una bellissima rosa mortale

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 Arrivò a me come il più inquietante degli sconosciuti quando meno me lo aspettavo; Stavo parlando con Cielo e Samuel di cartoni animati in generale quando dietro di me sentii una presenza.
Qualcuno si era avvicinato e torreggiava dietro di me fermo immobile, al punto che anche tutti gli altri miei amici si voltarono a guardarlo straniti.
"Scusi, voi siete la signorina Mazzoli Elisa, è corretto? Correggetemi e scusatemi se sbaglio." Aveva uno stranissimo accento, Francese? Non lo conoscevo, invece lui conosceva il mio nome e ciò fece mancare un battito al mio cuore. Al punto che mi alzai di scatto girandomi e difronte mi trovai un uomo sulla sessantina: capelli e barba ben curata, entrambi brizzolati. Occhi chiari mostravano uno sguardo spaventosamente solare accompagnato da un sorriso affabile che mi destabilizzava. Non sapevo il motivo ma poche persone mi avevano fatta sentire così tanto a disagio come quell'uomo e quello sguardo indecifrabile.
Anche Samuel si alzò e l'uomo lo salutò con un cenno del capo mentre le sue mani si presero tra loro restando verse il basso lievemente piegate verso l'esterno.
"lei chi sarebbe?" Stavo per fare la stessa domanda ma Samuel pensò bene di anticiparmi, ovviamente lo guardai male. Quanto mi dava fastidio quel suo modo, voler sempre parlare per me e decidere quello che avrei dovuto fare. In quel frangente stava davvero esagerando.
"Egregio, vostra madre non vi ha insegnato che è maleducazione parlare quando nessuno vi interpella?". Ci pensò lui a zittirlo, io sicuramente lo avrei fatto in modo più aggressivo mentre quell'uomo dopo aver detto quella frase mostrò un inquietante sorriso a Samuel che restò in silenzio.
Poi con fare molto teatrale scosse il capo e porse una mano verso di me.
Fu in quel momento che lo riconobbi; quell'uomo vestito di tutto punto, impeccabile in ogni dettaglio mi si era già presentato quando mi trovai a discutere col ragazzo di colore in piazza d'uomo. Era lo stesso che ci divise poco prima che potessi fare una stupidata.
Le domande quanto riguardava la sua identità si accavallano una con l'altra, chi era? Come sapeva il mio nome? Come mi aveva trovata e perché mi stava seguendo?
La prima domanda trovò risposta immediatamente dopo visto che si presentò mantenendo quel suo ampio sorriso.
"Mi presento Signorina, Il mio nome è Leonida e trovarvi oggi è per me ragione di grande gioia".
Strinsi la sua mano con fare confuso e altrettanto dubbioso.
Leonida... era palese fosse un nome falso, chi credeva di prendere in giro?
"Beh... non so come ma tu conosci il mio nome e non solo, l'altro giorno in piazza d'uomo eri tu vero? Mi stai seguendo?".

I miei amici restarono immobili ed in religioso silenzio, sentivo i loro occhi preoccupati addosso mentre l'uomo invece non perse un secondo quel suo sorrisetto che già mi stava dando i nervi.
"che vuol dire? Ti stava seguendo?" Domandò Samuel ma lo rimproverai con un classico e sibilino suono che richiamava il silenzio.
"Ammetterà signorina Mazzoli, che in quella occasione vi ho impedito di commettere una sciocchezza" Rispose soltanto dopo che le nostre mani si staccarono.
Lo stesso braccio si piegò in un invito a prenderlo a braccetto, guardando scettica il braccio restai ferma e lo guardai in volto chiedendogli con lo sguardo se fosse serio e capì il mio ragionevole dubbio poiché fece cenno di si con la testa.
"vi prego" Aggiunse anche. "ve ne sarei infinitamente grato."
Capendo la situazione Samuel si mise ancora in mezzo prendendomi per un braccio così da tirarmi all'indietro.
"lei non viene da nessuna parte!" Urlò furente. "ora la prego di andarsene o chiamerò la polizia!".
In tutta risposta diedi uno scossone con la spalla liberandomi dal braccio.
"sai che mi hai rotto i coglioni? La pianti di parlare per me porca di quella puttana?!" sbottai e nel farlo notai che Leonida o chiunque fosse quell'uomo allargò la sua bocca in una smorfia sorpresa e da come parlò fin da quel momento potevo capirne il motivo.
Il non sapere chi diamine fosse mi stava bruciando lo stomaco e ribaltandole le mie viscere, dovevo capire chi diamine fosse e solo per questo accettai il suo invito prendendolo a braccetto.
"riporterò la vostra amica esattamente qui sana e salva entro mezz'ora, allo scadere potrete chiamare la polizia ma signori, vi do la mia parola di gentiluomo che la signorina Mazzoli non tarderà un minuto in più di quelli da me precedentemente detti, Detto questo, vi porgo i miei più sentiti omaggi".
Parlava come se vivesse in un'altra epoca e aveva un modo cosi teatrale di muovere il suo corpo che sembrava davvero stesse interpretando un personaggio, faticavo parecchio a credere che qualcuno potesse essere seriamente così in realtà.
Stando a braccetto con lui, non si fece tanti problemi nel carezzarmi il dorso della mano e nel guardarmi mostrò un largo sorriso.
"oggi è una meravigliosa giornata, voi che dite?" disse agitando il braccio libero verso il cielo.
"non fa freddo ma nemmeno tanto caldo e il cielo si mostra d'un azzurro semplicemente impeccabile".
Non mi guardava più, fissava in avanti mentre camminavano lungo uno dei tanti sentieri di parco sempione.
"puoi smetterla di parlare del tempo e dirmi realmente chi sei e come mi conosci?" Fui impetuosa perché quel dubbio non poteva restarmi dentro troppo a lungo.
Lui invece ridacchiò lievemente continuando poi a carezzare il dorso della mia mano.
"parlo del tempo in quanto consente di intavolare un'argomentazione quanto più serena, non abbiate frette inutili signorina Mazzoli, del resto abbiamo mezz'ora"
Esalai nel tentativo di calmarmi mentre raggiungemmo un ponte nel quale agli angoli, poste su delle colonne. Delle sirene di pietra con delle picche, sembravano fare guardia ad ambo l'entrate.
Un ponte non troppo lungo ma fatto di ferro ormai invecchiato, il parapetto invece aveva ornamenti in ferro battuto che formavano una trama di continui intrecci.
Egli si fermò e dopo aver lasciato la mia mano andò a poggiarsi sul parapetto alla nostra destra.
"ammetto che trovarvi è stato complicato, vi ho cercata a Firenze, Prato e poi..." si fermò a ridacchiare colpendosi lievemente la fronte con l'indice che andò successivamente verso l'alto.
"...beh mi ero quasi dimenticato che chiunque sui social network posta foto e voi non siete state da meno, quindi ho capito che per qualche ragione vi siete trasferita qui a Milano e la devo ringraziare. Mi avete dato modo di visitare questa magnifica città piena di arte e cultura".
Stavo per prendere fiato e parlare, ma lui continuò quel suo monologo reso più fastidioso dall'accento.
"vi confido a cuor leggero che eravate più graziosa coi capelli lunghi, siete una rosa bella e mortale, trovo che sia un peccato aver tagliato i vostri petali scarlatti".
Mortale, aveva usato esattamente quella parola e non sembrava messa lì a caso, l'impazienza si fece sempre più forte in me. Avanzai a passo lesto raggiungendo il suo fianco e mi affacciai oltre il parapetto così che potesse guardarmi. Lo fece, mi guardò sebbene all'iniziò sembrò distratto al punto da accorgersi della mia presenza solo qualche secondo dopo, mi sorrise assumendo uno sguardo raggiante e gioioso.
"dimmi chi sei e cosa vuoi da me o ti getto giù dal ponte" esalai imitando poi quel suo sorrisetto del cazzo.
"ero al corrente del vostro caratterino indomabile. Ebbene Signorina Mazzoli, lungi da me fare innervosire una rosa cotanto bella, la rabbia corruga la vostra bellissima pelle lentigginosa e non vorrei essere io colui che la rovinerà. Sarò quindi diretto, voi guardate i notiziari o leggete i giornali?".
Finalmente si decise a parlare e tutti miei timori si fecero più vivi alla luce di quella sua domanda.
Ignorai gli inutili commenti e apprezzamenti, concentrandomi soltanto alla domanda finale.
"certo che si, ho già capito che vorrai parlarmi di quanto accaduto in russia, ma ancora non hai risposto, chi sei?"
Ancora una volta ridacchiò senza nemmeno più guardarmi e prima di rispondere prese aria riempiendo i suoi polmoni.
"la prima ragazza in assoluto ad entrare in un corpo tanto valoroso come i Col Moschin, così tanto degna di nota che il suo paese ha deciso di renderle l'onorificenza della medaglia al valore...".
A quel punto mi guardò negli occhi ma era come se potesse leggermi nell'anima, restai pietrificata nel sentire quelle informazioni.
"Avete salvato un vostro sottoposto da morte certa nel deserto mostrando un eroico coraggio, anche se per tornare a casa avete aiutato ad un gruppo di terroristi nella conquista di una cittadella ma di questo non ci sono notizie ufficiali, per vostra fortuna" Lo disse ridacchiando ma io mi sentii ancora una volta in colpa e i miei pensieri andarono a quel periodo.
Alla fine... avevamo aiutato le persone sbagliate e ci eravamo fatti fregare. Un'altro gesto imperdonabile che mi fceva capire quanto nella vita avessi sbagliato ancor prima di Draghi.
Cercai di non farmene una colpa, eravamo disperati e dovevamo tornare a casa in qualsiasi modo ma comunque, restava il fatto che avessi ucciso degli innocenti.
Restai pietrificata, la mia vista s'appannò e anche se lui mi stava parlando non sentii più nulla. Non lo ascoltavo più mentre il petto mi si stringeva in preda ai sensi di colpa.
Sentivo solo un Fischio sordo e ovattato ma questo venne spento al contatto della sua mano che si poggiò sulla spalla massaggiandola, tornai al presente guardandolo con aria distratta e sconvolta.
Il suo sorriso era ancora lì, mi fissava come un padre guarderebbe una figlia rattristata.
"dovevate tornare a casa, chiunque avrebbe fatto altrettanto e in più, come già detto; non ci sono prove quanto riguarda il vostro coinvolgimento, quindi non abbiate rimorsi, siete una sopravvissuta" esalò lui e io feci cenno di si con la testa, anche se ancora non mi stava dicendo chi fosse e a quel punto, come facesse a sapere tutte quelle cose sul mio conto.
"Oltretutto, avete ucciso il precedente capo dell'isis! Dovete esserne fiera anche perché questo vi ha reso davvero degna di nota! Sapete però cosa mi ha convinta a venire qui?" Domandò lui, ora senza sorridere.
"è da quando ti sei presentato che te lo sto chiedendo..." Ribadii innervosita, lui chinò lievemente il capo verso destra mostrando un volto colpevole.
"Touché Signorina, Touché! Tuttavia , vorrei che voi mi ascoltasse così da spiegarle tutto il quadro complessivo." Replicò lui così gli feci cenno con la mano di proseguire.
"L'operazione Midnight Harvest immagino se la ricorderà bene; I Navy Seal trovarono solo un pugno di uomini che abbatterono senza problemi ma tornarono a casa a mani vuote. Voi Col Moschin invece non solo siete arrivati a tanto così da Yuri Chatov ma anche dal suo Bz32. L'ordigno biochimico che ha distrutto di recente San Pietroburgo, come purtroppo ormai sappiamo tutti, proprio questi due elementi mi portano qui oggi, da voi.".
Capii che chiunque avessi innanzi non era una persona qualsiasi; raccogliere tutte quelle informazioni non sarebbe stato possibile altrimenti. Aveva dato perfino un nome a quelle bombe rosse, era la prima volta che le sentivo nominare in quel modo. In quel preciso momento, ebbe la mia completa attenzione.
"Noto con piacere che iniziate ad interessarvi, ne sono lieto. Ebbene: sappiate che mentre noi stiamo parlando, proprio ora. La Russia sta subendo un rovesciamento del suo governo e le comunicazioni di qualsiasi tipo verso l'esterno sono state bloccate del tutto. Per questo non si hanno più notizie di alcun tipo. Oltretutto, chiunque entri od esca dal territorio russo viene subito arrestato o ucciso. Ho ragione di credere che in poco tempo la Russia crollerà e questo porterà ripercussioni gravissime in tutto il mondo".
Se quanto diceva quell'umo era vero, ci trovavamo difronte uno scenario catastrofico, di portata inimmaginabile. La test iniziò a girarmi al punto che dovetti tenermi salda al corrimano mentre la mia bocca si seccò improvvisamente.
Non parlavamo più di un gruppo ribelle che sparava qualche colpo o piazzava degli ordigni ma di un golpe così clamoroso che avrebbe obbligato le forze militari degli altri stati a moversi di conseguenza. Poteva essere la miccia di un terzo conflitto mondiale e rabbrividii al solo pensiero.
Mi sentii piccola e inutile mentre un senso di paura mi strinse il petto mozzando il respiro, volevo parlare ma aprii la bocca ed il fiato mi si strozzò in gola.
"mi rendo conto che quanto vi sto dicendo sia spiazzante signorina Mazzoli ma la prego di porre in me la vostra fiducia" Commentò lui continuando a fissarmi, sollevando gli occhi lo guardai e ancora una volta lui mi sorrise affabile.
"Come... come sai queste cose? Perchè me le stai dicendo?" Domande lecite che riuscirono a fatica ad uscire dalle mie labbra.
Mi chiedevo come riuscisse a mantenere quella dannata espressione, se si rendesse conto di cosa diceva. Non poteva essere un pazzo, proprio perché le informazioni con le quali anticipò la notizia erano strettamente confidenziali. Dirmele era stato come un biglietto da visita, per farmi rendere conto che chi avevo innanzi non era un folle amante dei complotti ma un uomo che sapeva ciò che diceva.
Proprio per questo la paura, come poche volte aveva fatto nella mia vita, mi attanagliò.
"questo non è importante mia dolce rosa, quello che conta è sapere che dietro tutto questo disordine c'è lo stesso obbiettivo dell'operazione Midnight Harvest, ovvero Yuri Chatov ed io ho tutta l'intenzione di ucciderlo" Prese del tempo nel quale schioccò la lingua sul palato e poi continuò a parlare. Il punto era che nominando quell'uomo, il suo volto tradì un sentimento di rabbia, rancore. Qualcosa di molto simile a quello che provavo io.
"Con grande modestia vi dico d'aver composto una delle quadra militare più forti ed efficiaci del mondo; uomini e donne tra i più valorosi di vari eserciti. E voi, dovete farne parte!"
Più che una proposta, mi parve quasi un obbligo, insomma non me lo stava chiedendo anche se io non ero sicura di volermi far coinvolgere, avevo detto basta alla vita come soldato, non mi ritenevo più degna di imbracciare un fucile per proteggere qualcuno.
"Voi siete una delle cecchine più brave di cui io ho conoscenza, i miei contatti parlano di una precisione quasi maniacale. Un componente come voi è vitale, vi prego bellissima rosa, accettate la mia proposta e sarete ricoperta d'oro e se non è l'oro che cercate, almeno avrete la consapevolezza d'aver contribuito a salvare il mondo" fu a quel punto che l'imposizione divenne richiesta ma anche in quella forma, la mia idea non era mutata. Certo ci avevo pensato con maggior interesse ma non ero intenzionata ad accettare.
"per quale governo lavori? America?" Fu il primo stato che mi venne in mente ma lui ridacchiò e perse diverso tempo tra quelle risatine prima di darmi effettivamente una risposta.
"nessuna forze militare legata alle leggi di uno stato potrebbe fare quello che ho in mente di fare con i miei uomini".
Era stato chiaro, non solo sarei diventata una mercenaria, ma messa al soldo di una forza che con tutte le probabilità era illegale, non mi sarei infangata più di quanto non lo fossi.
Sospirai lentamente e feci cenno di no con la testa.
"mi lusingano le tue parole quanto riguarda le mie abilità col fucile ma per quanto il fine sia nobile non potrei mai accettare una cosa simile e sono convinta che riuscirete ad ucciderlo anche senza di me. Non ho niente di speciale che qualcun altro non potrebbe avere ma soprattutto ho deciso di lasciarmi alle spalle quella parte di me... Per quanto mi rendo conto che la situazione è drastica, non ho intenzione di dare il mio contributo".
Non insistette, si schiarì la voce e dopo essersi sistemato le maniche del suo completo elegante mi porse ancora il braccio che io afferrai.
Tornò a carezzarmi il dorso della mano sorridendo mentre a passo lento mi ricondusse dove mi aveva trovato.
"Ve lo dicevo, è proprio una bella giornata oggi!" Esalò lui con voce spensierata, io lo guardai incredula annuendo in evidente disagio fin quando non si accorse che lo stavo guardando.
"ve ne prego Signorina Mazzoli, non mi guardate a quel modo o temo che potrei arrossire" aggiunse.
"fermate quel figlio di puttana..." dissi soltanto, mentre sospirai lentamente.
Leonida o qualunque fosse il suo vero nome, fece un cenno di si col capo mentre aprendo la giacca prese qualcosa dal taschino interno. Un biglietto da visita nero con un semplice numero di telefono scritto in bianco.
"io ora andrò in giro per questa bellissima città, se voi cambiate idea entro cinque giorni chiamate questo numero e dite le parole: ci sto. Provvederò io stesso a prelevarvi e portarvi via con me. Giusto..." Smise di parlare e cercò ancora nella sua giacca porgendomi una mazzetta arancione, soldi.
"questi sono un omaggio" disse soltanto e quando gli feci capire che non li avrei presi, lui allungò il braccio esortandomi nel prenderli.
Non avevo scelta e poi nella situazione in cui vivevo, dei soldi regalati in quel modo mi avrebbero fatto comodo. Anche se era come iniziare a vendere l'anima al diavolo.
"sono quattromila euro, un minuscolo anticipo di quello che ti pagherei per i tuoi famigerati quanto precisi servigi" disse con aria soddisfatta per poi dare una carezza al mio viso.
"siete la rosa mortale più bella che i miei occhi stanchi abbiano mai potuto vedere".
Detto ciò, senza aggiungere altro si allontanò, lasciandomi sola in mezzo nel sentiero coi soldi in mano e con altri mille pensieri in più per la testa.


Redwind: La folgore scarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora