cambiamenti

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Andai a letto con quel pensiero che mi frullava per la testa, infatti feci molta fatica a prendere sonno e fu una nottata lunga.

Mi svegliai guardando fuori dalla finestra, stava ancora albeggiando. Sfumature di arancione e rosa tingevano il cielo e già i primi uccellini si facevano sentire in un canto sfrenato.

Restai ferma a letto perché sentii un enorme dolore allo stomaco, sembrava come se qualcuno continuasse a premere sulla mia pancia, mi mancava l'aria e mi accorsi di essere molto sudata. Poco a poco lo stordimento passò, pensai che da li a poco il dolore sarebbe passato me sentivo una sensazione umida e calda tra le mie gambe. Di primo impatto pensai di essermela fatta sotto e l'idea mi imbarazzò moltissimo ma quando tolsi la coperta vidi il mio pantalone imbrattato di sangue, urlai! Fu un gemito di spavento forte e rapido ma poi mi calmai mettendomi seduta, non sapevo cosa fare, se stare ferma li o andare in bagno.

Aver avuto il primo ciclo a quindi anni mi diede il tempo per prepararmi mentalmente, capire perché stava succedendo e cosa stesse succedendo al mio corpo, almeno lo stavo aspettando. Immaginati la mia reazione se mi fosse capitato qualche anno prima, all'improvviso senza saperne nulla.

Chiamai mia madre che dormiva nell'altra stanza, dovetti chiamarla più volte visto che erano le sei del mattino. Poverina, la scorsa notte, dopo avermi portata a casa lei andò direttamente in ospedale per il suo turno di lavoro.

"Mamma per favore!" esclamai un'ultima volta prima che la porta s'aprisse.

Non fece in tempo a chiedermi cosa fosse successo che esclamò "oh signore!".

La cosa fu tanto buffa che nonostante il male atroce ridacchiai.

"Che cazzo devo fare?" Le domandai e lei mezza addormentata mi fece cenno d'alzarmi.

"Le parole" Mi rimproverò appena fui in piedi.

Sei fortunato ad essere nato uomo, Cheese! Non hai idea di cosa significhi una volta al mese vivere con un dolore costante allo stomaco. Alcune volte era così doloroso che mi ritrovavo piegata in due, soprattutto nei primi giorni. Immagina di avere un piede che continua a premere sulla tua pancia e che ti toglie il fiato, per non parlare degli sbalzi di umore così repentini.

Quando avevo le famigerate mie cose, diventavo più intrattabile di quanto già non lo fossi: odiavo che sul pullman facessero casino, odiavo l'odore delle merendine, odiavo sentirle mangiare e odiavo tutti gli stupidi argomenti che facevano quei ragazzini.

Quando mi arrivavano desideravo soltanto addormentarmi per poi svegliarmi sei giorni dopo, il lunedì seguente a quella festa non poteva che iniziare alla grande, in quello stato dovevo affrontare cose come: Cambiamenti, professori odiosi, chiasso, Matteo e Riccardo. Non ne sarei uscita viva o quasi citando... peggio ancora mi sarei fatta espellere.

Quando vidi Matteo in classe stavo per salutarlo ma lui anticipò le mie parole.

"Mi hanno detto che ti sei messa con Riccardo" mi disse secco e freddo, in quel momento stavo così male che non volevo sentire discussioni.

"Si, me lo ha proposto e ho accettato!" risposi frettolosa cercando di sorpassarlo alla sua destra. Sedermi sarebbe stata l'unica cosa che mi avrebbe dato un po' di sollievo ma lui mi si parò innanzi.

"Potresti anche essere più gentile, volevo solo una conferma e dirti che voglio tu sia felice" controbatté con tono piatto.

Prima finiva quella conversazione meglio era, non c'è l'avevo con lui anche se il mio tono diceva l'opposto.

Redwind: La folgore scarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora