20 anni al massimo. Era furioso, ma lo ero anch'io...non intendevo perdere, non quel giorno. Avevo subito notato che lui non aveva legato bene il kimono...se magari riuscivo a farlo muovere in modo da farglielo slegare completamente forse potevo avere del vantaggio...iniziai a farlo andare dappertutto sul ring siccome io ero molto veloce e leggera rispetto a lui.
Iniziava a innervosirsi e il kimono si stava aprendo. L'arbitro ci fermò...lui lego bene quella che era la mia unica speranza. Ora dovevo pensare bene a una tattica. Quello non l'avrei potuto buttare giù...allora mi ricordai che i colpi con le gambe erano il mio lato forte. Feci un finto attacco di due pugni uno dopo l'altro e lo distrassi. Nel momento perfetto mentre era abbassato con una velocità massima lo colpii all'orecchio che subito iniziò a sanguinare. La gente esultava. Lo spettacolo era sicuramente interessante. Il kimono era tutto macchiato e lui gemeva dal dolore. Ci dettero una pausa. Io bevvi dell'acqua e mi stiracchiai, lui lo mandarono in infermeria.
Dopo una ventina di minuti lui tornò. Ora non riuscivo a leggere la sua espressione. Non intravedevo ne rabbia, ne vendetta, ne nervosismo ma neanche calma. Ora dovevo stare attenta e lavorare a sangue freddo. L'orecchio gli faceva male sicuramente. Saltellai di qua e di la e allora lo vidi arrivare con un pugno dritto nel diaframma. Tutta l'aria che avevo era sparita. Respiravo ma era inutile. Cercai il time out ma non me lo volevano dare.
Ricevetti altri colpi sul petto e caddi. La folla esultava ancora. Non dovevo rinunciare. Usai questo tempo a terra per una pausa. Clarke corse verso il ring. -Lexa!!! Rinuncia...ti prego!!!- ebbi un flashback....

Ero a combattere nello stesso palazzetto con Costia che non voleva lo facessi...

Anche se quasi avevo rinunciato...raccolsi tutte le mie forze e mi alzai ancora una volta. Il petto mi faceva malissimo. Ora avrei fatto finire quella merda di torneo. Decisi di usare una delle tecniche proibite dal regolamento perché neanche questo torneo era legale. Lui cercò di abbattermi con la gamba ma io mi abbassai e gli feci uno sgambetto bello e buono. Lui cadde a terra. Mentre era ancora indeciso se alzarsi o meno gli detti un pugno secco proprio nelle costole. Sentii un crack. Bene...ora era ancora più debole. Ma si alzò comunque. Barcollava dal dolore e tirava pugni a caso. Mi avvicinai e lo presi per il kimono. Lui cercava di dimenarsi ma era inutile. Tirai il kimono e di conseguenza anche lui verso il basso. Alzai il ginocchio. Sentii un urlo di dolore. Sì gli avrò spaccato qualcosa. Praticamente gli avevo fatto sbattere la testa con tutta la forza che mi era rimasta contro il mio ginocchio. Un minuto dopo aveva chiesto la resa. Vinsi....e Roan esultò di gioia.
Scesi dal ring e andai nello spogliatoio dove vidi Clarke che mi corse incontro mi saltò addosso e io la sbattei contro la porta dello spogliatoio che chiusi a chiave. La baciai con foga. Era da settimane che non potevo farlo. Lei mi tolse la cintura e mi slegò il kimono. Rimasi in intimo davanti a lei. -Mi sei mancata. -mi disse.
- Vieni con me...-le dissi prendendola per mano. La portai con me sotto la doccia. Sentivo ancora il dolore sul petto che il giorno dopo sarebbe sicuramente stato pieno di lividi. Lei lo capì. Mi baciò il collo, poi scese sul seno...quanto mi piaceva sentire la sua bocca in quel punto. Sospirai. Eravamo nude sotto la doccia. Lei allora scese ancora sulla pancia mentre sentivo anche le sue mani scendere lungo la mia schiena e farmarsi sul sedere. Dio che brividi di piacere. Scese ancora. Si fermò a guardarmi lì sotto. Mi diede un bacio e poi iniziò a darmi piacere succhiandomi il clitorire...la sua lingua lì mi faceva impazzire. Ansimavo sempre più forte ed era un bene trovarsi sotto la doccia perché il rumore veniva soffocato. Sentivo un forte calore nel ventre. Stavo per venire... lei si fermò mi guardò e un attimo dopo le sue dita erano dentro di me. Non riuscivo più a pensare a nulla. Quanto piacere mi stava dando...non volevo che quel momento finisse....ma poi sentimmo qualcuno bussare alla porta. Era Roan. Ne ero sicura.
La feci nascondere e io mi avvolsi in un asciugamano. Aprii la porta. Era lui.
Mi spinse contro il muro e mi baciò. -
Grazie. Ho vinto. Grazie. -
-Toglimi queste mani di dosso. - dissi dandogli uno schiaffo.
Lui mi ascoltò.
- Tra un'ora partiamo per il summit. Rinfrescati e cambiati. Tante persone ti vogliono conoscere e congratularsi. -
- Arrivo...dammi un po' di tempo ok?-
- Certo...-disse e uscì. Clarke sbucò dal nascondiglio. E mi abbracciò forte.
- Anch'io faccio parte del summit...sarò lì...ma dimmi dov'eri tutto questo tempo.-
- In Norvegia.-
- Dio...devi tornare con lui è vero?-
- Sì purtroppo...- alzai lo sguardo e vidi gli occhi di Clarke farsi lucidi.
- Ti voglio a casa con me Lexa.- mi disse prendendomi la mano.
- Lo so...ma non è possibile...non ora.-
- Quando ti potrò rivedere?-
- Non lo so. Se ci sarà qualche altro summit forse. Ma non te lo posso garantire. -
Lei mi abbracciò allora. Le nostre fronti erano una contro l'altra. Clarke stava male lo vedevo, ma era per il suo bene. E sarebbe stato meglio per lei uscire da questi giri il prima possibile...cioè non venirci mai più a questi summit.
- Ti devo chiedere una cosa Clarke...-
- Dimmi...- disse con le lacrime che ormai stavano scendendo lungo la sua guancia.
- Non infiltrarti mai più a questi summit...mai più...potresti perdere la vita e io non posso fare niente per aiutarti...ti prego...ascoltami. Sono persone pericolosissime...assassini, criminali, boss...giuramelo.-
- No, Lexa...no...non puoi chiedermelo così...non questo. Sarebbe come firmare di non vederti mai più e tu lo sai quanto sei importante per me.-
- Ti prego...- lei fece di no con la testa anche se sapeva che quella era l'unica cosa giusta da fare.
Ormai piangevo anch'io. Mi vestii velocemente...e sospirai. Mi sarebbe mancata da morire. Ma erano posti pericolosi, con gente pericolosa...e se Roan l'avesse scoperto, a lei sarebbe rimasta solo la morte.
- Ho paura per te Clarke...giurami che non mi cercherai più...non cercherai di farmi uscire da questo circolo vizioso. Giura che qualsiasi cosa accada tu non proverai a escogitare qualche piano per aiutarmi. Ti voglio sapere viva. Non voglio che rischi. Oggi hai rischiato troppo. Se mi ami...come dici...lo farai.-
- Non ho niente se non te Lexa...non posso rinunciare solamente perché tu hai paura.-
Io allora mi inginocchiai lentamente davanti a lei. Lei mi guardava perplessa. Mi inginocchiai e presi le sue mani tra le mie. Le baciai. Lei piangeva. Piangevo anch'io ma le parole che le avrebbero fatto un male fortissimo erano per il suo bene.
-Allora...rinuncio io Clarke...lo sai che sei importante per me. Io accanto a te non riesvo a essere egoista. È finita. Non cercarmi più perché le cose non cambieranno. -
Lei era confusa...ma tolse subito le sue mani dalle mie.
- C-cosa?-
- Hai capito...- mi alzai e presi le mie cose. E senza guardare indietro uscii dallo spogliatoio. Il dolore mi stava uccidendo. Sentivo che avevo bisogno di aria. Avevo bisogno di piangere. Di sfogarmi con qualcuno ma ora stava per succedere la parte più importante della serata...dovevo sembrare felice della vittoria e comportarmi come se nulla di male fosse successo.

Clarke era rimasta nello spogliatoio. Aveva deciso di non andare al summit...non aveva senso. Non riusciva a credere che fosse finita. Dopo tutto quello che aveva fatto per trovarla e rivederla. Ora si sentiva più debole che mai. Le parole di Lexa le avevano spezzato l'anima. Come aveva potuto? Si chiedeva. Si era accasciata a terra. Le sue mani tra quei capelli che prima di quel giorno erano biondi. Quegli occhi apparentemente neri, ma in realtà blu come l'oceano avevano versato litri di lacrime amare. Lei non poteva rinunciare...ma Lexa non la voleva più vedere.

POV Lexa

Arrivai al parcheggio e mi diressi verso la macchina di Roan. Lui era tutto euforico per come la sua scommessa avesse avuto successo.
- Vieni...entra.-disse aprendomi lo sportello.
- Sei stata strabiliante...ho sempre creduto che io e te potessimo fare grandi cose assieme. -
- Roan smettila di fingere quello gentile...lo so che mi tieni prigioniera. -
- Comuque...voglio congratularmi.-
- Grazie. -
- Devo ammettere che baci molto bene quando vuoi.-
- Mi stai innervosendo Roan...- gli risposi e guardai attraverso il finestrino. Arrivammo davanti a una villa. Era enorme, lussuosa...bellissima.
Ci fecero brindare all'ingresso.
Il meeting...al quale dovevo assistere era per soli uomini. Allora io feci una bella passeggiata per il giardino. Cercavo inutilmente di non pensare a Clarke e a quello che le avevo fatto.
Sapevo che era l'unico modo per tenerla in vita. All'improvviso sentii che qualcuno mi stava molto vicino. Mi girai. Era un ragazzo...un adolescente.
- Ciao...complimenti...sei davvero brava Alexandra vero?-
- Sì...e tu sei?-
- Rick...-
- Mi sembri un po' piccolo per far parte di queste feste...poco legittime.-
- Se è per questo...sono maggiorenne e non è nemmeno così usuale che una poliziotta combatta per uno come Roan.-
- Sai tante cose...ma posso anche dire che non sai niente.-
- Ah sì...dimmi qualcosa che non so.-
- Ti prego...va a rimorchiare qualcun'altro.-
- Perché i ragazzi non ti piacciono?-
- Non vuoi finire come quello del torneo?-
Lui deglutì.
- Smamma.- lui sparì e io rimasi lì ad aspettare Roan.
Un'ora dopo lui si fece vivo.
- È ora del tango...-

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